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Per non dimenticare

Ultimo Aggiornamento: 23/05/2005 14:44
23/05/2005 14:44
 
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Falcone, il giorno della memoria
tra impegno e indifferenza

(dal sito de La Repubblica)

PALERMO - Dieci anni dopo l'attentato di Capaci, alle 17.58, Palermo si è fermata ancora una volta per ricordare Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta uccisi nella strage: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. Ma questa volta a manifestare erano solo in duemila, e la rivolta popolare esplosa dopo le stragi sembra lasciare il passo all'indifferenza.

Duemila contro i centomila della società civile che, al grido "Ora basta", sfilarono a Palermo nell' indimenticabile marcia del primo anniversario dell' eccidio. Non più catene umane, pochi gli slogan e le autorità in marcia tra la gente.

Davanti all'albero Falcone, simbolo di quella ribellione, sono confluiti i due cortei che hanno attraversato la città. L'unico stendardo visibile quello giallo del comune di Anzola dell' Emilia, in provincia di Bologna. Lo ha portato Roberta Bussolari, assessore dell'Ulivo alle politiche giovanili: "Alla marcia dei centomila c'ero anch' io - dice - e oggi provo molta amarezza, perchè fa male vedere che c'è così poca gente in piazza a ricordare Falcone e le altre vittime di Capaci".

Nel corteo, animato per lo più da docenti e studenti delle scuole palermitane, c'è anche Alfonso Sabella, che alle cerimonie ufficiali ha preferito la marcia popolare. "Questa città ci ha dato consenso - dice durissimo - solo davanti al sangue appena sparso da Falcone e Borsellino".

La delusione è palpabile, anche se qualcuno cerca di ragionare sul dato numerico: "Se all'emozione di dieci anni fa oggi sopravvive un impegno che porta in piazza duemila persone, vuol dire che quel momento emozionale ha messo radici", dice Francesco Crescimanno, penalista, candidato dell'Ulivo alle ultime amministrative di Palermo e amico personale di Falcone.

Amareggiato anche Tano Grasso, ex commissario governativo antiracket, che denuncia: "La società civile è stata indebolita e con i tempi che corrono, rischia ad esporsi, perciò quella di oggi è comunque una grande risposta".

L'ex sindaco Leoluca Orlando, che ha disertato anche lui le cerimonie ufficiali, rilancia invece le sue accuse: "Senza politica non c'è mafia; la mafia per esistere deve avere rapporti con la politica".

A meno di un chilometro di distanza, nell'aula bunker dove si celebrò il maxiprocesso a Cosa Nostra istruito proprio da Falcone, si è conclusa da poco l'altra manifestazione per ricordare l'impegno del magistrato ucciso da Cosa Nostra con la moglie e i tre agenti di scorta. Un dibattito, promosso dalla Fondazione Falcone, concluso dal presidente del Senato Marcello Pera. Anche lui, come già aveva fatto ieri il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, invita a non dividersi: "Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - sottolinea Pera - sono un patrimonio di tutti e a cui noi tutti dobbiamo ispirarci".

E il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, presentando il francobollo dedicato alla memoria due magistrati, assicura: "La lotta alla mafia resta una priorità per il governo". Ma il segretario dei ds Piero Fassino, anche lui a Palermo, sollecita l'esecutivo "a compiere atti visibili e chiari". Gli risponde il presidente della Commissione Antimafia Roberto Centaro, annunciando che proprio domani il consiglio dei ministri "introdurrà a regime il 41 bis nel sistema penitenziario", facendo diventare definitivo il carcere duro per i boss mafiosi introdotto nel 1992, subito dopo le stragi, e prorogato di volta in volta.

A cercare di troncare la discussione interviene da Caltanissetta Francesco Rutelli: "Ritengo che sia giusto - afferma - non utilizzare questo doloroso anniversario per riaprire polemiche del passato".

Un invito che non viene però accolto dall'ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli: "Oggi celebriamo un martire, un eroe, ma un Paese che cerca un pretesto per attaccare i magistrati vivi a Falcone non sarebbe piaciuto". "In questi anni - aggiunge - i magistrati sono stati attaccati come se fossero loro gli imputati, e questo ha dato spazio alla mafia per potersi riorganizzare".

Nel nome di Falcone, insomma, ci si continua a dividere. Così come la sorte del magistrato, anche dopo la sua morte, sembra essere legata alla "protezione" di un vetro blindato. In piazza Magione, dove il magistrato nacque il 20 maggio del 1939, questa mattina il sindaco di Palermo Diego Cammarata ha scoperto una lapide che qualche tempo fa era stata danneggiata. E per evitare che si ripetano nuovi atti vandalici l' amministrazione comunale ha deciso di collocare una nuova targa, questa volta con un vetro anti-intrusione. Un destino segnato quello di Giovanni Falcone, costretto ad avere 'blindata' perfino la memoria.

(23 maggio 2002)
I WANT TO BELIEVE

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