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Vaticano II me

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2014 10:58
13/04/2007 13:53
 
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Chiarissima spiegazione, grazie Red.
Il tuo post è zeppo di spunti che mi offrono la possibilità di spiegare il mio concetto di fede e amore, quindi ne approfitto.


La fede è amore. E si chiama fede perchè appunto si ama qualcosa o qualcuno la cui presenza non è dimostrata... però se una persona ha la fede vuol dire che è riuscita in qualche modo, in qualche attimo a "conoscere" ciò che stà amando...

In questa frase mi pare di riconoscere quel principio di amore=conoscenza che citavo prima, anche se questo scaturisce dall'"attimo", anche da una percezione effimera. Quello che mi viene più difficile è amare ciò di cui non è "dimostrata la presenza", è la parola "fede" che mi mette a disagio. Anche volendo rifarmi alle cosiddette "sacre scritture" o ai vangeli e così via, troverò quello che ho interpretato come tutt'altro che un "atto di fede" (nel senso comune che abbiamo dato a questa espressione). Credo che quello comunemente chiamato Dio ci indichi la via del "guardarci intorno", Cristo lo devi cercare nel tuo prossimo o non in inutili iconografie o vuoti versi sacri. Il tuo prossimo.
Il tuo prossimo ti viene sbattuto in faccia ogni santo giorno, ma noi non ci fermiamo un attimo perché non abbiamo tempo, perché non abbiamo voglia. Ma siamo "protetti" dalla nostra "Fede".
Per me il mio prossimo é il sorriso di un bambino, la mano di un vecchio, ma anche nello sguardo triste di un "povero impiegato" pronto a sorridere di una qualche cazzata potrei riconoscere i miei "momenti no" e i miei "chissenefrega!" un soffio di vento mentre sto appeso a una montagna, la pioggia, il mare, abbracciare il muso di un cavallo, o Alcor quando mi abbraccia lui ("cane di merda!"). Come faccio a non amare tutto questo? Se una sola tra queste cose non è in armonia, sta male, soffre, io sto altrettanto male. Nel vero senso.
Col tempo mi accorgo di essere diventato un rompicoglioni perché ,pur rispettando le idee altrui, non riesco a mandare giù facilmente il fatto che ci sia una cecità totale verso quello che, secondo me, è amore. Ma ci si batte il petto come tante stupide marionette ("che cacchio mi costa avere fede...") perché l'unica cosa che non ci fa aprire verso l'"altro", verso "Dio" (ma come c....parlo?) è la PAURA e solo la PAURA.


la vera forza è proprio quella di accartocciare il proprio egoismo ed affidarsi completamente a lui

Da una certa angolazione potrei essere d'accordo con ciò che dici qui, io però faccio volentieri a meno di introdurre questo elemento "lui" perché ritengo che spesso venga usato (comodamente) proprio per fuggire da quel "prossimo" di cui ho accennato prima, per nulla astratto come invece questo "Lui" o "Egli", che dir si voglia, invece sempre è.

[Modificato da mistermoog 13/04/2007 13.54]











Ah, tutto accade una volta soltanto,
ma una volta, sì, deve accadere.
Per valle o monte, per prato o per campo
devo svanire, per sempre tacere
be water my friend

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