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E' inopportuno parlare a un bambino del V.A.?

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2010 14:25
14/05/2010 09:54
 
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E lo so, adesso Alfea mi prenderà in giro perchè tiro fuori discussioni vecchie e concluse da tempo, ma chissenefrega!
[SM=g27828]
(Alfi, SMACK! ...ma non c'era una faccina che dava il bacino????)

Ho una bimba di 2 anni e mi sono posta la stessa domanda...
Partite da un presupposto: se il bambino è indaco, sa già tutto da solo e meglio di noi: deve solo capire quel che sa e assimilarlo.
A noi genitori spetta solo non contrastare il suo bisogno di conoscenza, rispondendo alle sue domande in modo più completo, esaustivo e chiaro possibile, mettendo però bene in evidenza che anche noi siamo ancora alla ricerca di una spiegazione e che nessuno possiede la verità.
Proprio perchè il bambino non ha le sovrastrutture culturali e sociali che abbiamo noi, la sua naturale predisposizione potrebbe fargli scoprire aspetti che noi, con i nostri anni di studio, non siamo ancora riusciti ad afferrare.
Paradossalmente, il NOSTRO approccio agli argomenti che esulano dalla più concreta realtà potrebbe addirittura sviarlo, perchè è comunque "inquinato" dalle nostre sovrastrutture.
Se ovviamente il bimbo fa domande, è necessario rispondergli su quasiasi argomento, sia esso il VA, il satanismo o la ricetta della torta margherita. Ovviamente parlando la SUA lingua, esponendo i concetti in modo più chiaro possibile per il SUO livello mentale e la sua età.
Ma a mio parere è necessario aspettare che sia lui a prendere l'argomento, magari anche alla larga. Per esempio, se il bimbo ha la terrificante esperienza citata da Z3nith della paralisi o dello stato vibratorio si può cominciare a parlare con lui della naturalità di quello stato, del fatto che sia un prodromo di esperienze diverse, comunque condivise da molte persone e che esulano dalla realtà concreta del quotidiano.
Ma in generale sconsiglio di andare a dire al bambino ex novo "puoi svegliarti in paralisi o sentire vibrazioni mentre dormi", per svariati motivi.
Prima di tutto per i motivi che avete elencato voi: potrebbe prenderlo come un gioco, o fare brutti incontri a cui non è preparato (e se durante un VA riesce a materializzare l'Acchiappone Notturno che immagina nascosto nell'armadio???), o raccontarlo agli amici ed esser preso in giro.
Provate a pensare al povero bimbo a scuola, additato da tutti mentre ridacchiano dicendo: "dove ha svolazzato la tua mamma stanotte?".
Mio padre (noto cazzaro, che gli venga un brufolo sul naso!!!) quando avevo 8 anni mi ha raccontato che la cioccolata si fa col petrolio. Io ho avuto la malaugurata idea di chiedere conferma durante una conferenza sul petrolio tenuta nella mia scuola elementare... Porto ancora i segni morali delle gigantesche prese per i fondelli che seguirono quel mio intervento!
Inoltre, non sottovalutate l'importanza del sentirsi parte di un gruppo. L'idea di avere un segreto non condivisibile, o di sapere solo lui qualcosa, potrebbe portarlo ad isolarsi, a sentirsi "diverso" dai suoi coetanei che giocano a pallone o con la playstation. E per quanto sia importante la conoscenza, secondo me è infinitamente più importante per un genitore vedere il proprio bimbo che gioca spensierato rotolandosi nel fango con i suoi amichetti!

Conclusione: quoto Moog nel sottolineare l'importanza di parlare ai bambini della realtà concreta e di aiutarli a capire come funziona il mondo che li circonda, posticipando i discorsi "esoterici" a quando saranno abbastanza grandi da farci domande, e soprattutto da capire che quel che diciamo non è la Verità, ma solo una nostra interpretazione (per mia figlia io ora sono l'Oracolo Divino che tutto sa e che tutto può...).
E per "abbastanza grandi" non intendo 8 anni, o 14 o 27. Intendo un'età diversa per ogni bambino, che solo i genitori possono definire, a seconda della sensibilità, della percettività, della flessibilità del bimbo stesso.
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