| | | Post: 117 | Registrato il: 28/11/2012 | Città: L'AQUILA | Età: 36 | Sesso: Femminile | Obino | Utente Junior | | OFFLINE |
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Zapo, vorrei riportarti la mia di esperienza.
Da ragazzina ho desiderato per istinto o per natura, non saprei dirti, di essere vegetariana. Forse furono gli uccellini uccisi da mio zio che è cacciatore. Uccellini che mi ritrovai nel frigo. I pianti neri. Non sono stata abbastanza forte da impormi sulle regole e le convenzioni in cui rimangono incastrate le nostre vite e le nostre, aimè, abitudini. Quindi ho annientato questo desiderio, e mi sono educata a mangiare la carne e piano piano anche il pesce. Sono stata educata talmente bene, che non sentivo più alcun desiderio di privarmene, tutt'altro.
Un bel giorno di pasqua, oramai quasi due anni fa, portano a casa un bel caprettino scuoiato. Assisto ai preparativi, aiuto la mamma nel taglia e cuci, nella cottura, nella messa in tavola. Lo mangio. Ne provo orrore. Era talmente tanto, quel povero piccolo capretto che il giorno dopo ce n'era ancora. Lo rimangio. Piango. E' stata una parte di me a ribellarsi, contro tutte le sovrastrutture, i preconcetti, i concetti, i ragionamenti che si vogliano fare (e tu in parte ne fai di corretti)..
oltre alla scelta morale insomma, per la quale appoggio jimmy, può esserci anche altro dietro un vegetariano. Mi è ricapitato molto raramente di mangiare carne o pesce di nuovo da allora, e per molto raramente intendo che si contano su una mano. Ho avuto molto chiaro ogni volta come compiere quell'atto era qualcosa che mi faceva del male, a me come persona, come essere umano. Quindi in tutto ciò c'è anche un pò di sano egoismo :)
Per quanto riguarda i vegetali, se un giorno sarò capace (io personalmente) di cibarmi d'altro, perchè no, abolisco anche quelli :). intanto è cmq sempre meglio salvare qualcosa che non salvare niente, ti pare? La coerenza a volte non funziona. |