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(MAC)CHE' TTE MAGNI!!?

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2013 20:42
15/12/2010 02:13
 
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Fabio, meno male che alla fine hai aggiutno quell'ultimo rigo... mentre leggevo già stavo pensando a come risponderti quotando le frasi del mio stesso discorso [SM=g27823]

Da "Il fastidio vero è leggere questi "mezzucci" sotto forma di parole tesi a smuovere non so quali coscienze." in poi, condivido ciò che hai scritto (che in sostanza era ciò che dicevo nella seconda parte del mio precedente post).
Sulla prima parte però, mi sfugge qualcosa. Scrivi


assolutamente si!...ma anche no...

Chiunque arrivi a pensare che il fastidio arrivi solo da questo è proprio fuori strada.



Parlo seriamente, e la domanda che sto per farti e tranquilla è non retorica. Da cos'altro dovrebbe derivare? Davvero non capisco...
Dici più sotto che il vero fastidio dipende dai "mezzucci"... ma questo è un altro discorso.
Se non consideriamo questi mezzucci, il linguaggio violento, le pretese di superiore intelligenza o sensibilità e le intolleranze verso chi la pensa diversamente, da cos'altro dovrebbe nascere il fastidio nella riproposizione, vocale e visiva, di un dato oggettivo, ossia delle condizioni e delle sofferenze inflitte agli animali per "trasformali" nelle nostre pietanze?

Come avrai avuto modo di notare, le argomentazioni delle scelta vegetariana sono diverse. Quando mi trovo con degli amici ad argomentarle, solitamente divento puntiglioso e logorroico, ma solo perchè queste argomentazioni hanno un certo carattere oggettivo. Quando invece la questione si sposta sulla parte etica, solitamente taccio. E se taccio è perchè questi miei amici mi vengono a dire che a loro non frega niente della mucca che cresce chiusa in una scatola, del pollo col becco tagliato o del maiale che grida come un'ossesso mentre lo si sgozza. A loro la cosa non tocca minimamente.
Ecco, allora taccio, perchè a questo punto non c'è più niente da dire. Le scelte etiche sono individuali. Non condivisibili magari; ma da rispettare. Ne provo orrore e disgusto per questi miei amici a cui voglio bene; ne penso siano privi di "un cuore stracolmo di sentimenti".
Diverso è quando mi sento rispondere che non hanno voglia di vedere ne tanto meno sapere cosa succede negli allevamenti intensivi, perchè in parte se lo immaginano, perchè la cosa potrebbe turbarli, e comunque non potrebbero farci niente...
ecco, a me sembre che qui il famoso "fasdidio" ci sia eccome, anche se io non uso quel linguaggio "violento". E non riesco a non vedere la genesi di questo fastidio se non nel fatto "che non è in pace con la propria coscienza".

Vedi, prima ho usato il termine "trasformare" (tra virgolette) per indicare il processo ceh porta un animale a diventare parte del nostro pranzo. La cosa non era casuale. Credo che gran parte del fatto che molta gente (non tutta) possa mangiare carne senza problemi, ma non sopportare la vista di uan macellazione è dovuto proprio al processo di trasformazione. Quando arriva nel nostro piatto una fettina o un hamburger, ormai dell'animale da cui proviene ha ben poco. L'associazione tra l'animale vivo, che corre mangia beve eccetera, e la graziosa cena comprata bella incelofanata al supermercato è effimera e fulminea, quando c'è. Mentre il processo di "trasformazione" è del tutto assente. Quando di dicono "carne di maiale", "carne di pollo", "carne di manzo", ecc, difficilemnte si pensa all'animale che quel nome significa e a come dall'animale si è ottenuto quell'aliemnto. Quei nomi sono diventati delle semplici etichette per classificare cibi e sapori. E in questo l'abitudine e il fattore culturale gioca un ruolo importantisimo.
Se ti dicessero che le polpette che hai nel piatto sono fatte con carne di ratto, sicuramente nella tua mente si formerebbe l'immagine disgustosa di un rattaccio che corre tra le tubature della foglia e si nutre di escrementi; e magari penseresti anche ala cattura, uccisione, sventramento e fabbricazioni di quelle polpette che difficilmente riusciresti ad ingerire. Se invece ti dicono "questo humburger è di manzo", pensi solo ad un tipo di alimento non un determinato sapore.
Per questo ti credo quando dici


Non provo la stessa cosa davanti ad una bistecca.
Non pare possibile?
Invece è cosi.
Come la giustifico sta cosa?
Non la giustifico affatto.



e la giustificazione a mio avviso è quella che ho scritto sopra.
Per farti capire quanto ritengo fondamentale il ruolo che gioca il processo di trasformazione, ti dico questa cosa: io la carne la mangio (ancora...) ma dato l'interesse e la propensione per la questione veg, negli ultimi mesi provo un certo fastidio quando addento una bistecca, e devo anche sforzarmi per non pensarci troppo.
Però indovina, questo non mi succede (o è comunque molto ridotto) quando invece mangio dell'affettato, o dei cibi elaborati a base di carne. E la spiegazione secondo me sta proprio in questo: il processo di trasformazine dell'animale all'affettato o dall'animale alla pasta al forno è molto più accentuato e camuffante che dall'animale alla fettina di carne!!
Allo stesso modo, le scarpe da ginnastica n ella vetrina del negozio praticamente niente conservano delle brutture che hannno dovuto sopportare delle vittime infanti per fabbricarli, e la gente può comprarle allegramente anche se magari ha letto la notizia sui quotidiani.

Vabbè... mi sto dilungando troppo (capirete la novità [SM=x431243] ) e si sta anche facendo tardi... quindi comincio a delirare... [SM=x431229]

Vado a letto.
Buoannotte a tutti...




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