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NON DIMENTICATE!!!

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2005 09:47
27/04/2005 11:15
 
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Obino
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Benché siano passati oltre quaranta anni dalla insurrezione popolare di Lhasa nel 1959 contro l'invasione del Tibet, il governo cinese continua incessantemente una politica di chiusura totale e di brutale repressione nei confronti del popolo tibetano e della sua aspirazione alla libertà, soprattutto quella di praticare la propria religione.

I cinesi chiudono i monasteri, arrestano e sparano ai monaci; il piccolo Panchen Lama, riconosciuto per secolare tradizione dal Dalai Lama, è detenuto in luogo segreto e al suo posto è stato messo un bimbo figlio di funzionari del partito comunista cinese.

Chiunque esponga una foto del Dalai Lama rischia il lager e persino la vita. La repressione, la dittatura, il genocidio fisico e culturale continuano e anzi peggiorano, nell'indifferenza delle grandi potenze e delle Nazioni Unite.
Paradossalmente infatti, uno degli ostacoli a questa libertà è proprio l'atteggiamento dei governi occidentali.

Il rispetto dei diritti umani è uno dei valori fondamentali di ogni democrazia ma i governi delle grandi potenze, per timore di perdere il grande business favorito dal mercato di un miliardo di consumatori cinesi, si astengono dal criticare la condotta dei dirigenti della Repubblica Popolare, che non riguarda solo i tibetani ma anche le decine di migliaia di dissidenti cinesi imprigionati e uccisi.




In nome di questa "real politik" le ambasciate cinesi si permettono di diffidare le nazioni che accolgono il messaggio di speranza e di pace del Dalai Lama, che per il suo costante impegno per la pace mondiale e per la salvezza dei tibetani ha ricevuto il premio Nobel.

Le grandi potenze dovrebbero considerare l'ipotesi dell'instaurazione di un blocco commerciale nei confronti della Cina, come applicato per l'Irak, per costringere i premier cinesi a rivedere le loro posizioni sul Tibet, anteponendo finalmente i valori della libertà e della democrazia agli interessi del mercato economico.

Inoltre, e questo riguarda tutti gli abitanti della terra e le future generazioni, se nei rapporti con la Cina e con il sottocontinente indiano l'Occidente mirerà unicamente al profitto, senza pensare a tecnologie alternative che rispettino l'ambiente, tra dieci quindici anni l'inquinamento prodotto da due miliardi di consumatori cinesi e indiani porterà a conseguenze sicuramente fatali per il delicato equilibrio ecologico di tutta la terra.

Sua Santità il Dalai Lama ha chiesto un aiuto per salvare il popolo tibetano, e se questo sostegno non verrà dai nostri governi dovrà venire da tutti gli uomini che amano la libertà e sostengono i valori espressi dalla cultura tibetana: la pace, la tolleranza, il rispetto e l'amore della natura e dell'ambiente, la profonda indagine dell'animo umano e molti altri ancora.

Organizzazioni come GreenPeace e Amnesty International hanno fatto molto per sensibilizzare le persone sul nucleare e sui diritti umani con azioni che spesso sono riuscite a condizionare positivamente l'operato dei governi e delle multinazionali.

Per il Tibet dovrà essere lo stesso: occorre che tutti sappiano cosa sta succedendo in Tibet, una presa di coscienza ferma e determinata che coinvolga ogni governo democratico, una azione comune di "responsabilità universale" a favore del Tibet che trascenda gli attuali seri pericoli di un cieco consumismo.

Il popolo tibetano deve riacquistare il proprio diritto alla sopravvivenza e alla libertà e la sua preziosa cultura, i cui benefici si possono estendere a tutto il genere umano, potrà di nuovo prosperare, per un vero "benessere" dell'umanità.

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Lady Lysa
29/04/2005 19:13
 
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30/04/2005 09:47
 
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grazie dana sei sempre molto gentile! [SM=g27822]

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