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Che c'entrano i quanti? Ovvero: teoria e pratica di una teoria..

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2011 08:33
22/09/2011 09:15
 
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Re:
Maila1, 21/09/2011 18.35:


Giano distruggere Dio?
Per la scienza DIO non è un fenomeno.
Non esiste.Non c'è.
Nada.Distruggere cosa?Qualcosa che di per sè è giù nulla.

E comunque ci trovo molto più Dio dentro il "popolo" dei quanti,se dobbiamo dirla tutta.


Mannaggia Maila..ancora non capisco! Non vedo la teoria! Dovrò cercare qualcuno che me la spieghi (il sig. Fred Allan Wolf?)..speravo di avere contributi più illuminanti e concreti da questa discussione, ma si sta risolvendo in Razionalismo vs. Maila (dura battaglia!)!

Comunque, non sarei così assoluta, Dio per la scienza non è che non esiste, semplicemente è "altro", è indifferente, è al di fuori dello scrutabile, è un problema filosofico, non fisico. E' un'altra materia.
E' per questo che mi si è accesa una lampadina qualche tempo fa...
E' scattata guardando in stazione una copertina di Focus: Ipotesi - esiste il mutiuniverso - Dio diventa "inutile".
Un'ipotesi non confermabile distrugge Dio? Un po' forte come affermazione. E poi..Dio e scienza...non dovrebbero stare separati, ognuno nella sua branca? Perchè la scienza tira per la giacchetta Dio? Non è che ci sia una volontà comune, più o meno collettiva, all'interno dell'establishment degli scienziati, nel far passare certe idee? (Lungi da me pensare che focus ne sia un organo ufficiale)
Sarebbe un bel colpo, una bella rivincita...la destabilizzazione delle religioni monoteiste, il trionfo del pensiero razionale sui credo...
A questo punto si delineano nella mia mente (un filo distorta) due giganteschi blocchi di pensiero: da una parte, crescente, la scienza con la sua carica di razionalità e concretezza, dall'altra le religioni (monoteiste), con il fiato corto, le argomentazioni via via meno attendibili, la fiducia sempre in declino.
Una sorta di guerra.
Non è che ci sia un pensiero latente di "dare il colpo di grazia"?
E non è che questo porti a tentativi affrettati e "inutili" di fornire spiegazioni che solo la fede poteva fornire? Non è che il tutto si traduca in "scienza patologica"?

Platone, chiedersi il perchè degli eventi è lecito, naturale e doveroso, chiedersi il perchè dei "non eventi" un po' meno, non credi?
Ok, mi hai già risposto che un limite non esiste, le formule sono libere di spingersi dove vogliono. Ma ha senso seguirle in territori inarrivabili? Dove gli esperimenti non potranno mai essere condotti? Dove le formule potrebbero divenire semplice esercizio di stile, astrazione fine a se stessa?
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