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Le Donne di Fuora

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2008 13:44
13/05/2008 23:32
 
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Argomento a me caro questo, sentivo che prima o poi se ne sarebbe parlato.
(c'è pure chi ci ha scritto film e cortometraggi...)
Un po' di scritti, così come riportati

STORIE DI DONNE DI FUORA, il sabba bianco
.....In Sicilia infatti, non è mai esistita la credenza nelle 'streghe malvage e malefiche'; ed è mancata pertanto una netta linea di demarcazione tra fate e streghe: ambedue 'potevano esercitare sia il bene che il male'. Dalla parte delle fate stanno, comunque, le donni di fora, e con le fate partecipano a forme di sabba contrassegnate dall'eleganza, dalla bella musica, dalla danza gioiosa, da lieti banchetti: un 'sabba bianco delle fate', di contro al 'sabba nero stregonesco'.
Il sabba delle fate […] rappresenta infatti un 'modello puro', rispetto al sabba delle streghe: quest'ultimo dovendo considerarsi piuttosto una sua forma secondaria in quanto risultato di un successivo processo di demonizzazione ad opera della Chiesa […] una variante di un esteso e quindi presumibilmente antico e profondamente radicato complesso di credenze sciamaniche mediterranee ed europee.
[…] Belle, eleganti, vestite di bianco, con drappeggi da antiche romane o col manto nero da monaca, con altri raffinati costumi dai vivaci colori; suonano strumenti a corda e tamburelli, danzano in gruppo nella notte, appaiono ricche di doni e promesse, amano le mense imbandite, le feste, prediligono i bambini. Ma sono inaffidabili. Nessun sentimento profondo e duraturo alberga in loro; creature d'aria e di terra situate al di là del bene e del male. Così si presentano oggi i donni di fora, i patruneddi di casa (o gintuzzi di casa, a Lampedusa), i donni di notti, i donni di locu, i belli donni, i signori, le fate, i beddi cavalieri e figure simili. Nella maggior parte sono di sesso femminile. Si somigliano, non tutti in egual modo: prossimi o lontani parenti entro una grande famiglia (del vasto e indeterminato mondo degli esseri) in cui è confluito 'sangue' diverso. Alcuni più irritabili o temibili, altri più benevolmente presenti nel vivere quotidiano.
(Le 'donne di fuori': un modello arcaico del sabba (di G. Henningsen), nota di E. Guggino)
___
STORIE DI DONNE RI FUORA, Anomalie

"Testimonianze provenienti da un capo all'altro dell'Europa, in un arco di tempo più che millenario, hanno fatto emergere i tratti di una religione estatica prevalentemente femminile, dominata da una dea notturna dai molti nomi. In questa figura abbiamo riconosciuto un'ibrida, tardiva filiazione di divinità celtiche. Un'ipotesi forse discutibile, perché basata su una documentazione dispersa nello spazio e nel tempo; certo insufficiente, perché incapace di spiegare i motivi di una continuità così vischiosa...
[…] Una serie di processi condotti dal Sant'Uffizio in Sicilia a partire dalla seconda metà del '500, contro donne (talvolta addirittura bambine) che affermavano di incontrarsi periodicamente con misteriosi esseri femminili: le 'donne di fuori'. Con loro andavano la notte volando, a banchettare in castelli remoti o sui prati. Erano riccamente vestite, ma avevano zampe di gatto o zoccoli equini. Al centro delle loro 'compagnie' (dei Romani, di Palermo, di Ragusa e così via) c'era una divinità femminile dai molti nomi: la Matrona, la Maestra, la Signora Greca, la Sapiente Sibilla, la Regina – talvolta accompagnata da un re – delle Fate. Alle sue seguaci insegnava a curare i maleficiati. Questi racconti, così simili a quelli delle donne che si recavano in estasi dalla dea notturna, scaturivano da tradizioni specificatamente siciliane.
[…] E ancora in pieno '800 Donni di fuora, Donni di locu, Donni di notti, Donni di casa, Belli Signuri, Patruni di casa, continuavano a manifestarsi a uomini e donne: figure ambigue, tendenzialmente benefiche ma pronte a procurare malanni a chi non prestava loro la riverenza dovuta. Un particolare come il favore riservato dalle 'donne di fuori' alle case ben spazzate sottolinea l'analogia con le 'buone signore', le fate, le seguaci di Oriente.
[…] Ma siamo in Sicilia. La presenza nell'isola di truppe mercenarie celtiche, assoldate da greci e cartaginesi nel IV secolo a. C. fu un evento occasionale, che non potè creare le premesse di una continuità culturale così tenace. Nelle 'donne di fuori' siciliane siamo costretti a riconoscere un fenomeno anomalo…
[…] Ma la sorprendente presenza in Sicilia di tradizioni legate a Morgana ha suggerito anche un'altra ipotesi, che rinvia a un passato molto più lontano. Tanto la celtica Morrìgan quanto la siciliana Morgana andrebbero inserite in una tradizione risalente a una grande dea mediterranea pre-greca, che avrebbe ispirato anche figure di maghe come Circe o Medea. […] Si tratta, come si vede, di congetture generiche e fragili, che risolvono le difficoltà documentarie proiettandole in un passato nebuloso […] E tuttavia quest'ipotesi, benché formulata in maniera inaccettabile, suggerisce indirettamente una via di ricerca…
[…] Engyon (una città della Sicilia orientale, identificata con l'odierna Troina) era famosa per le apparizioni di certe dee, dette Madri; ad esse era dedicato un celebre santuario. […] La rinomanza del santuario di Engyon era grande: varie città siciliane, per suggerimento di oracoli ispirati da Apollo, onoravano con sacrifici, onori, offerte votive in oro e argento, le dee Madri procacciatrici di prosperità. […] Diodoro precisa che i fondatori di Engyon – cretesi – avevano portato il culto delle madri dalla loro terra d'origine. Cicerone invece afferma che Engyon era famosa per il tempio dedicato alla grande madre, Cybele, […] e Cybele era venerata, oltre che nella Sicilia orientale, anche a Creta (sotto il nome di Rhea).
[…] L'analogia tra le enigmatiche dee Madri di Engyon e le Matronae celtiche […] è stata interpretata nelle maniere più diverse. Talvolta si è visto in essa una derivazione da non meglio precisate divinità femminili indeuropee; talvolta una mera coincidenza; talvolta la prova della presenza, in ambito sia celta sia siceliota, di divinità materne plurime, non identificabili né con la Madre Terra, né con la Madre degli dei venerata in Asia Minore. […] Questa convergenza, anche se di difficile interpretazione, conferma le congetture sulle radici al tempo stesso celtiche e siciliane di figure come la fata Morgana o le 'donne di fuori'.
[…] Il tentativo di spiegare l'anomala presenza in Sicilia delle 'donne di fuori' ha imposto una lunga digressione. Nel corso di essa abbiamo incontrato le Matrone celtiche strettamente legate alle Madri trapiantate in Sicilia da Creta; i miti e culti crestesi legati a dee nutrici dall'aspetto orsino; i culti di Artemide Kalliste e Artemide Brauronia dove la dea con funzioni di nutrice appare strettamente associata all'orsa; infine Artio, raffigurata come orsa e come Matrona. Qui improvvisamente il cerchio si chiude. […] Ritroviamo […] le radici del culto estatico che stiamo ricostruendo. […] Ma l'anomalia delle testimonianze siciliane ha fatto emergere uno strato più profondo, più antico, in cui si mescolano elementi celtici, greci, forse mediterranei. Frammenti di questo strato sono incrostati nelle confessioni delle seguaci della dea notturna (le confessioni delle cosiddette streghe al Tribunale dell'Inquisizione).
[…] Dietro le descrizioni di queste esperienze estatiche dobbiamo immaginare una catena lunghissima fatta di racconti, di confidenze, di chiacchiere, in grado di oltrepassare sterminate distanze cronologiche e spaziali. […] L'esistenza di vere e proprie continuità estatiche sembra innegabile. Uomini e donne – soprattutto donne, magari abitanti in sperduti paesi di montagna – rivivevano senza saperlo, nei loro deliqui notturni, miti giunti a loro da spazi e tempi remotissimi."
(Storia notturna, una decifrazione del sabba, Carlo Ginzburg, Torino 1989










Ah, tutto accade una volta soltanto,
ma una volta, sì, deve accadere.
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14/05/2008 00:21
 
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Bello!
Ma sai cosa mi hai fatto venire in mente? Le ANGUANE!!! Mi ricordo di aver letto tempo fa (dicembre 2006) un articolo sulla rivista Geo, che appunto parlava di queste "mezze fate e mezze streghe, con i capelli lunghissimi e i piedi di capra", che proteggevano il raccolto ma a volte rubavano il formaggio ai pastori e se infuriate scatenavano tempeste... qui siamo sulle Alpi però...
Le anguane (copia e incolla dal sito:http://www.ilregnodeifanes.it/italiano/temi1.htm)

Queste figure femminili legate alle sorgenti ed ai corsi d'acqua, dotate di alcuni tratti umani ed altri a volte soprannaturali, se non addirittura semidivini, sono diffuse quanto meno in tutte le Venezie e nella Lombardia orientale, e sono probabilmente imparentate con le ninfe greche e latine, forse anche con le samodive o samovile balcaniche. Esse sono conosciute sotto nomi diversi (aquane, gane, vivane, langane ecc.) che appaiono tuttavia semplici variazioni locali (p.es. vivana o vivena in val di Fassa, ma pantegana in Badia, langana in Cadore... ) ciascuna derivante da aquana, ossia sostanzialmente "donna delle acque".

... peccato che non se ne parli molto... e io rischiavo quasi di dimenticarmene...

Specifico però che sono figure strettamente legate alle valli e ai boschi alpini... fanno quindi parte di un mondo "a sè", isolato, che è riuscito a mantenere gli antichi culti latini ma anche celtici...
Comunque appena trovo qualcosa in più al riguardo lo posto in modo da approfondire meglio... anche perchè leggendo dalla rivista al web alcuni dettagli cambiano...


Tal pais dai zuète, duc' a' crodin di cjaminà drets.

14/05/2008 01:39
 
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Chiedo scusa se scrivo "a puntate"... ma volevo un po' parlare della "magia" che queste creature portano con sè da migliaia di anni... una magia semplice ed essenziale, una magia naturale che lega ogni essere con il mondo che lo circonda... Un mondo, dove una roccia può racchidere immensi poteri, e le acque di un lago custodire grandi segreti... dove ogni luogo ha un valore inestimabile, la natura è viva, e l'uomo scorre con essa in silenzio e semplicità...
Forse bisogna guardare di più a queste favole (leggende, miti, storie... come le chiamo?) per imparare qualcosa di nuovo... o per confermare quello che un po' già si sa... per imparare a vedere le cose in maniera semplice ma speciale, per imparare a stare più zitti e lasciar parlare loro... e ascoltare quello che ci raccontano...

non so se mi sono spiegata... casomai completate voi il mio discorso con un po' di immaginazione...
Mandi!

[Modificato da Zeniba. 14/05/2008 01:50]

Tal pais dai zuète, duc' a' crodin di cjaminà drets.

14/05/2008 01:51
 
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Ti sei spiegata benissimo Zen. Hai detto, anche parlando di fate quello che, parlando d'"altro", vorrei dire da un po'. La magia delle cose semplici, degli elementi. Vogliamo cercare il mistero più "fuori" possibile, in un astratto sempre meno palpabile, mentre abbiamo una Materia, una vita intorno pronta a svelarci tanti "segreti". Stamattina in montagna sono stato un po' con gli alberi, e tutti, proprio tutti avevano un dramma da raccontare...
Le Dame dei laghi, gli spiriti elementali ci circondano e non sappiamo ascoltarli più. La materia urla e noi siamo sordi. Pur di non ascoltarla parliamo di spirito senza sapere di cosa parliamo... Vi prego, leggete Whitman, o non leggetelo, non leggete nulla ma ascoltate.










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14/05/2008 02:04
 
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Stamattina in montagna sono stato un po' con gli alberi, e tutti, proprio tutti avevano un dramma da raccontare...
Le Dame dei laghi, gli spiriti elementali ci circondano e non sappiamo ascoltarli più. La materia urla e noi siamo sordi. Pur di non ascoltarla parliamo di spirito senza sapere di cosa parliamo...



Si è fatto veramente tardi, comunque ti saluto con una frase che ho letto casualmente tanti anni fà e che mi è rimasta impressa nella memoria.. non so di chi sia, ma diceva più o meno così:
"credetemi sulla mia esperienza, si apprendono molte più cose sulle silenziose alture che non nei più profondi libri, gli alberi e le rocce vi insegneranno ciò che non si dice altrove, e vedrete da voi stessi quale gioia discende dalle nostre montagne...."

Notte.

Tal pais dai zuète, duc' a' crodin di cjaminà drets.

14/05/2008 08:35
 
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e finalmente entriamo nel "mio"....nel senso di ciò che io "sento"...."ascolto"...ma vedo che non sono l'unica...
che bello!!!!!!
MOOGH..tu non sai che gioia nel leggerti stamattina..sopratutto questa frase:----" La magia delle cose semplici, degli elementi. Vogliamo cercare il mistero più "fuori" possibile, in un astratto sempre meno palpabile, mentre abbiamo una Materia, una vita intorno pronta a svelarci tanti "segreti". "----...e cosi' ti adoro sempre di più!!!!!! [SM=g27822]hai spiegato direttamente e in poche parole ciò che spesso sento e cerco di condividere..ma in quest'ultimo gesto spesso la gente mi guarda come se dicessi caz°ç*é...
eppure mentre sono per strada..in un bosco...al mare...tutto mi parla e mi suscita sempre forti emozioni..
quando mi succede mi sento avvolta da tutto ciò che ho intorno e dentro di me si forma un profondo silenzio...spiegarlo bene a parole mi risulta sempre troppo difficile..non rende ...
comunque grazie per questa meravigliosa discussione!!!!!!!!


per capire il cielo ....affonda le mani nella terra e ascolta i suoi profondi silenzi...
14/05/2008 13:44
 
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Sempre in giro sul web ho trovato qualcosina...

...dal Quaderno 16 del Museo Etnografico della Provincia di Belluno-LEGGENDE E CREDENZE DI TRADIZIONE ORALE DELLA MONTAGNA BELLUNESE - ESSERI FANTASTICI FEMMINILI

Anguane, Gane, Vane, Aivane, Longane, Ongane sono appellativi che definiscono nel Bellunese alcune figure fantastiche femminili legate all'acqua, alle grotte e ai boschi. Queste denominazioni sono riconducibili al latino popolare Aquana - ninfa, ondina, creatura delle acque, ma non si può escludere la possibilità di una derivazione dal celtico Adgana.
Nel patrimonio di tradizione orale sono numerosi i racconti leggendari che riguardano questi esseri mitici, attestati soprattutto nelle aree ladine dell'alto Bellunese, anche se la microtoponomastica documenta la diffusione delle credenze sulle Anguane in quasi tutta la provincia. Queste leggende presenti nelle opere dei folkloristi di fine secolo, sono state ampiamente utilizzate e rimaneggiate in raccolte come quelle di Karl Wolff.
La natura delle Anguane sembra essere duplice e ambigua. Sono belle donne e vanitose che fanno il bagno tutti i giorni nei laghi, per accrescere il loro fascino. I loro abiti, che in altre aree del Veneto sono bianchi, possono essere di alghe verdi. Vivono anche nei boschi, come quello di Noulù e si cibano di bacche e di erbe, prodigandosi ad aiutare chi ne ha bisogno. La loro bellezza e incrinata da qualche elemento animalesco o demoniaco (piedi o gambe di capra, calcagni rovesciati, coda di pesce come le sirene). Gli stessi appellativi definiscono però anche donne molto brutte, grandi, vestite di nero, con lunghi seni pendenti, malefiche e vendicative.



Ecco qua:


Nel caso un giorno ne incontraste una...




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