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Il sogno comincia con me che mi trovo nella mia stanza e osservo un essere giallastro-rossastro sdraiato, dormiente, sul mio letto. Le fattezze sono le mie ma la cosa non mi interessa e, anzi, mi crea quasi disgusto come se avessi a che fare con un'immagine pesante, sporca e, in un qualche modo, insignificante. No, quello che mi interessa è che ora mi sento leggero, fresco e qualcosa o qualcuno là fuori mi 'attira' come una calamita ed io fossi fatto di materiale metallico: fluido come l'acqua ma splendente come l'acciaio.
Divento protagonista di un sogno stupendo. Mi ritrovo in un luogo meraviglioso la cui bellezza sembra premermi, con la sua incomprensibilità, le tempie e la calotta cranica. Suoni e musiche, luci multicolori e pace assoluta sono i sovrani incontrastati di questo regno incantato dove la coscienza ne sta gustando i giardini. Fiori ed alberi che si muovono, lungi da essere minacciosi, mi invitano ad accarezzarli e sento, come fossi tutt'uno con loro, il loro inspirare ed inspirare come fossero fatti di materiale malleabile. Sono esseri viventi e pensanti e provano tanto amore. Ma i veri protagonisti devono ancora arrivare: una mandria di cavalli e puledrini bianchi e neri risplendono di una luce sfolgorante e mi sembrano sorridere. In un attimo sono a loro vicino, laggiù, oltre lo splendido campo verde, all'inizio del pendio profumato e candido. Li accarezzo, li abbraccio e li coccolo. Siamo amici e sono docili e tranquilli. Vivono in pace assoluta: sono esseri semplici e puri. Di colpo vedo quella che sembra una casa alta almeno tre piani: è una struttura uniformemente nera e lucida e ci arrivo, in volo, sulla sommità. Mi rendo conto che ho davanti una criniera: è un enorme cavallo scuro e lo accarezzo e lui si volta leggermente verso di me con il capo, quasi a salutarmi. Dalla destra arriva un treno americano, di quelli d'inizio '900. E' tirato a lucido ma ci sono solo cavallini all'interno. Scendo fluttuando dal gigantesco cavallo su cui mi ero appena seduto e mi ritrovo vicino a questi strani cavallini bianchi e neri: hanno una caratteristica particolare. Si tratta di corni spiraliformi bianchi e neri che spuntano dalla fronte. Alcuni sono più acuti e snelli, altri più mussati, tondi e maggiormente corti. E' come se indicassero l'età dei loro possessori o, comunque, la loro importanza all'interno di un contesto sociale da me sconosciuto. Ne cavalco uno e, dopo un centinaio di metri devo aggrapparmi forte alla criniera: il piccolo unicorno comincia a volare e quasi non scivolo!
Ad un certo punto, notando con un ultimo sguardo che in questo enorme giardino non c'è Sole ma la luce proviene da ogni cosa, cielo compreso, osservo un nuovo fenomeno: delle specie di nebbioline si stanno formando sul prato e guizzano, quasi come persone o animaletti che poggiano orrizzontalmente, sull'erba. Il loro colore è simile all'arcobaleno.
Nel sogno decido di tornare a casa perchè 'è ora'.
Mi vedo sopra una nuvola e, dopo qualche strano lampo o meglio flash come di un'enorme macchina fotografica, noto bene che sono nello sprazzo di cielo sopra la mia casa. Vedo due persone che stanno passando nella strada adiacente a quella che sembra proprio la mia casa. Fluttuo velocemente ma con sicurezza fino al mio letto e mi avvicino a quella massa scura che si rivela, poi, essere il mio corpo. Mi risveglio dallo stupendo sogno ma questa volta la prospettiva visiva è quella da sdraiato sul letto. Delle voce in strada mi invitano alla finestra: due persone, vestite come quelle nella parte finale del sogno, hanno superato il portone principale e schiamazzano sempre più lontano, lungo la strada, forse ubriachi... |