Scritto da: djazira 15/12/2006 13.05
Il prodotto delle sovrastrutture mentali che creano il mio "io", dopo questa esperienza mi tiene ancora in parte ancorata al lato negativo della faccenda, ma riconosco la dinamicità del cambiamento che avviene nella mia interiorità in ogni momento della mia vita e fortunatamente, nei momenti difficili, riesco ad "ottenere un punto di osservazione che mi consente di riconoscere le dinamiche mentali che producono tale sofferenza.
[Modificato da djazira 15/12/2006 13.08]
Premetto che il messaggio di Djazira è solo uno spunto di partenza adesso.
C'è quella famosa domanda con quella altrettanto famosa risposta impossibile, nelle letterature, filosofie, culture di ogni tempo: Chi sono io?
A volte mi pare che alcuni, qui, girino intorno a "qualcosa" che, bene o male, fa capolino in diversi messaggi. Forse è meglio lasciarla così poco definita come si presenta, però, chissà, farla gravitare servirà in qualche modo. Però per non piantare tutto in asso vorrei tornare a un concetto che ho abbracciato da tanto e che ho avuto la tanto gradita sorpresa di trovare sul forum. Non so se avete letto il mio messaggio che lo rilanciava, ma citerò l'essenziale col vivo piacere di non utilizzare le mie parole (che spesso mi danno pure noia) ma quelle molto belle di Auriah:
"molti dei nostri problemi nascono dal fatto che i nostri più intimi desideri e bisogni sono incompatibili con la nostra identità. Tante delle cose che dovremmo fare per crescere ed evolvere, non le facciamo perchè la nostra identità non le prevede.
Noi dovremmo morire ogni sera e rinascere ogni mattina,
nuovi; invece non lo facciamo, perchè ci attacchiamo alla nostra identità con le unghie e coi denti, anche se è una merda, è l'unica cosa che abbiamo, senza la quale temiamo di diventare nulla, e abbiamo una paura fottuta di perderla..."
abbracci mm
Ah, tutto accade una volta soltanto,
ma una volta, sì, deve accadere.
Per valle o monte, per prato o per campo
devo svanire, per sempre tacere
be water my friend