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CHE RAPPORTO AVETE CON I DISABILI?

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2007 18:09
16/08/2007 09:02
 
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seriamente.........
Ci tengo moltissimo a questa discussione. Non sarebbe da bar.....ma non ho idea dove postarla. Se il moderatore sa'......la sposti pure.
Domanda mirata e discussione non tanto per.
Inizio io solo con una considerazione: esistono persone che se hanno sete vanno nel frigo e prendono la bottiglia ne versano un bicchiere e bevono, dissetandosi.
Esistono persone che se hanno sete devono chiedere a chi c'e' in casa il favore di porgergli un bicchiere d'acqua, sempre che la persona sia libera e non gli risponda seccato aspetta appena riesco arrivo!!....E' un esempio ma potrei portarne miliardi. Comincio dal piu' semplice ma sotto sotto drammatico. Vi va di discuterne?
16/08/2007 13:11
 
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Ciao Sibilla, va meglio qui sicuramente.
Mah, questo è un argomento che secondo me richiede la sottolineatura della precisazione del "punto di vista" (il mio). Perché è ovvio che chi come me può immediatamente andarsi a bere un bicchiere d'acqua può avere una percezione molto limitata dell'argomento e soprattutto della stessa percezione che ha chi vive in prima persona il problema. E non mi riferisco solo a chi sta su una sedia a rotelle, per esempio, ma anche a chi gli vive accanto.
Considera quindi la mia opinione come quella di chi è solo osservatore esterno del problema.
Quello che d'acchito mi viene di pensare è che per prima cosa non bisognerebbe fare nulla per non fare sentire queste persone "diverse". C'è poco da fare, chi vive così sicuramente vive "diversamente da me" e far finta di niente, applicare una finta nonchalance serve semmai al contrario. Aggirare l'ostacolo impegnandosi a trovare nuovi termini o evitare semplicemente di collegare la persona al problema non so a cosa possa servire. Una cosa più utile è sicuramente fare in modo che il disabile sia più indipendente possibile (fin dove l'handicap lo consenta) e che , appunto, a l'handicap fisico o mentale che sia, non si aggiunga l'handicap infrastrutturale e sociale.
Ma riguardo al problema trovo quasi inutili le mie considerazioni, sarei più attento ad ascoltare chi le vive in prima persona e poi, dopo aver imparato qualcosa, potrei anche evitare di dire banalità.
abbracci, mm

ps: spero di non avere frainteso la domanda, in effetti tu chiedevi "che rapporto abbiamo con i disabili" per la precisione
[Modificato da mistermoog 16/08/2007 13:20]










Ah, tutto accade una volta soltanto,
ma una volta, sì, deve accadere.
Per valle o monte, per prato o per campo
devo svanire, per sempre tacere
be water my friend

16/08/2007 13:30
 
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Molto sensibile,
non avevo dubbi Mistermoog.
Il problema, dato che esistono problemi, e' che noi "normo", (dicasi normo per chi e' normale), siamo ignoranti e quindi non siamo partecipi fino in fondo alle problematiche del disabile, se non ne veniamo per qualche motivo tirati per i capelli. Vuoi per un incidente ad un amico, familiare, conoscente. Insomma....se non tocchiamo con mano, non sappiamo le difficolta' del disabile. Vivo in prima persona il problema. Avete mai pensato che parcheggiare una macchina vicino ad uno scivolo di un marciapiede......impedisce ad un disabile di attraversare e quindi deve tornarsene buono buono indietro? Avete mai pensato che quando lasciamo la cacca del nostro cane sul marciapiede una carrozzina non puo' passare senza portare in giro la cacca? E quando si parcheggia nel parcheggio dei disabili?
Ma il punto e' anche.........apprezzarli. Sono persone come noi....la nostra sensibilita' dovrebbe lavorare a mille volte superiore della media. Spero di potre approfondire questo argomento. [SM=x431269]
16/08/2007 15:23
 
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dunque dunque

per dire la mia sull'argomento, e per non smentire la mia reputazione di logorrico, devo necessariamente accennare alla mia visione della vita in generale.
Non mi riferisco alle problematiche sociali ed infrastrutturali a cui hai accennato sibilla, che sono sotto gli occhi di tutti e davanti alle quali, sono pienamente d'accordo, servirebbe una sensibilità molto maggiore di quella che c'è in generale.
Mi riferisco alla mia concezione del cosidetto disabile, dalla quale necessariamente ne consegue il mio approccio a queste persone, il mio modo di concepirle e di relazionarmi a loro.

Parlo della disabilità fisica perchè quella mentale dal mio punto di vista è un altro discorso.
Ebbene io parto dal presupposto che ogni cosa nella nostra vita sia responsabilità nostra e solo nostra. Nel caso di disabilità per incidenti, quindi, io sono convinto che la persona in questione abbia SCELTO quello che gli è capitato. Ne consegue che non sarei mosso da sentimenti di pena o pietà o compassione nel rapportarmi a lei, ma esprimerei con ogni mio atto la convinzione che quello che le è capitato è stata una sua scelta, e che la cosa più sbagliata sarebbe assuefarsi al ruolo della vittima, mentre quella più giusta sarebbe cercare di comprendere le dinamiche per le quali è successo quel che è successo.
Perchè ritengo che ognuno abbia un qlcsa da capire e/o da guadagnare in ogni vita, e condizioni limitanti del corpo come una disabilità non sono altro che una variabile dell'equazione.
D'altra parte, per come la vedo io il 98% del mondo è disabile... anche se non si vede a prima vista.

Questo discorso vale anche nel caso di una disabilità congenita: chiamale questioni karmiche, o come vuoi, non è importante tanto la causa quanto la FINALITA' per cui quella certa persona è nata disabile.
E' prioritario cioè aiutarla insomma a capire cos'è che è necessario superare.
Perchè spesso una disabilità corrisponde potenzialmente ad una SUPERabilità opposta o complementare. L'esempio più stupido è il classico cieco che ha tutti gli altri sensi molto più sensibili delle altre persone.
E' il mondo interiore ad essere importante, ad avere la priorità, perchè quello che accade dentro si riverbera sulla personale realtà esteriore e la determina in toto.
Quindi la finalità karmica se così vogliamo chiamarla è quella di dare una maggiore opportunità a quella persona di comprendere qlcsa di fondamentale, una via obbligata insomma, che nella condizione di "normale" le sarebbe preclusa o nascosta.

Non è raro che un disabile faccia cose grandi, impensabili alle persone "normali". Pensiamo a Stephen Hawking, l'astrofisico sulla sedia a rotelle... è storpio dalla testa ai piedi, ma ha uno dei cervelli più straordinari della storia.
Erickson, un genio del secolo scorso, ipnoterapeuta, psicanalista, UOMO, era pure lui sulla sedia a rotelle, ne aveva di tutti i colori.

Tempo fa vidi a "il senso della vita" di Bonolis l'intervista ad un ragazzino di 16 o 17 anni sulla sedia a rotelle, senza gambe, e mi pare, pure senza braccia. Perfettamente normale per il resto, anche un bel ragazzotto.
Beh ragazzi mi è venuta la pelle d'oca. Raramente mi è capitato di sentire una tale saggezza, serenità, profondità d'animo, semplicità, venire espressa dalla bocca di qlcno. Una cosa commuovente.
Guardando quel ragazzo non vedevo un corpo mutilato, un essere umano a cui dare pietà, aiuto, compassione, conforto, ma un essere evoluto degno della più alta stima, anzi a cui affidarsi e da cui imparare molto.
Tra l'altro dipingeva con la bocca e dovreste vedere che disegni.
Forse se avesse avuto gli arti, sarebbe stato a pomiciare con l'ennesima belloccia, o a giocare a calcio con 10 decerebrati, o in discoteca a dimenarsi come un tarantolato.

Così vedo la disabilità: un'opportunità.
Difficile da comprendere, ma per questo importantissima.
E così quindi mi interfaccio con i disabili.

PS: a dirla tutta provo maggior compassione per skizofreak che per un cosidetto disabile...
16/08/2007 16:32
 
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1) zoccolaccia, avevo pensato proprio a Steven, il più grande fisico teorico vivente. A lui non funziona nessuna parte del corpo tranne...la "testa" (hai detto niente!)

2)Il ragazzino da Bonolis, per caso lo vidi anch'io, da pelle d'oca veramente (e anche più...)

3)I miei diritti d'autore per....i "neologismi"?










Ah, tutto accade una volta soltanto,
ma una volta, sì, deve accadere.
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16/08/2007 16:49
 
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Ciao a tutti, sono il futuro marito di Sibilla.....quante cose da dire su questo argomento! Per ora mi limito ad aggiungere all'elenco un altro nome illustre, il Presidente americano Roosevelt (spero di averlo scritto bene). A presto [SM=g27823]
16/08/2007 22:04
 
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Cara Sibilla,
mi piace il tipo di discussioni che proponi e vorrei rispondere raccontando il mio rapporto
con le persone diversamente abili.
Veronica era una mia compagna di prima elementare, il suo corpo rimase per sempre
quello di una bambina di circa quattro anni.
Le mie compagne di classe la prendevano in giro e io ero l’ unica che giocava insieme a lei.
La aiutavo a fare i compiti, stavo con lei a giocare durante la ricreazione e ero l’ unica ad
accompagnarla al bagno, perché nemmeno le maestre sembravano avere la delicatezza
di farlo.
Inutile dire che le mie compagne mi odiavano per questo, ma io lo facevo semplicemente
perché per me era normalissimo, giusto, spontaneo stare con lei.
Lei spesso mi chiedeva piangendo perché la prendessero in giro e io allora cercavo di
spiegarglielo nel modo più semplice possibile.
Mi ricordo ancora un intervallo scolastico in cui le mie compagne erano fuori in giardino
e io mi presi Veronica in banco insieme per farla finire di colorare alcuni disegni.
La mia (amatissima) maestra stava in piedi davanti alla cattedra e ci osservava.
Ricordo quello sguardo. Intenso. Mi chiedevo perché mi guardasse così.
Alla fine dell’ intervallo tutti rientrarono e la maestra mi chiamò vicino a sé dandomi
un braccialetto dicendo: per l’ impegno che metti nella cura di Veronica.
A fine anno i suoi genitori d’ accordo con la maestra le fecero ripetere la prima e
passò in un’ altra classe.

Un'altra persona diversamente abile la conobbi in vacanza, eravamo in camping assieme.
Luca, un ragazzo bello e solare con grandi occhi azzurri con gli arti inferiori atrofizzati.
Nato così, senza poter usare le gambe. Mi stupiva la sua voglia di vivere, perché non si
abbatteva di fronte a nulla, studiava all’ università di Padova e ci andava in macchina,
con il freno l’ acceleratore e frizione manuali posizionati sul volante.
Una persona completamente autonoma da questo punto di vista.
Paratleta, si allenava tutti i giorni, lavorava, usciva con gli amici.
Un giorno lui e tutta la sua compagnia vennero a trovarmi e uscimmo a mangiare una pizza.
Quella sera mi resi conto dei problemi che una persona in carrozzina può avere.
Solo una pizzeria era accessibile, le altre avevano gradini e ostacoli invalicabili per lui.
Ricordo che dopo la nostra visita, una delle pizzerie con i gradini alti si dotò di una pedana per disabili.
Luca era una persona splendida, stava con una bellissima ragazza e viveva come un ragazzo della sua
età, tra università sport e vacanze.
Un giorno mi disse, e questa fra tutte è la frase che mi ricorda lui: non ho mai saputo cosa si prova a camminare, a correre. Quanto mi piacerebbe! Almeno una volta, una sola.



Se ho visto
un po' più lontano
è perchè stavo
sulle spalle dei
giganti

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17/08/2007 15:17
 
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Aurih.....cruda considerazione. A volte siamo artefici del nostro futuro ...altre no. Conosco un ragazzo che e' in coma da 9 anni. Sai com'e' successo? Andava in motorino e pioveva. Le gomme hanno slittato e un salto contro al palo della luce lo ha ridotto ad un essere che vegeta. Dici che lo ha scelto lui? Se non andava in motorino certo che non succedeva.....ma tu mi insegni che con i ma e con i se....non si va certo avanti. Forse non ho saputo interptetare bene il tuo scritto, se e' cosi' scusami e magari fammi esempi semplici che io possa capire la tua analisi. Te ne sono grata.
.............omissis:Così vedo la disabilità: un'opportunità.
Difficile da comprendere, ma per questo importantissima.
E così quindi mi interfaccio con i disabili.
...
opportunita'? anche questo scusami sapresti spiegarmela in parole povere povere? Grazie. Scusami non vorrei sembrarti puerile, ma proprio non capisco. [SM=g27813]
17/08/2007 15:21
 
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helenna.....mi sono venuti dei brividi positivi nel leggere il tuo scritto. Dolce e sensibile. Ma da allora......se vedi un disabile che fai? Mi spiego. Sai che magari un disabile trae beneficio anche se incontrandolo gli rivolgi uno sguardo sorridente? Invece, non credo sia il tuo caso, ci sono persone che non avendo un comportamento normale, evitano di guardarli e cosi' oltre che disabile, il disabile si sente come un lebbroso da evitare. Credo, parlandone, si possa migliorare molto nei loro confronti. Grazie per la tua testimonianza. [SM=x431269]
17/08/2007 15:24
 
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ALBERT........
un tuo intervento mi piacerebbe molto. Lo sai vero? [SM=g27823]
17/08/2007 16:07
 
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opportunita'? anche questo scusami sapresti spiegarmela in parole povere povere?

non credo di avere usato parole difficili...
...la finalità (di una disabilità) è quella di dare una maggiore opportunità a quella persona di comprendere qlcsa di fondamentale, una via obbligata insomma, che nella condizione di "normale" le sarebbe preclusa o nascosta.

Auriah.....cruda considerazione. A volte siamo artefici del nostro futuro ...altre no

ebbene sibilla mi sa che non c'è molto da spiegare, abbiamo semplicemente punti di vista diversi: secondo me, siamo SEMPRE artefici del nostro futuro, senza eccezioni. Mi rendo conto che è difficile da accettare, vengono in mente mille cose per dimostrare che non può essere così, ma a me ne vengono in mente diecimila per dimostrare che NON PUO' NON ESSERE COSI'.
Se non sei d'accordo non è mia intenzione convincere nessuno nè discutere, semplicemente avevi chiesto il nostro rapporto con i disabili ed io ho risposto.
Puoi intenderla come un credo religioso (anche se la parola religione mi fa venire l'orticaria); in verità ritengo che si possa giungere a tale conclusione osservando con profondità le cose della vita e cercando di capirle con la propria testa, senza preconcetti o sentimentalismi prefabbricati.
Spero sia chiaro comunque che ciò non significa che tratto male i disabili, semplicemente non li tratto come povere vittime; le condizioni in cui uno si trova sono quelle che lui si è scelto per attuare il senso della propria vita.
Ovviamente non è LA verità, ma solo la MIA verità...
[Modificato da Auriah 17/08/2007 16:12]
17/08/2007 19:59
 
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E' vero, avete due approcci diversi all'argomento. Capitevi...
Vorrei sottolineare una frase della mia z...ehm di Auriah:

D'altra parte, per come la vedo io il 98% del mondo è disabile... anche se non si vede a prima vista.

.
Volendo andare oltre l'interessante discussione aperta da Sibilla, si potrebbe parlare parecchio di cosa sia in realtà la disabilità. Forse, rispetto alla nostra vera identità siamo tutti "disabili".










Ah, tutto accade una volta soltanto,
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17/08/2007 21:22
 
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Volendo andare oltre l'interessante discussione aperta da Sibilla, si potrebbe parlare parecchio di cosa sia in realtà la disabilità

ehm... [SM=x431226] opsss...
Io veramente così l'avevo intesa...
Mi stai dicendo che l'argomento centrale della discussione erano le scale al ristorante e le auto parcheggiate male?
17/08/2007 23:46
 
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FORSE..........E SOTTOLINEO IL FORSE,
e' vero il detto: non puoi capire se non lo vivi sulla tua pelle. Un bambino si sveglia in piena notte, non sente piu' le gambe. Urla. La mamma lo porta in ospedale: poleomelite. Il bambino ha scelto di non camminare piu' per tutte la vita? Il bambino ha scelto a 4 anni di fare il gioco del disabile e arrivare a 60 anni senza sapere che significa correre a piedi scalzi? E altre cose ancora? No....non e' cosi'. Nel rispetto assoluto della convinzione di Auriah, che stimo molto, penso che vivere con una persona disabile, ti mette di fronte a realta' ben diverse dalle teorie.
Quando si incontra un non vedente come si puo' pensare che sia lui stesso l'artefice di quel tipo di disabilita'?
Se mi dite che un drogato ha un incidente in macchina che guidava lui e che rimane in carrozzina.......beh, ci potrebbe stare. Ma un po stretto.
Il rispeto va prima alle persone e poi a quello che c'e' dietro. Mi piace comunque il concetto generale. Non pieta' ma rispetto . La pieta' non e' tollerata ne dai normo ne dai disabili. Almeno credo. [SM=x431217]
18/08/2007 18:08
 
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Ciao Sibilla, per rispondere alla domanda che mi hai fatto e cioè:

Ma da allora......se vedi un disabile che fai? Mi spiego. Sai che magari un disabile trae beneficio anche se incontrandolo gli rivolgi uno sguardo sorridente?

So che ci sono persone che si girano dall' altra parte, ma se incontro un disabile per strada lo guardo e gli sorrido, ho sempre fatto così. E spesso mi fermo. L' anno scorso in montagna durante una passeggiata con mio figlio ho incontrato una mamma con un bambino affetto da sindrome di down in carrozzina, mi sono subito fermata a parlare con loro, e ci siamo seduti tutti insieme in una panchina a chiacchierare.
Il bambino mi voleva abbracciare e tenere per mano, e io a mia volta l' ho abbracciato con gioia, senza imbarazzo.
e resta un tenero ricordo..

Un abbraccio


Se ho visto
un po' più lontano
è perchè stavo
sulle spalle dei
giganti

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19/08/2007 11:30
 
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helenna.........
e' bellissimo questo tuo racconto. Invece io prima di essere toccata da vicino da questo problema, non ci facevo caso. In effetti, per evitare un mio imbarazzo, volgevo lo sguardo da un altra parte appena intravvedevo un disabile. Che poverta' mentale che avevo!!! Ecco perche' mi piacerebbe sensibilizzare gli altri, che magari senza rendersi conto fanno gli errori che ho fatto io. Il disabile e' una persone come noi.......a volte meglio. Parlo per me.
19/08/2007 13:52
 
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Forse perché guardare gli altri e i loro cosiddetti "problemi" , in questo caso la disabilità, ci mette di fronte alle nostre "paure" più profonde. L' imbarazzo è negli occhi di chi guarda..e ci giriamo forse per non fare i conti con noi stessi, col nostro vero Sè.
Un abbraccio!


Se ho visto
un po' più lontano
è perchè stavo
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(Isaac Newton)
20/08/2007 15:25
 
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Il bambino ha scelto a 4 anni di fare il gioco del disabile e arrivare a 60 anni senza sapere che significa correre a piedi scalzi? E altre cose ancora? No....non e' cosi'. Nel rispetto assoluto della convinzione di Auriah, che stimo molto, penso che vivere con una persona disabile, ti mette di fronte a realta' ben diverse dalle teorie

sibilla, se per te è questione di vaghe teorie contro l'esperienza diretta.. non ho comunque nulla da aggiungere. Ognuno dalle proprie esperienze e riflessioni trae una propria visione della vita; questa è la mia, quel che ho detto è quel che penso riguardo all'argomento (senza voler offendere nessuno ovviamente). Non serve che ti dica che il bambino di 4 anni impossibilitato a camminare non cambia nulla di quello che ho detto. La scelta di cui parlo è una scelta che va oltre le cose terrene, e viene fatta da una parte di noi che non riconosciamo come "noi".

Non esiste poi un sistema di riferimento assoluto per la sofferenza, come per nessun'altra cosa. Il senso della vita di una persona non è comprensibile da nessun'altro. Quello che vediamo negli altri è un riflesso di noi stessi, che sia rancore, rabbia, compassione, istinto di protezione.

Ti lascio con una favoletta che esprime meravigliosamente i concetti che ho cercato di trasmettere.
Altro non saprei che dire
Un caro saluto

C’era una volta, in un luogo fuori dal tempo, una Piccola Anima
che disse a Dio: “Io so chi sono!”
“Ma è meraviglioso! E dimmi, chi sei?” chiese il Creatore.
“Sono la Luce!”
Il volto di Dio si illuminò di un grande sorriso.
“E’ proprio vero! Tu sei la Luce.”
La Piccola Anima si sentì tanto felice, perchè aveva finalmente
scoperto quello che tutti i suoi simili nel Regno avrebbero
dovuto immaginare.
“Oh”, mormorò, “è davvero fantastico!”
Ben presto però, sapere chi era non fu più sufficiente.
Sentiva crescere dentro di sè una certa agitazione,
perchè voleva essere ciò che era.
Tornò quindi da Dio (un’idea niente male per chiunque desideri
essere Chi è in realtà) e, dopo aver esordito con un:
“Ciao, Dio!” domandò: “Adesso che so Chi Sono, va bene se lo sono?”
E Lui rispose: “Intendi dire che vuoi essere Chi Sei Già?”
“Beh, una cosa è saperlo, ma quanto a esserlo veramente…
Insomma, io voglio capire come ci si sente nell’essere la Luce!”
“Ma tu sei la Luce”, ripetè Dio, sorridendo di nuovo.
“Si, ma voglio scoprire che cosa si prova!”
piagnucolò la Piccola Anima.
“Eh, già” ammise il Creatore nascondendo a malapena una risatina,
“avrei dovuto immaginarmelo.
Hai sempre avuto un grande spirito d’avventura.”
Poi cambiò espressione.
“Però, però… C’è un problemino..”
“Di che si tratta?”
“Ebbene, non c’è altro che Luce. Vedi io ho creato solo ciò che sei e,
di conseguenza, non posso suggerirti nulla per sentire Chi Sei,
perchè non c’è niente che tu non sia.”
“Ehh?” balbettò la Piccola Anima,
che a quel punto faceva fatica a seguirlo.
“Mettiamola in questo modo”, spiegò Dio. “Tu sei come una candela
nel Sole. Oh, esisti, indubbiamente. In mezzo a milioni di miliardi
di altre candele che tutte insieme lo rendono ciò che è.
E il sole non sarebbe il Sole senza di te.
Senza una delle sue fiammelle rimarrebbe una semplice stella…
perche’ non risulterebbe altrettanto splendente.
E, dunque, la domanda è questa:
Come fare a riconoscersi nella Luce quando se ne è circondati ?”
“Ehi”, protestò la Piccola Anima, “il Creatore sei tu. Escogita una soluzione !”
Lui sorrise di nuovo. “L’ho già trovata”, affermo’.
“Dal momento che non riesci a vederti come Luce quando sei dentro la luce,
verrai sommerso dalle tenebre.”
“E che cosa sarebbero queste tenebre”
“Sono ciò che tu non sei” fu la Sua risposta.
“Mi faranno paura?”
“Solo se sceglierai di lasciarti intimorire”, lo tranquillizzò Dio.
“In effetti, non esiste nulla di cui avere paura, a meno che non sia tu
a decidere altrimenti.
Vedi, siamo noi a inventarci tutto. A lavorare di fantasia.”
“Ah, se è così…” fece un sospiro di sollievo la Piccola Anima.
Poi Dio proseguì spiegando che si arriva alla percezione delle cose
quando ci appare il loro esatto opposto.
“E questa è una vera benedizione”, affermò, “perchè, se così non fosse,
tu non riusciresti a distinguerle.
Non capiresti che cos’è il Caldo senza il Freddo, ne’ che cos’è
Su se non ci fosse Giù, ne’ Veloce senza Lento.
Non sapresti che cos’è la Destra in mancanza della Sinistra,
e neppure che cosa sono Qui e Adesso, se non ci fossero La’ e Poi.
Perciò – concluse - quando le tenebre saranno ovunque,
non dovrai agitare i pugni e maledirle.
Sii piuttosto un fulgore nel buio e non farti prendere dalla collera.
Allora saprai Chi Sei in Realtà, e anche tutti gli altri lo sapranno.
Fa’ che la tua Luce risplenda al punto da mostrare a chiunque
quanto sei speciale!”
“Intendi dire che non é sbagliato fare in modo che gli altri
capiscano il mio valore?” chiese la Piccola Anima.
“Ma naturalmente!” ridacchiò Dio.
“E’ sicuramente un bene! Rammenta, però, che
non significa che tu sei migliore.
Tutti sono speciali, ognuno a modo proprio!
Tuttavia, molti lo hanno dimenticato. Capiranno che è buona cosa
esserlo nel momento in cui lo comprenderai tu.”
“Davvero?” esclamò la Piccola Anima danzando,
saltellando e ridendo di gioia.
“Posso essere speciale quanto voglio?”
“Oh, si, e puoi iniziare fin da ora”, rispose il Creatore
che danzava, saltellava e rideva a Sua volta.
“In che modo ti va di esserlo?”
“In che modo? Non capisco.”
“Beh”, suggerì Dio, “essere la Luce non ha altri significati,
ma l’essere speciali può essere interpretato in vari modi.
Lo si è quando si è teneri, o quando si è gentili, o creativi.
E ancora, si è speciali quando ci si dimostra pazienti.
Ti vengono in mente altri esempi?”
La Piccola Anima rimase seduta per qualche istante a riflettere.
“Ne ho trovati un sacco!” esclamo’ infine.
“Rendersi utili, e condividere le esperienze, e comportarsi
da buoni amici.
Essere premurosi nei confronti del prossimo.
Ecco, questi sono modi per essere speciali!”.
“Si!” ammise Dio, “e tu puoi sceglierli tutti, o trovare qualsiasi
altro modo per essere speciale che ti vada a genio, in ogni momento.
Ecco che cosa significa essere la Luce.”
“So cosa voglio essere, io so cosa voglio essere!” annunciò la Piccola Anima
sprizzando felicità da tutti i pori.
E ho deciso che sceglierò quella parte che viene chiamata perdono.
Non è forse speciale essere indulgenti?
“Oh, certo”, assicurò Dio. “E’ molto speciale.”
“Va bene, è proprio quello che voglio essere.
Voglio saper perdonare.
Voglio Fare Esperienza in questo modo.”
“C’è una cosa però che dovresti sapere.”
La Piccola Anima fu quasi sul punto di perdere la pazienza.
Sembrava ci fosse sempre qualche complicazione.
“Che c’è ancora?” ribattè con un sospiro.
“Non c’è nessuno da perdonare”, disse Dio.
“Nessuno?” Era difficile credere a ciò che aveva appena udito.
“Nessuno”, ripetè il Creatore. “Tutto ciò che ho creato è perfetto.
Non esiste anima che sia meno perfetta di te. Guardati attorno.”
Solo allora la Piccola Anima si rese conto che si era radunata
una grande folla.
Tanti altri suoni simili erano arrivati da ogni angolo del Regno
perchè si era sparsa la voce di quella straordinaria
conversazione con Dio e tutti volevano ascoltare.
Osservando le innumerevoli altre anime radunate li’ intorno,
non potè fare a meno di dare ragione al Creatore.
Nessuna appariva meno meravigliosa, meno magnifica o meno perfetta.
Tale era il prodigio di quello spettacolo, e tanta era la Luce
che si sprigionava tutt’attorno, che la Piccola Anima
riusciva a malapena a tenere lo sguardo fisso sulla moltitudine.
“Chi, dunque, dovrebbe essere perdonato?” tornò alla carica Dio.
“Accidenti, mi sa proprio che non mi divertirò!
Mi sarebbe tanto piaciuto essere Colui Che Perdona.
Volevo sapere come ci si sente a essere speciali in quel senso.”
La Piccola Anima capì, in quel momento, che cosa di prova
a essere tristi.
Ma un’Anima Amica si fece avanti tra la folla e disse:
“Non te la prendere, io ti aiuterò.”
“Dici davvero? Ma che cosa puoi fare?”
“Ecco, posso offrirti qualcuno da perdonare!”
“Tu puoi…”
“Certo! Posso venire nella tua prossima vita e fare qualcosa
che ti consentirà di dimostrare la tua indulgenza.”
“Ma perchè? Per quale motivo?” chiese la Piccola Anima.
“Sei un Essere di suprema perfezione! Puoi vibrare a una velocità
così grande da creare una Luce tanto splendente
da impedirmi quasi di guardarti!
Che cosa mai potrebbe indurti a rallentare le tue vibrazioni
fino a offuscarla? Che cosa potrebbe spingere te
-che sei in grado di danzare in cima alle stelle
e viaggiare per il Regno alla velocità del pensiero-
a calarti nella mia vita e divenire tanto pesante da compiere
questo atto malvagio?”
“E’ semplice”, spiegò l’Anima Amica, “perchè ti voglio bene.”
Sentendo quella risposta, lo stupore invase la Piccola Anima.
“Non essere tanto meravigliato, Piccola Anima.
Tu hai fatto lo stesso per me. Davvero non ricordi?
Oh, abbiamo danzato insieme molte volte, tu e io.
Nel corso di tutte le età del mondo e di ogni periodo storico,
abbiamo ballato.
Abbiamo giocato per tutto l’arco del tempo e in molti luoghi.
Solo che non te ne rammenti.
“Entrambi siamo stati Tutto. Siamo stati Su e Giu’,
la Sinistra e la Destra, il Qui e il La’, l’Adesso e il Poi;
e anche maschio e femmina, bene e male:
siamo ambedue stati la vittima e l’oppressore.
Ci siamo incontrati spesso, tu e io, in passato;
e ognuno ha offerto all’altro l’esatta e perfetta opportunità
di Esprimersi e di Fare Esperienza di Ciò che Siamo in Realtà.”
“E quindi”, continuò a spiegare l’Anima Amica,
“io verrò nella tua prossima vita e, questa volta, sarò il cattivo.
Commenterò nei tuoi confronti qualcosa di veramente terribile,
e allora riuscirai a provare come ci si sente nei panni
di Colui Che Perdona”.
“Ma che cosa farai”, domandò la Piccola Anima,
leggermente a disagio, “da risultare tanto tremendo?”
“Oh”, rispose l’Anima Amica strizzando l’occhio,
“ci faremo venire qualche bella idea”.
Poi soggiunse a voce bassa:
“Sai, tu hai ragione riguardo a una cosa”.
“E quale sarebbe?”
“Dovrò diminuire alquanto le mie vibrazioni, e aumentare
a dismisura il mio peso per commettere questa brutta cosa.
Mi toccherà fingere di essere ciò che non sono.
E quindi, ti chiedo in cambio un favore.”
“Oh, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa!” gridò la Piccola Anima,
che intanto ballava e cantava.
“Riuscirò a perdonare, riuscirò a perdonare!”
Poi si rese conto del silenzio dell’Anima Amica e allora chiese:
“Che cosa posso fare per te? Sei davvero un angelo,
sei così disponibile ad accontentarmi!”
“E’ naturale che sia un angelo!” li interruppe Dio.
“Ognuno di voi lo e’! E rammentatelo sempre:
Io vi ho mandato solo angeli.”
A quel punto la Piccola Anima sentì ancora più forte il desiderio
di esaudire la richiesta e chiese di nuovo:
“Che cosa posso fare per te?”
“Quando ti colpirò e ti maltratterò, nell’attimo in cui commetterò
la cosa peggiore che tu possa immaginare,
in quello stesso istante …”
“Si? Si…”
“Dovrai rammentare Chi Sono in Realtà”, concluse l’Anima Amica
gravemente.
“Oh, ma lo farò!” esclamò la Piccola Anima, “lo prometto!
Ti ricorderò sempre così come sei qui, in questo momento!”
“Bene”, commentò l’Anima Amica, “perchè, vedi, dopo che
avrò finto con tanta fatica, avrò dimenticato chi sono.
E se non mi ricorderai per come sono, potrei non rammentarmelo
per un sacco di tempo.
Se mi scordassi Chi Sono, tu potresti addirittura dimenticare
Chi Sei, e saremo perduti entrambi.
E allora avremmo bisogno di un’altra anima che venisse
in nostro soccorso per rammentarci Chi Siamo.”
"No, questo non accadrà!” promise la Piccola Anima.
“Io ti ricorderò! E ti ringrazierò per avermi fatto questo dono:
l’opportunità di provare Chi Sono.”
Quindi, l’accordo fu fatto.
E la Piccola Anima andò verso una nuova vita,
felice di essere la Luce e raggiante per la parte
che aveva conquistato, la Capacità di Perdonare.
Attese con ansia ogni momento in cui avrebbe potuto fare
questa esperienza per ringraziare l’anima che
con il suo amore l’aveva resa possibile.
E in tutti gli istanti di quella nuova vita,
ogni qualvolta compariva una nuova anima a portare
gioia o tristezza –specialmente tristezza-
ricordava quello che aveva detto Dio.
“Rammentatelo sempre”,
aveva affermato con un sorriso,
“Io vi ho mandato solo angeli”.


N.D.Walsh, "La Piccola Anima e il Sole"
20/08/2007 17:20
 
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Re:
Auriah, 20/08/2007 15.25:

[QUOTE


“Io vi ho mandato solo angeli”.


N.D.Walsh, "La Piccola Anima e il Sole"



Grazie per aver postato questo racconto.... fa veramente riflettere



Acqua
20/08/2007 17:20
 
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QUANTO MI E' PIACIUTA QUESTA SEMPLICE STORIA


DATEMI UNO STUZZICADENTI CHE NE SGUSCIO DUE BOVERI
20/08/2007 17:54
 
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Ho riflettuto molto se intervenire in quanto l'argomento proposto da Sibilla mi sembra adatto a considerazioni e opinioni provenienti da persone normodotate piuttosto che da disabili. Ma alcune opinioni mi spingono a dire anche la mia, sia pur brevemente.....ovviamente sono disabile. Lo sono dall'età di 5 anni ed ho superato gli anta da un pezzo. Fui colpito dal virus della poliomielite insieme a migliaia di bambini in Italia che in parte morirono. Io fui fortunato perchè, nonostante la gravità del mio handicap, sono qui a parlare con voi. Non solo, ma ho potuto laurearmi, avere un figlio, un lavoro di una certa responsabilità ed incontrare una donna meravigliosa.

Ma la poliomielite non l'ho cercata io, come ho letto sopra, e questa affermazione mi fa supporre che certuni, pur se colti, parlino più in teoria che avendo presente la vita pratica. Nessuno ha colpe per le proprie idee o per la non conoscenza dei problemi reali, nè voglio certamente scendere in polemiche su un tema serio, impegnativo e drammatico come questo. Ma rimanere perplesso di fronte a simili affermazioni mi sembra comprensibile e vi chiedo scusa dell'enfasi con cui mi esprimo in proposito. Così come mi meraviglia l'affermazione, nella quale mi è sembrato di cogliere ironia, che i problemi dei disabili non sono i parcheggi o le barriere architettoniche. Certo, il vero problema è l'ignoranza degli amministratori e di parte dell'opinione pubblica su questi temi - fenomeno tipico dell' Italia - che comporta l'impossibilità per i disabili più gravi di socializzare uscendo di casa.

Non voglio dilungarmi, vorrei solo concludere con le parole inviatemi da Clay Regazzoni quando organizzai un convegno nel 1884 sulle barriere architettoniche. ".......a Modena ho passato alcuni degli anni più belli della mia carriera automobilistica. Ora mi disturba molto non poter percorrere le stesse strade e piazze con la facilità di prima. Credo che alla base del problema ci sia il disinteresse e il menefreghismo degli uomini politici....."
Detto per inciso, in quel convegno fu presentato dall'On. Franco Piro un progetto di legge, approvato poi all'unanimità, che prevedeva il divieto di finanzaiamenti per gli edifici pubblici che venissro costruiti senza rispettare le esigenze dei disabili.

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20/08/2007 18:29
 
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caro albert, rispondo in battuta perchè mi sento chiamato in causa essendo io la pietra dello scandalo che ha postato quelle idee tanto poco ortodosse.
Innanzitutto spero si sia capito e di non doverlo ripetere ancora, che alla base per quanto mi riguarda c'è il massimo rispetto e solidarietà per te o per chiunque altri, normo, disab, dotati o meno.

Se hai colto dell'ironia forse c'era ma proprio un'oncia, e non riguardava certo la veridicità dei problemi, seri e tangibili, che hai citato.

Molto semplicemente, ho malinterpretato lo spirito della discussione.
Non essendo in un forum di problemi politico-sociali ma di Viaggi Astrali, ove tendenzialmente si parla si chiacchiera si discute dell' aspetto diciamo spirituale-filosofico-esistenziale di qualsivoglia argomento, che è anche quello che mi sta più a cuore, ho dato per scontato che fosse questo l'aspetto che interessava sviscerare, mettendo in secondo piano i problemi sociali ed infrastrutturali che hai ripreso tu.
I due approcci sono proprio su piani diversi, quindi mea culpa.

Sulle scale e i parcheggi cmq non ho niente da dire, se non: starò ancora più attento in futuro.

Pace e bene a tutti
A.

20/08/2007 19:21
 
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Re:
Auriah, 20/08/2007 18.29:

caro albert, rispondo in battuta perchè mi sento chiamato in causa essendo io la pietra dello scandalo che ha postato quelle idee tanto poco ortodosse.
Innanzitutto spero si sia capito e di non doverlo ripetere ancora, che alla base per quanto mi riguarda c'è il massimo rispetto e solidarietà per te o per chiunque altri, normo, disab, dotati o meno.

Se hai colto dell'ironia forse c'era ma proprio un'oncia, e non riguardava certo la veridicità dei problemi, seri e tangibili, che hai citato.

Molto semplicemente, ho malinterpretato lo spirito della discussione.
Non essendo in un forum di problemi politico-sociali ma di Viaggi Astrali, ove tendenzialmente si parla si chiacchiera si discute dell' aspetto diciamo spirituale-filosofico-esistenziale di qualsivoglia argomento, che è anche quello che mi sta più a cuore, ho dato per scontato che fosse questo l'aspetto che interessava sviscerare, mettendo in secondo piano i problemi sociali ed infrastrutturali che hai ripreso tu.
I due approcci sono proprio su piani diversi, quindi mea culpa.

Sulle scale e i parcheggi cmq non ho niente da dire, se non: starò ancora più attento in futuro.

Pace e bene a tutti
A.




Credo che ogni problema vada affrontato nell'ottica giusta, e non vedo cosa ci sia di spirtuale o filosofico nel riuscire ad afferrare o meno una bottiglia d'acqua. Comunque posso assicurarti che non ho assolutamente letto mancanza di rispetto o di solidarietà nei tuoi post. Ed il tuo mea culpa non può che farti onore.



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20/08/2007 20:29
 
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perfetto menomale [SM=g27823]

indulgo però un'altra volta su questa discussione perchè hai esposto in poche parole il nocciolo della nostra incomprensione:

Credo che ogni problema vada affrontato nell'ottica giusta, e non vedo cosa ci sia di spirtuale o filosofico nel riuscire ad afferrare o meno una bottiglia d'acqua

dal mio punto di vista quella "spirituale e filosofica" è proprio l'ottica giusta.
Non sono capace di farmi capire, d'altronde non ne sento la necessità, quindi mi taccio.
20/08/2007 21:29
 
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Tot capita tot sententiae. La filosofia di una mano rattrappita stuzzica gli angoli più remoti della mia povertà spirituale.

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