Qualche mese fa ho scoperto che se la mattina mi svegliavo presto (5:30 circa), facevo velocemente colazione e poi tornavo a dormire v8 volte su 10 avevo una "paralisi". Cioè ad un certo punto mi svegliavo (almeno in parte) ma non riuscivo a muovere gli occhi e nessuna altra parte del corpo, che rimaneva del tutto addormentato. All'inizio la cosa mi ha spaventato molto. Poco a poco però ci ho fatto l'abitudine e ultimamente ho deciso di sfruttare questa esperienza per fare un viaggio astrale. Prima riuscivo solo a fare "uscire" le gambe e le braccia, nonostante gli sforzi.
Questa mattina inizialmente accade la stessa cosa: mi accorgo subito di essere in paralisi, "esco" gli arti, ma dopo un po' che mi sforzo mi stacco del tutto. Non mi giro a vedere il mio corpo, ma sono comunque nella mia stanza e provo a fare qualche passo. Mi viene difficile, è come se non riuscissi a coordinare i movimenti. Anche la vista non è nitidissima. Devo mettere a fuoco e nonostante questo non vedo bene come nella normale veglia. Provo a volare e questo almeno mi riesce bene: riesco a sollevarmi in aria (come se nuotassi a rana) e a muovermi avanti, a salire e a scendere. Desidero di andare da una mia amica. Mi sforzo di pensare a lei ma non ci riesco. Rimango sempre lì e penso che forse per riuscire dovrei almeno sapere dove si trovi. A quel punto mi sveglio, senza prima "rientrare" nel corpo. Ci sono rientrato semplicemente svegliandomi.
Complessivamente è stata una buona esperienza, considerando che era la prima volta, senza ansie paure o altro... È stata una cosa molto tranquilla. Ero abbastanza cosciente (anche se non esattamente come allo stato di veglia) ed ero pienamente consapevole che ero uscito e infatti ho volontariamente deciso di fare le prime prove per vedere cosa si può fare in questo stato.
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"Ordina alla tua anima di recarsi in India, ed essa vi giungerà, più rapida del tuo ordine; [...] Ordinale di volare su nel cielo ed essa lo farà, senza bisogno di ali [...] niente può apporle ostacoli, ma solcando tutti gli spazi, essa volerà al più remoto dei corpi celesti."
(Ermete Trismegisto, Corpus Hermeticum, XI)