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la preghiera ha un senso?

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2015 18:21
19/06/2007 10:19
 
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così certe entità spiegano le preghiera
così certe entità spiegano le preghiera

NATURA E VALORE DELLA PREGHIERA

Nella preghiera rivolgiamo all’Uno; ricordiamoci che Egli è presente in noi.
Ma quale senso ha quella preghiera fatta in conseguenza di un concetto errato di Dio, usando parole non acconce, usando termini che esprimono concetti all’opposto di quello che è la Realtà? Il pregare, in qualunque forma, non è che un mezzo per destare nell’individuo uno stato d’animo tale da aprire nell’intimo del proprio essere un canale di comunicazione con il proprio Sé spirituale che è l’Assoluto stesso nell’Essenza, nella Sostanza e nella Realtà. Non è che un mezzo per volgersi a quell’Uno, che, essendo l’Infinita Presenza, tutto sente . è un richiamare su di sé un “qualcosa” che immancabilmente giunge: forse non giungerà nelle forme richieste, forse non avrà l’attuazione desiderata, forse non significherà soddisfacimento di un desiderio manifestato; ma è un chiedere a cui segue sempre un dare. Niente può esservi che da Lui sia ignorato, neppure la stravagante o rozza offerta che a Lui possa rivolgere un selvaggio. “Bussate e vi sarà aperto. Chiedete e risarà dato”. In questo immenso Tutto-Uno, là dove in proporzione un microscopico nulla chiede, là si desta, vibra, vive qualcosa; è un’anima che invoca; ed ecco che da questo infinito Tutto-Uno, per questo piccolo e pur sempre udito richiamo, ad essa giunge una divina risposta. Questo, in effetti è il valore della preghiera nel concetto del Dio-Uno-Assoluto.
Tutto quanto di strano possa l’uomo fare, tutto quello che egli possa costruire spinto dalla sua religione, ha un solo significato che sta nell’esteriore, che non sta nell’errato esprimere o nell’espressione di un errato concetto; ma sta unicamente “in questo alzare gli occhi al cielo” dell’uomo, che è un moto in se stesso errato perché Iddio è in ogni luogo e, prima ancora di tutto, in noi stessi, ma che sta a simbolizzare, a significare il volgersi dell’individuo al Tutto-Uno laddove è la sua mèta, è il suo destino, la ragione della sua vita. Questo significa e per questo ha valore la preghiera.
In questo immenso Tutto-Uno, nel Manifestato e nel non Manifestato, ed in seno alle Manifestazioni, ai Cosmi, dove tutto è regolato, dove nulla va perduto e quindi laddove non sembra avere posto la preghiera formalisticamente concepita, là un semplice pensiero rivolto all’Uno è tanto forte è tanto efficace, che è “percepito”. Ed è tale la Consapevolezza dell’Assoluto, ed è tale il Suo Sentire l’Amore – perché Egli è il Sentire stesso e l’Amore stesso – che questo quasi inavvertibile richiamo “è udito”.
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