(MAC)CHE' TTE MAGNI!!?

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Platone84
00mercoledì 1 settembre 2010 12:08
Re:
Alfea77, 31/08/2010 22.24:

Per Platone: una volta ho provato a fare una specie di Parmigiano con le mandorle e il sale. Una vera schifezza! Un'amica mi disse che il trucco non è cercare di copiare qualche alimento che quel sapore non lo avrà mai ma inventare cose nuove e valorizzare quello che si ha a disposizione.




Intanto grazie per la dritta sulle uova; al momento sono tornato a vivere a casa dai miei e non faccio io la spesa, ma non appena ne riavrò la possibilità ci farò sicuramente caso.
Per quanto riguarda l'eperimento della maionese vegana, non mi aspettavo fosse uguale come sapero a quella normale, ma da come ne parlava la tipa del video almeno buona... poi ripeto magari sono io che non sono capace...

Ho ricercato il video è l'ho ritrovato. Vi metto il link sotto se qulcuno volesse sentire: la parte della maionese comincia al minuto 6:38.

http://www.youtube.com/watch?v=CYxvP0r7P7c
(ma come fate a mettere i video direttamente nella finestra??! [SM=x431223] )

Come potete ascoltare, me ne ero dimenticato, dice addirittura che questa maionese vegana ha scolvolto e sorpreso gente che di mestiere fa il cuoco... bho...

CanisLupus...
00mercoledì 1 settembre 2010 12:41
Beh, in qualche modo anche tu sei rimasto sconvolto!! eh eh
terzastella
00mercoledì 1 settembre 2010 14:17
Questa è una salsina dal risultato garantito!
Patata lessa, passata a purè, con l'aggiunta di olio, limone, aglio,
a piacere capperi, olive, ecc..
Oppure ricettina costo quasi a zero, panzanella con pane grattato, pomodori "troppo" maturi, frullati, il tutto legato da olio, origano, aglio, peperoncino.
Ho sentito delle discussioni sulla soia e derivati, ne sapete qualcosa?
Ciao
Platone84
00mercoledì 1 settembre 2010 17:52
A proposito dei nativi americani e del loro raporto con la Terra e gli animali, vedendo la puntata di Report postata da SHARDBOVERI, alla fine del servizio viene riportato uno stralcio della lettera che nel 1885 il Grande Capo Seattle screisse al presidente Franklin Pierce in risposta alla proporsta avanzata dagli americani (non nativi questa volta) di acquistare le loro terre.

Sono andato a cercare la lettera intera, è l'ho trovata. Volendo condividerla con voi ho provato a "ridurla" per non appesantire il post, ma è stato molto difficile... non riuscivo ad eliminare nessuna parte, tutte mi sembravano degne di essere riportate...
Il risultato finale è comunque lungo... ad ogni modo, buona lettura!

"Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L'idea ci sembra strana.

Se noi non possediamo la freschezza dell'aria,lo scintillio dell'acqua, come potete voi acquistarli? Ogni parte di questa terra è sacra per il mio popolo.[…]
I morti dell'uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai la nostra terra meravigliosa, perchè essa è la madre dell'uomo rosso.[…]
Quando il grande capo bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi.[…]
Il mormorio dell'acqua è la voce del padre di mio padre.

I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete, sostengono le nostre canoe. Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi: per lui una parte della terra è uguale all'altra, e quando l'ha conquistata va oltre.
Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere, come si fa con le pecore e con le pietre preziose.

La sua bramosia divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto.[…]
E che gusto c'è a vivere se l'uomo non può ascoltare il suono dolce del vento o il fruscio delle fronde del pino profumato?

L’aria è preziosa per l'uomo rosso, giacché tutte le cose respirano la stessa aria. L’uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira.

Ma se vi vendiamo le nostre terre io porrò una condizione: l'uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono in questa terra come se fossero suoi fratelli.

Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dall'uomo bianco dopo che erano stati abbattuti da un treno in corsa.

Io sono selvaggio e non comprendo come il "cavallo di ferro" fumante possa essere più importante dei bisonti, quando noi li uccidiamo solo per sopravvivere. Che é l'uomo senza gli animali?

Se tutti gli animali sparissero, l'uomo morirebbe in una grande solitudine.

Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all'uomo.

Tutte le cose sono connesse tra loro. Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all'uomo, ma è l'uomo che appartiene alla terra.

Questo noi lo sappiamo.

Tutte le cose sono connesse come i mèmbri di una famiglia sono connessi da un medesimo sangue. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita:

egli ne ha soltanto il filo. Tutto ciò le egli fa alla terra, lo fa a se stesso. Lo stesso uomo bianco, che parla con il suo Dio come due amici insieme, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, forse, noi siamo fratelli.

Vedremo. C'è una cosa che noi sappiamo e che forse l'uomo bianco scoprirà presto: il nostro è il suo stesso dio.

Egli è il dio degli uomini e la pietà è uguale per tutti: tanto per l'uomo bianco tanto per quello rosso.

Questa terra per lui è preziosa, nuocere alla terra è come disprezzare il suo creatore. Anche i bianchi spariranno: forse prima di tutte le altre tribù.[…]”




Se qualcuno fosse interessanto a leggere anche le poche parti che ho eliminato, può trovare la versione integrale qui:
http://lacasadimidsummer.blogspot.com/2006/08/grande-capo-seattle-1855.html
Alfea77
00giovedì 2 settembre 2010 01:07
Bellissima, grazie Platone.
CanisLupus...
00giovedì 2 settembre 2010 09:50
"...non è la terra che appartiene all'uomo, ma è l'uomo che appartiene alla terra."

bellissima plato, grazie!
SHARDBOVERI
00venerdì 3 settembre 2010 16:08
Platone84
00lunedì 6 settembre 2010 15:34
Probabilmente molt di voli lo sapranno già, ma pare che ci sia chi oltre a tutti i prodotti animali non mangia neanche le verdure... [SM=x431223]

Alfea77
00lunedì 20 settembre 2010 10:00
Mi hanno consigliato questi due libri a tema e li passo anche a voi:


"Se niente importa"
di J.S.Froer. - Un giovane papà e scrittore newyorchese si (e ci) pone in modo non retorico la cruciale domanda: perché chi ama sinceramente il proprio cane (o gatto) mangia invece gli altri animali? Chi sono gli aninali? Si (e ci) risponde attraverso un viaggio americano dietro le quinte dell'industria della carne. Un libro-svolta. p.s. Sapevi che un cavalluccio marino corteggia la sua cavalluccia in almeno 24 modi differenti? E che i cavallucci marini finiscono con tanti altri "inutili" pesci nelle reti a strascico che stanno spopolando i mari?

"Istruzioni a un cuoco zen"
(*)di Dogen - Uchiyama Roshi. - Ovvero: come ottenere l'iiluminazione in cucina... Ovvero: come cucinare la tua vita.... Scritto in Giappone nel XIII secolo, ma sembra ieri....

Buona mangiat...ehm...lettura.
mondstrahl
00lunedì 20 settembre 2010 14:21
Leggendo la lettera postata da Platone mi è venuto il solito groppo in gola.
Aggiungo una nota a quel che ha detto Moog sui Nativi Americani. Plato, citavi il famigerato leone che mangia la povera gazzella... beh, i Nativi Americani erano proprio quello! Non ci vedo nulla di strano a mangiare animali, se sei come loro! I Nativi erano parte della Natura, e in Natura vivevano. L'unica differenza era che RINGRAZIAVANO l'animale ucciso, perchè essendo umani avevano una consapevolezza maggiore del suo Spirito, comunque immortale, quindi non toccato dal loro mangiar carne.

Per il resto, non mangio carne né pesce e non uso materiali ottenuti dall’uccisione degli animali (cuoio, pelle, corallo, seta, perle…). La definizione sarebbe “vegetariana”, se mi piacessero le definizioni…
Le motivazioni?
Elencate nell’altra discussione. Paganini non ripete…
L'ultima volta che ho mangiato carne? Per mia scelta, 7 anni fa. In generale, boh, forse il mese scorso. MAI buttare cibo e se qualcosa avanza dal pasto di parenti o amici, la mangio io.
Plato, leggendo dei tuoi amici mi è venuto da sorridere. I miei (amici, parenti, conoscenti vari) non solo non ricordano che sono vegetariana (da 7 anni, mica da ieri!), ma a volte manco lo capiscono.
Ricordo una mia zia che dopo ore ad elencare tutto ciò che mangiavo e non mangiavo ha concluso: "Quindi le melanzane con prosciutto e formaggio le mangi, posso cucinarle!". Al mio rifiuto ha obiettato "ma il prosciutto non è un animale!".
Mio padre pochi mesi fa mi ha comprato un pacco di wurstel light… “per vegetariani!” mi ha spiegato, felice. “Per chi è a dieta”, ho obiettato io. Grassi o magri, i maiali non li mangio lo stesso, ma a lui non è molto chiaro…
Rompo le palle a chi mi invita?
No, non credo, e mi interessa poco. Mangio quantità di cibo irrilevanti. Se cucinano carne, semplicemente non mangio. Ma se qualcuno mi invita a pranzo deve pur prevedere di cucinare qualcosa che mi piaccia, no?! Altrimenti che mi invita a fare? Per dispetto?!? Nel caso in cui non se ne ricordi, cavoli suoi. Io sicuramente non cambio idea solo per non ferire chi non si è ricordato di me!
Ai matrimoni salto le pietanze che contengono carne o pesce. E non mi capita mai di alzarmi dal tavolo affamata… E’ ovviamente molto più difficile essere vegani. Nel caso citato, mi accontenterei dello sforzo e mangerei quel che mi è stato servito.
In realtà non mi piace essere radicale. Ogni scelta è personale e ha la stessa dignità. Cucino per mia figlia e non sdegno di darle carne o pesce; quando sarà abbastanza grande deciderà lei se diventare vegetariana come me o carnivora per vocazione come il padre.
Non ne parlo con gli altri commensali durante i pranzi al ristorante (tutti i giorni, per lavoro…), a meno che l’argomento non sia tirato fuori da altre persone. Quando espongo le mie riflessioni, tutti mi danno ragione, continuando beatamente a masticare le loro bistecche. Non giudico, sono fatti loro.
L’unica eccezione riguarda le pellicce. Le considerò un’inutile crudeltà e detesto esplicitamente chi le indossa. Memorabile fu la risposta che diedi ad un’amica di mia madre inguainata in un’orribile pelliccia di volpe: “Non è giusto uccidere tanti animali per vestirne uno solo”.

Comunque, invito chiunque ad andare in un qualsiasi allevamento di mucche da latte. Non dico polli, per carità! Mucche. Di quelli che si trovano ovunque, qualsiasi fattoria va bene, purchè non sia quelle “di alpeggio” citate prima. Vi invito ad andare a vedere i vitelli messi in gabbie 1 metro x 50 cm, lontani dalle mamme che non li hanno mai conosciuti e che sono state selezionate apposta per produrre latte in quantità industriale.
Latte che, vi ricordo, in gran parte andrà BUTTATO, perché grazie alle quote-latte ne produciamo troppo.
Lo sapete che le mucche da latte non possono più mangiare erba? Producono talmente tanto latte che serve cibo più sostanzioso per evitare che deperiscano…

Per quanto riguarda i polli, purtroppo il selezionatore “maschi-femmine” (maschi tritati vivi, femmine lanciate sul nastro trasportatore…) vale anche per gli allevamenti bio. Dalla selezione in poi, le galline vivono in modo decoroso. Prima, Alfea ha detto abbastanza.

Plato, ultima nota: esistono anche i “crudisti integrali”, che mangiano SOLO germogli. Oppure i … boh, com’è che si chiamano? Non mi ricordo. Comunque mangiano SOLO frutta caduta dagli alberi.
Per tornare al discorso che avevamo aperto sull’altro thread sul Tao, mi sembra uno sforzo eccessivo.

Shard, al prossimo fumetto dimentico di essere veg e ti sbrano!
[SM=x431248]
Alfea77
00lunedì 20 settembre 2010 21:40

Per quanto riguarda i polli, purtroppo il selezionatore “maschi-femmine” (maschi tritati vivi, femmine lanciate sul nastro trasportatore…) vale anche per gli allevamenti bio. Dalla selezione in poi, le galline vivono in modo decoroso.



Ah sì? Pure quelli bio?? Ma allora neanche l'allevamento del contadino sotto casa è esente. In effetti c'è sempre un solo gallo nel pollaio...
leptospirosi fulminante
00lunedì 20 settembre 2010 21:50
se volete le uova compratevi un terreno e delle galline
Alfea77
00lunedì 20 settembre 2010 21:57
e se volete il latte compratevi una mucca e mettetela in soggiorno...ehm..scherzavo.
mistermoog
00martedì 21 settembre 2010 12:37
Sono d'accordo con lepto anche se lo ritengo sempre un male minore....
In pratica, ti compri delle galline e il gioco è fatto. Te le coccoli, le fai dormire con te, fai ascoltare loro i più bei concerti di Ginastera, le fai mangiare come delle principesse e loro ti regaleranno tante di quelle uova di cui altrimenti non saprebbero cosa fare. Ma in linea di principio, proviamo a immaginare questo mondo felice in cui tutte le galline (femmine) vengono messe in commercio per questo ruolo di produttrici d'uova. Sarebbe come selezionare una specie umana in base al fatto che qualcuno al di fuori della suddetta specie abbisognasse del mestruo delle donne per vivere e ne riducesse i maschi a pochissimi esemplari che serviranno solo alla riproduzione di nuove "femmine da mestruo". Un circolo per nulla naturale, violento (a monte) e comunque tornando al discorso gallina, un modo come un altro per mantenere questo rapporto di sfruttamento uomo-animale.
Ora, quanto appena detto, ripeto mi riguarda solo in linea di principio, perché allo stato attuale delle cose, avercene di galline ovaiole a cui non si tiri il collo e che, ahimé (anzi, ahiloro), hanno avuto fratelli mandati non si sa dove, magari sull'isola dei famosi.
SHARDBOVERI
00martedì 21 settembre 2010 16:29
Re:
mondstrahl, 20/09/2010 14.21:



Shard, al prossimo fumetto dimentico di essere veg e ti sbrano!
[SM=x431248]




non vale o sei veg o non lo sei, poi io sono pelle e ossa, prima devi mettermi all'ingrasso in una stanzetta (con tv e magari fumetti , pc videogiochi)possibilmente farmi riprodurre in continuazione con animalesse selezionate (da me).
leptospirosi fulminante
00martedì 21 settembre 2010 21:04
è vero magù, comunque volendo si fa presto a ripristinare la situazione dei polli e dargli un po' di dignità, basta comprare anche dei galli e il gioco è fatto. Però scordiamoci la bella fattoria tutta rosa e fiori, io quando passeggio nel giardino devo fare lo slalom tra le merde di gallina, ad esempio. Poi il mangime per le galline attira i topi e i piccioni, insomma non è così facile come sembra. Le uova però sono buone, non c'è paragone con quelle comprate.
Ma ieri volevo dire che non siamo più capaci di produrre da soli il nostro cibo, almeno la maggioranza di noi non lo fa. Se vuoi coltivare un vigneto devi combattere contro gli uccelli che ti beccano l'uva, devi dare qualche veleno, altrimenti le piante si ammalano, devi fare tabula rasa col famoso (e fumoso) decespugliatore, sterminando assieme ai fili d'erba centinaia di insetti... insomma, in un modo o nell'altro il fatto che noi mangiamo e viviamo (vegan o meno) implica lottare contro gli altri animali.
Poi è chiaro, chi ha maggior sensibilità scelga il male minore, e contribuisca allo sterminio degli insetti piuttosto che al dolore di altri mammiferi. Ma da sempre la vita dell'uomo è morte per altri esseri, è inevitabile questo. Sto divagando? Ok...
mistermoog
00martedì 21 settembre 2010 21:40
No,non stai divagando...
L'uomo per sua natura un po' di coglioni li deve rompere.
Se passo dalle tue parti sarò felice di assaggiare le uova delle tue galline.
(il discorso dei galli però non mi convince, il cinquanta per cento circa dei nascituri maschi te li tieni..? uhmmm)
Alfea77
00martedì 21 settembre 2010 22:26
Già ma per partire proprio a monte che più a monte non si può, dovremmo tutti vivere in collina (tanto per rimanere in tema montagne)! Lepto tu vivi in campagna e già puoi arrangiarti in qualcosa ma una buona percentuale della popolazione mondiale vive in pochi mq, circondata da casermoni di cemento. Scherzavo, ma neanche tanto sulla mucca in soggiorno.
Ci sono bambini che non sanno neanche come sia fatto un bosco. Non scherzo!
Quando facevo l'animatrice a volte mi stupivo di quanta poca conoscenza avessero della natura. Non che io ne abbia granchè ma almeno so come riconoscere un banalissimo riccio di castagna, certi bambini no! Io li ho conosciuti e provavo una gran pena per loro.
Tanto per iniziare dovremmo concepire proprio un tipo di società diversa, smetterla di tirar su cemento e supermercati su ogni zolla di terra disponibile e lasciare spazio agli altri abitanti di questo pianeta.
Tanto in un modo o nell'altro prima o poi se lo riprenderanno, come l'anno scorso, quando spuntarono dei pomodori tra i piloni di cemento ARMATO(!) alla fermata dell'autobus sotto casa mia.
Platone84
00mercoledì 22 settembre 2010 13:06
Leggo con un po' di ritardo gli aggiornamenti a questa discussione.
Faccio un paio di cnsiderazioni.

E' chiaro che il nostro modo di produrre carne da macello non ha nulla a che vedere con la caccia dei nativi americani... anche se credo su questo punto siamo un po' tutti concordi e ci siamo capiti, voglio solamente precisare che se li avevo tirati in ballo era per fare una riflessione sulla "cultura" che porta l'uomo ad uccidere per mangiare. I vegetariani si saranno diffusi nel mondo occidentale durante il secolo scorso, ma esistono praticamente da sempre.
La diffusione dal vegetarianismo credo sia dovuta (oltre alla parte etica che è sempre stata presente) in parte proprio al ripudio e al boicottaggio dello sfruttaemnto degli allevamenti intensivi, più recentemente al diffondersi dei moderni studi sul rapporto tra dieta e salute, e al fatto che il benessere economico raggiuto dall'occidente dopo la guerra ha permesso a tutti di inserire la carne nella propria dieta e quindi anche la possibilità di "scegliere" di non farlo. Mi nonna mi racconta spesso che quando era bambina lei, mangiavano la carne solo a pasqua e natale, e sottoliena il fatto che anche in quell'occasione non mangiavano il maiale, ma si concedevano solo la testa del maiale, con la quale facevano un sugo di carne. Credo che la famiglia di mia nonna (come di molte famiglie contadine del sud negli anni quaranta) fosse praticamente vegana, dato che pur avendo le galline "non potevano" mangiare le uova perchè andavano vendute. Mi raccontava mia nonna che lei e le altre sorelle avevano il compito di controllare il pollaio e di raccogliere le uova non appena venivana depoete, dato che (non ho capito perchè) c'erano i galli, altre galline o le galline stesse, che le andavano a rompere a beccate... e se la mamma di mia nonna si accorgeva che erano state sprecate delle uova, erano mazzate!!
Scusate, mi sono lasciato prendere della narrazione...
Quello che volevo dire è che difficilmente mia nonna (e tanta gente come lei) avrebbe potuto optare consapevolmente per una scelta vegetariana.
Ma il punto di fondo è che tutte queste motivazioni (allevamenti intensivi, impossibilità di scelta, conoscenze scientifiche, ecc) non sono sempre state presenti, eppure i vegetariani esistono come dicevo praticamente da sempre. Evodentemente le motivazioni non potevano che essere (per lo meno quasi del tutto) basate su argomentazioni di carattere etico: non uccidere altri esseri viventi per nutrirsi dato che ci si può nutrire di altro. Stavo cercando di riflettere su questo punto intrinseco alla natura e alla natura dell'uomo...

Sulla questione del rapporto di sfruttamento dell'uomo sugli animali, credo bisognerebbe un attimo fare una piccola distinzione. I termini "sfruttare" o "usare" sono poco felici. Non volgio certamente farne una questione di terminologia, ma l'uomo si è sempre "servito" degli animali, e sinceramente non ci vedo personalemnte nulla di sbagliato. Una cosa e poter disporre della vita e della morte, o farli vivere in maniera disumana (e disanimale), un'altra servirsene diversamente.
Certo, forse sarebbe più "naturale" lasciare le gallien scorazzare liberamente senza nessuno steccato o recinzione, e più "rispettoso" lasciare loro le loro uova che vengono deposte e covate non affinchè l'uomo posso cibarsene ma per la loro riproduzione; ma in quest'ottica sarebbe anche più "naturale" e "rispettoso" lasciare che cavalli e buoi pascolino o galoppino liberi per prati e praterie piuttosto che chiuderli in stalle e scuderie e servirsene per arare i campi o spostarsi da una città all'altra...
Alla fine certo, siamo sempre al discorso del male minore... ma se possedessi un cavallo e lo curassi, rispettassi e anche amassi, e nel momento in cui lo cavalco qualcuno mi venisse a dire che i cavalli esistono per loro stessi e non per portare a spasso gli uomini... bhe, sul perchè la natura gli ha creati sarei anche d'accordo, ma vedrei il rifiuto a cavalcarli basato su questa motivazione uno sterile estremismo.

ps. in questo post dubito di essere stato sufficientemente chiaro...
mondstrahl
00mercoledì 22 settembre 2010 13:39
Eh, Plato, stavolta devo darti ragione... non sei stato sufficientemente chiaro.
[SM=g27828]
O meglio, non ho nulla da obiettare su tutto quel che ho capito.
Essendo dura di comprendonio, mi devi rispiegare il pezzo che quoto, perchè proprio non lo capisco. Sorry.

Ma il punto di fondo è che tutte queste motivazioni (allevamenti intensivi, impossibilità di scelta, conoscenze scientifiche, ecc) non sono sempre state presenti, eppure i vegetariani esistono come dicevo praticamente da sempre. Evodentemente le motivazioni non potevano che essere (per lo meno quasi del tutto) basate su argomentazioni di carattere etico: non uccidere altri esseri viventi per nutrirsi dato che ci si può nutrire di altro. Stavo cercando di riflettere su questo punto intrinseco alla natura e alla natura dell'uomo...


Che i vegetariani esistano da sempre è ovvio, ma non si definivano tali.
Ovviamente noi ci siamo soffermati sulle motivazioni della SCELTA veg. Tua nonna NON HA scelto, come non sceglie chi non ha possibilità.
E se vivessimo una guerra non sceglieremmo manco noi: se dovessi dar da mangiare a mia figlia cucinerei la mia vicina di casa senza problemi! (partendo dal suo maledetto gatto che mi caga in giardino... poi se la guerra continuasse abbastanza farei fare la stessa fine pure alla padrona!).
mistermoog
00mercoledì 22 settembre 2010 13:50
Quindi, tirando le somme, mi pare di non poter venire a cacare nel giardino di Mond...è questo il significato di tutto?
Platone84
00mercoledì 22 settembre 2010 14:30
Piccola parentesi: hanno appena trasmesso la puntata dei simpsoon in cui lisa diventa vegetariana... che graziosa coincidenza [SM=g27822]

@mondstrahl Quello che volevo dire è che oggi ci sono molte motivi per diventare vegetariani: moltivi ambientali, economici, politici, etici, per protesta e boicottaggio nei confronti degli allevamenti intensivi, conoscenze scientifico-salutistiche, ecc; prima c'era solo (o quasi) la motivazione di carattere etico che si basava sul trovare sbagliato togliere la vita ad altri essere viventi per nutrirsi (tenendo conto che ci si può nutrire d'altro).
Mi riccollegavo alla tua frase "Non ci vedo nulla di strano a mangiare animali, se sei come loro!" pensando che evidentemente per molti vegetariani del passato qualcosa di strano (o sarebbe meglio dire di sbagliato) doveva esserci. In pratica a prescindere da tutte le storture che la nostra società capitilastica produce, c'ercavo di riflettere sul valore o disvalore che di per se è presente nell' "uccidere per mangiare".

Spero di essere stato un po' più chiaro ora.
mondstrahl
00mercoledì 22 settembre 2010 15:22
Re:
mistermoog, 22/09/2010 13.50:

Quindi, tirando le somme, mi pare di non poter venire a cacare nel giardino di Mond...è questo il significato di tutto?


Moog, carissimo, TUTTO si può fare.
Ovviamente, affrontando le opportune conseguenze!
[SM=x431288]


mondstrahl
00mercoledì 22 settembre 2010 15:45
Ah, OK, Plato, ora è chiaro.
Non potevi dirlo prima?
[SM=g27828]
Punto di vista personale:
pur essendo vegetariana, non reputo sbagliato di per sè nutrirsi di esseri viventi. Per il semplice fatto che tutto ciò di cui ci nutriamo è vivente, e non mi pare corretto dare più importanza ad una mucca che ad una carota, anche se ovviamente una mucca mi ispira mooolta più simpatia di una carota (non ridete: posso citarvi parecchi esperimenti che dimostrano che anche i vegetali provano dolore, anche se li sentiamo urlare solo con un misuratore di impulsi elettrici!). Se rientra nel ciclo naturale delle cose, per me va bene.
Ma, per tutti i motivi elencati sopra e nell'altro post, nella nostra vita di naturale non c'è niente, e da qui la scelta veg.

Generalizzazione del discorso:
c'è da sottolineare che il carattere "etico" di qualcosa è strettamente dipendente dalle condizioni sociali e storiche, o addirittura personali, quindi secondo me non si può parlare di valore o disvalore ASSOLUTO.
I molti vegetariani del passato evidentemente non erano d'accordo con me e pensavano che una mucca valesse più una carota. Anzi, alcuni pensano che una carota valga più di una mela caduta dall'albero (vedi il mio post precedente su quelli che mangiano solo vegetali non strappati dalle piante...).
mistermoog
00mercoledì 22 settembre 2010 16:21
Re: Re:
mondstrahl, 22/09/2010 15.22:


Moog, carissimo, TUTTO si può fare.
Ovviamente, affrontando le opportune conseguenze!
[SM=x431288]





Tipo? ehm...ha a che fare con quel bastone con cui giochicchia la tua emoticon? Ma soprattutto col "dove" finirà una volta che avrò abbassato i miei pantaloni per adempiere al gesto..?

Platone84
00mercoledì 22 settembre 2010 16:36
Pur rispettando chiaramente il tuo pensiero, ho davvero molta difficoltà ad associare il concetto di dolore e sofferenza ad una carota.
Sul fatto che tutto ciò di cui ci nutriamo sia vivo, non ci sono dubbi: come negare che una pianta non sia una cosa viva??
Sul fatto che provi sofferenza però, ce ne corre. Anche in questo caso bisogna intendersi su cosa si intende per dolore e sofferenza: sinceramente non avevo bisogno di esperimenti per credere con buona certezza che una pianta reagisse allo sdradicamento, alla lacerazione del fusto, o al calpestamento con una serie di impulsi elettrici e biochimici, e che in seguito a questi eventi la pianta si trovi in una situazione che potrebbe definisri di sofferenza (perchè fa fatica a rigenerarsi, è più debole e potrebbe perire se le condizioni del terreno e dell'aria non sono ottimali per sua guarigione, ecc...).
Ma se intendiamo il dolore e la sofferenza come una sensazione, allora non credo che questa sia presente: le piante (correggetemi se sbaglio) non hanno un sistema nervoso centrale che alabori queste cose, quindi quegli impulsi elettrici e biochimici rimangono tali e non si convertono nella sensazione che noi associamo a quegli impulsi.
E' un po' come una vibrazione d'aria: senza un apparecchio biologico od artificiale che la converta o meglio "traduca" in suono, rimane una semplice vibrazione di aria. O ancora: la coda di una lucertola che si dimena tra le zampe di un gatto prova forse dolore??
Non so se è chiaro il concetto.

Non lo so. forse sono semplicistico e superficiale, oppure ragiono troppo per categorie preconcette, ma davvero faccio troppa fatica a vederla diversamente...
poi, intendiamoci, ovviamente credo che il rispetto della vita lo si dimostri e lo si eserciti anche nei confronti del mondo vegetale: io lo so che un albero è vivo, e credo sia sbagliato dargli fuoco per gioco o abbaterlo indiscriminatamente come se fosse un traliccio...
mistermoog
00mercoledì 22 settembre 2010 18:29
Mantenendomi sempre sul mio ultimo tenore...
Come sarebbe a dire

Platone84, 22/09/2010 16.36:

.....ho davvero molta difficoltà ad associare il concetto di dolore e sofferenza ad una carota.....


Aspé aspé...Voglio vedere se una carotina di 4 cm è la stessa cosa di una di quelle che ho pelato oggi da una quindicina. E pure bella grossa! Comunque l'ho perfino mangiata. Che spreco...

Come ho già scritto e riscritto (spero di non rompervi ancora, anzi sì), io non utilizzo strumentazioni fantascientifiche o sedute medianiche per capire come fare i miei passi. Se vedo una formica, appunto, evito di calpestarla. Se non la vedo non andrò a confessarmi per "chissà quante ne avrò schiacciate". Se un albero non manifesta particolare tensione ai miei sensi mentre sto raccogliendo una sua mela non ci trovo nulla di male. Se un maialetto si dimena mentre sto per sgozzarlo e urla e scalcia come pure un vitello non credo di aver bisogno di contatori o misuratori di cippe emotive che mi dicano cosa stia avvenendo. E' tutto lì, è tutto qui, davanti ai nostri occhi. Il punto è che spesso, forse, ci rifugiamo da quello che vediamo e sentiamo con quello che non possiamo vedere, così ci mettiamo a posto con la coscienza.
BOTAKKI
00mercoledì 22 settembre 2010 23:28
Ciao a tutti,dico la mia.
Sono nato e cresciuto in cascina, avevamo galline,galli,conigli,oche,anatre,capponi ( sapete come si ottiene un cappone? capireste che fine fanno i pulcini maschi!!!),vacche da latte e manze da carne, un toro e ovviamente maiali...ho visto le peggio cose. E non parlo dei trattamenti, in fondo a parte l'esperienza dei capponi gli altri se la passavano abbastanza bene, finchè non arrivava la loro ora, e li sono c...i.
Vi risparmierò i dettagli.
Il fatto è che i miei nonni hanno patito la fame,per loro mangiar carne tutti i giorni o quasi significava benessere, quel benessere che tanto avevano desiderato in gioventù.
Mio padre racconta che da ragazzo ( nato e cresciuto in cascina ) si mangiava carne una volta al mese e non è che la carne mancasse,è che con 10 fratelli servivano i soldi.

Sono cresciuto e mangio carne se il mio corpo me lo chiede. Posso stare 2/3 settimane senza carne ma prima o poi sentirò l'esigenza di mangiarne.
Non sto tanto a ricriminarmi sulla provenienza dell'animale di cui sto per nutrirmi perchè la sofferenza è sofferenza, comunque, ne sono testimone consapevole. Non vedo differenze tra una bistecca mangiata al ristorante ed un pollo che ho visto crescere da pulcino.Mangio i resti mortali di un essere che era vivo e gli rendo onore, poichè quei resti di cui sto per cibarmi torneranno a nuova vita rigenerando il mio corpo.Che io mangi o no la carne che spesso mi ritrovo in tavola la sofferenza per quell'animale non sarà stata minore.
L'ultima bistecca l'ho mangiata 5/6 mesi fa eppure oggi mi si è stretto il cuore sentendo mio padre emettere la sua sentenza di morte per un bellissimo gallo bianco perchè "se no diventa troppo vecchio".Anche se probabilmente non mangerò di quel gallo la sua sofferenza sarà inevitabile nonostante una dignitosa vita semi-libera.
Se io vivessi "allo stato brado" so' che non avrei problemi ad uccidere per nutrirmi, questo non significa che la cosa non mi farebbe soffrire,certe cose sono inevitabili.

BOTA.
mistermoog
00giovedì 23 settembre 2010 01:58
Capisco, deduco che da te è un fatto culturale uccidere animali in cattività per mangiarseli. Le cause di questo modo diverso di intendere la tavola saranno forse state spiegate con la fame patita. Ma io credo sempre che si tratti di un fatto culturale e non di necessità. I prigionieri americani in Vietnam sono tornati in perfetta forma dalla guerra perché "poverini" mangiavano sempre riso e legumi. Non vedevano mai la carne. Se nella cultura alimentare dei tuoi nonni il mangiare sano fosse stato ricollegato a un modo più vegetariano probabilmente la tua storia sarebbe un'altra. D'altronde non è una novità il luogo comune che se vuoi mangiare "sostanza" magnati 'na fetta de carne...(E continuo quindi a stupirmi dei miei 27 anni di zucchinette)

Per Botacchi, scusami ma 'sta storia che "gli rendi onore...poi torna in vita..." prova a raccontargliela mentre gli tagli la gola.
Allora posso ammazzare il mio vicino stronzo che ha fatto fuori dei gatti? Tanto gli rendo onore privandolo della sua vita inutile, e magari torna su più raddrizzato...
mondstrahl
00giovedì 23 settembre 2010 13:07
Platone, intendevo proprio emozioni di vero e proprio dolore, paura, memoria.
Noi non le capiamo, ma è stato dimostrato che le piante comunicano, ricordano, soffrono.
Per chiarirti quel che intendo, ti riporto più sotto uno stralcio di articolo su un paio di questi esperimenti.
E' comunque ovvio che noi da esseri umani siamo più legati a quel che capiamo, e che quindi ci sia più facile provare empatia per qualcosa che sentiamo con le nostre orecchie, invece che tradotto da un poligrafo.
Comunque, io per prima inorridisco quando vedo un vitello strappato dalla mamma, e provo molto poco per la carotina tagliuzzata. Non per niente sono vegetariana. [SM=g27828]

Articolo:
Vi sono alcuni scienziati che stanno facendo degli esperimenti per mostrare che le piante sono dotate anche di memoria.
Consideriamo, a tal proposito, questo esperimento fatto da Cleve Backster. Da un gruppo di sei uomini fu scelta una persona che avrebbe dovuto "assassinare una pianta". Ognuno dei sei, in ordine casuale, entrò in una stanza dove vi erano due filodendri. Alla fine solo una pianta era ancora in vita e in buone condizioni; l'altra era stato strappata dal suo vaso, lacerata ed infine schiacciata sul pavimento da uno dei visitatori. L'unico testimone di questa brutta storia era il filodendro sopravissuto.
Il "criminale" fu individuato in modo assai semplice. Backster collegò il suo strumento al filodendro sopravissuto. Chiese quindi alle sei persone "sospette" di porsi in fila ed entrare nella stanza, una per volta. Quando l'"assassino" varcò la porta, la pianta emise l'equivalente elettrico di un grido.

In uno di questi esperimenti, tre piante, ognuna attaccata ad un poligrafo, furono messe in tre stanze diverse. In locale distante dalle stanze in oggetto fu posta una macchina, appositamente costruita, in grado di far cadere, ad intervalli irregolari, alcuni piccoli gamberetti dentro una vasca di acqua bollente. I gamberetti morivano immediatamente al contatto con l'acqua.
Alcuni strumenti di precisione per la misura del tempo mostrarono che ciascuna pianta registrò una reazione emotiva al momento esatto della morte del gamberetto. Questo esperimento fu replicato molte volte sotto rigidi controlli condotti scientificamente; i risultati furono sempre gli stessi. Ne consegue che le piante sembrano essere sensibili alle onde di energia emanate dagli organismi viventi. Quando queste onde cambiano a causa di modifiche biologiche all'interno di un organismo, le piante dimostrano di essere in grado di registrarlo.

Cleve Backster, collegando le sue piante di casa con un poligrafo ha scoperto che “gridano” come gli esseri umani sotto shock quando vengono spaventate col fuoco, anche solo avendo pensato di bruciarle. In una sua osservazione del 1966 al momento in cui è stato espresso il proposito di dar fuoco alla pianta corrisponde la registrazione di un picco.

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