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Deja vu e il Tempo non lineare

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2013 00:00
13/02/2013 22:29
 
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Il tempo......visti i nostri tentativi di esperimento e alcune considerazioni sollevate sulla discussione su Rol....volevo costruire una discussione sul tempo dissociando i preconcetti e cercando attraverso qualche "bugs" di sistema: alla fine questi deja vu sono un'anomalia o un indizio che il tempo non è lineare?

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Allego qualche argomentazione interessante da cui prendere spunto e approfondire, la prima arriva da un articolo pubblicato sul CICAP, bell'articolo e non proprio del tutto solo scientifico. Direi che sarebbe necessario leggerlo per comprendere meglio a cosa voglio riferirmi:

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FONTE QUI
A sette persone su dieci capita questa esperienza. I bambini ne sono immuni. Gli scienziati riprovano a darci una spiegazione
Quando il signor Pharrel, arzillo ottantenne, fu contattato dal dottor Chris Moulin, neuropsicologo della Leeds University, per una visita presso il suo istituto in Inghilterra, si rifiutò di andarci. La ragione era semplice: lui in quella clinica c’era già stato e non aveva intenzione di tornarci. Quando gli fecero notare che non ci aveva mai messo piede, Pharrel descrisse con dovizia di particolari gli incontri che aveva avuto con lo specialista e perfino l’arredamento dello studio. Dettagli che si rivelarono corretti anche se, in realtà, lui in quel posto non c’era davvero mai stato. Il signor Pharrel è uno dei due casi al mondo di déjà vu cronico, studiati dai ricercatori della Leeds University che, sul tema, hanno recentemente pubblicato due articoli sulla rivista scientifica Neuropsychologia.

Se il déjà vu cronico è presente solo in pazienti con diffuse patologie del lobo temporale che impediscono un efficace controllo della consapevolezza della memoria, è pur vero che il fenomeno, nella forma più comune, coinvolge oltre il 70 per cento delle persone. È una sensazione che per un brevissimo istante fa avvertire un’esperienza come già vissuta, fa riconoscere persone estranee, oppure sentire familiare un luogo mai visitato. Alan Brown, psicologo della Southern Methodist University (Dallas) e autore del libro The déjà vu experience, racconta che il fenomeno non si manifesta nei bambini, perché occorre un certo sviluppo a livello cerebrale. Infatti comincia ad apparire negli adolescenti e negli adulti, soprattutto quando sono stanchi e stressati. Nel libro Brown identifica trenta possibili spiegazioni scientifiche, classificate in quattro sottogruppi: spiegazioni puramente neurologiche (epilessia), teoria del processamento duale (la memoria che coinvolge due distinti sistemi neurali, ricordo e familiarità), teoria attenzionale (frutto di una doppia percezione: prima un piccolo black out e immediatamente dopo l’informazione riprocessata) e teorie mnestiche (qualcosa che abbiamo visto o immaginato prima nella vita cosciente o in un sogno). In pratica il fenomeno non ha solo una causa, ma diverse origini sovrapponibili fra loro. Il meccanismo impalpabile del déjà vu, proprio per la sua aura di mistero, ha da sempre interessato filosofi, poeti, religiosi, scienziati: ognuno ha cercato di darne una spiegazione.

«In termini religiosi ha dato luogo all’idea della trasmigrazione delle anime, una metempsicosi dove in un lampo ci ricordiamo di vite trascorse. Ed era un atteggiamento condannato dalla Chiesa, Sant’Agostino diceva che era una trappola del demonio». Parole di Remo Bodei, professore di filosofia all’Università di Los Angeles che al déjà vu ha dedicato il libro Le piramidi del tempo. «Aristotele sosteneva che quelli che dicevano di aver vissuto esperienze precedenti erano dei pazzi, mentre Nietzsche lo considerava un ritorno all’uguale. Noi viviamo le stesse esperienze in una circolarità enorme: accettiamo il passato senza rimpianti e guardiamo al futuro con innocenza. Per Freud non era una pura illusione, ma una reale fantasia radicata nell’inconscio».

Fuori sincro

Ma la prima apparizione del termine déjà vu, chiamato anche paramnesia, è da attribuire al ricercatore francese Emile Boirac, che coniò il termine nel 1896. Il fenomeno però era stato studiato alcuni decenni prima dal dottor Arthur Ladbroke Wigan che aveva avanzato l’ipotesi che fosse dovuto all’arrivo sfasato al cervello della stessa percezione con microsecondi di differenza. La mancata sincronizzazione degli emisferi cerebrali farebbe percepire inconsciamente la scena prima all’altro, così che quando arriva al secondo emisfero sembra già di aver vissuto la cosa. Da allora il fenomeno è diventato una sorta di ossessione, qualcosa di soprannaturale che ha sempre procurato un certo turbamento. Tanto che si pensava che attraverso il déjà vu si potesse risalire ad aspetti più complessi e oscuri della mente.

Disordine neurologico

Il nostro cervello, come si sa, è diviso in due emisferi. Il fenomeno del déjà vu, dal punto di vista patologico, parte dal lobo temporale sinistro ed è legato all’epilessia (che ha origine proprio da questo lobo), che non si manifesta con una perdita di coscienza ma proprio con una serie ricorrente di déjà vu. «Il paziente vive una serie di esperienze che hanno uno scarto con la realtà, come se si trovasse all’interno di una galleria di specchi» spiega Carlo Caltagirone, professore di neurologia all’Università di Tor Vergata di Roma. «Il déjà vu è uno stimolo elettrico anomalo che si manifesta in seguito a un disordine neurologico, come l’epilessia. La sensazione di realismo vissuta è giustificata dal coinvolgimento delle molteplici aree cerebrali, in particolare dall’amigdala (materia grigia) e dal sistema limbico, le strutture che sono appunto considerate le sedi delle emozioni. Può anche essere collegato ad ansietà e schizofrenia». Su questo fenomeno non ci sono certezze, ma solo varie teorie. Gli esperti concordano nel sostenere che il déjà vu non si presta a facili spiegazioni. L’arresto del fluire dell’esperienza non solo produce stupore e disagi, ma scompagina la realtà dell’Io. «Sotto l’aspetto fisiologico è una sorta di imprecisione della memoria, gli stimoli attivano un aspetto del ricordo e questo può essere associato a memorie del passato» dice Alberto Oliverio, psicobiologo all’Università La Sapienza di Roma. «Una determinata situazione, un paesaggio, un tramonto, una strada, la sensazione di aver già conosciuto una persona incontrata per la prima volta, attivano in noi il ricordo di un’esperienza simile fatta nel passato che però non abbiamo codificato con precisione. Questo si manifesta anche con il déjà écouté, il déjà veçu, fenomeni che si verificano raramente nei bambini, e con maggior frequenza nelle persone anziane perché hanno una banca dati di ricordi più vasta. Gli psicanalisti hanno un’altra teoria, per loro il déjà vu fa parte di desideri repressi, di esperienze precoci che vengono rianimate. La persona avrebbe realmente vissuto questa esperienza, ma anziché un ricordo cosciente, riaffiora solo una vaga sensazione di familiarità».

Il fascino dello spasmo

In genere il déjà vu dà un senso di spaesamento perché non ci si sente padroni delle proprie esperienze. È come se un granello di sabbia inceppasse il meccanismo del tempo e il cervello dovesse compiere uno sforzo per congiungere presente e passato, percezione e ricordo. «Le interpretazioni scientifiche sono necessarie, ma non sufficienti. La struttura del cervello può essere paragonata a una centralina telefonica. Se ci sono dei disturbi nella centralina io capisco che il senso dei messaggi non è corretto, ma nel déjà vu non ci sono disturbi - dice Bodei - Si potrebbe fare un parallelo con il sorriso che in realtà è una normale contrazione di muscoli, ma se noi riduciamo il sorriso a questo semplice movimento togliamo tutto il suo fascino, così accade per il déjà vu. Non si può confinare questo fenomeno all’aspetto cerebrale, dobbiamo considerare anche i lati emotivi e comunicativi. Il mistero del déjà vu è stato descritto al meglio dai poeti, grazie alla loro sensibilità. Penso alle piramidi del tempo di Shakespeare che in un verso descrive gli artifici del tempo che confondono l’uomo e gli fanno dubitare della sua identità, ma anche a Gabriele D’Annunzio, Dante, Paul Verlaine, Charles Baudelaire, Giuseppe Ungaretti, che hanno descritto con inquietudine e smarrimento il fenomeno del déjà vu. Io lo considero come l’equivalente fisico del crampo muscolare, uno spasmo del cervello che ci sorprende a tradimento e forse per questo è così affascinante».

Tempi ambigui

In una società dove tutto corre veloce il fenomeno del déjà vu sta tornando di moda. È proprio l’accelerazione del tempo, l’insieme delle più svariate esperienze, che non si riesce a far sedimentare che fanno venire un po’ di nostalgia per la fissità. Insomma è come se non ci si accontentasse delle macchine digitali e delle videocamere per immortalare i ricordi, si desidera qualcosa di più profondo. Così scaturisce una specie di protesta contro l’irreversibilità del tempo che si vorrebbe comandare. Ma ci si rende conto che è impossibile. «Il rapporto con il tempo è ambiguo e il fenomeno del déjà vu rende più visibile la caducità della vita, l’idea della morte. Noi tutti vorremmo rivivere i momenti belli e cancellare quelli tristi, ma con la logica sappiamo che ciò non è possibile - spiega Bodei - Il déjà vu è un lampo senza preavviso che può apparire in momenti di tensione emotiva, in situazioni di stress o di cali di energie. Con questo fenomeno vogliamo mettere in discussione la linearità e l’irreversibilità del tempo. Ma questo modello lo possiamo smontare: il tempo è come una retta su cui scorre un filo indivisibile che è il presente, che si lascia alle spalle il passato e ha davanti il futuro. La realtà può diventare uno spazio aperto dove tutto può sempre succedere. I filosofi Plotino e Boezio dicevano che l’eternità non è infinita, è pienezza di vita che può essere colta anche in momenti discontinui, dove si spalanca un’esistenza diversa, una luce di speranza, si tratta solo di riflettere sulla struttura del tempo". Chissà se qualcuno l’ha già spiegato al signor Pharrel.

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Il secondo articolo arriva da wikipedia, riporto solo la parte finale perchè la prima parte è uguale all'articolo sopra:

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FONTE QUI

Collegamenti a disturbi mentali

È stata trovata una correlazione clinica tra déjà vu e disturbi mentali come la schizofrenia e l'ansietà (in particolare in situazioni di attacchi di panico contraddistinte da intensità e breve durata, 2-8 minuti), la probabilità di sperimentarne cresce considerevolmente con soggetti in queste condizioni. Tuttavia, la più forte associazione patologica del déjà vu è con l'epilessia del lobo temporale[7].
La possibilità di una correlazione ha condotto alcuni ricercatori ad ipotizzare che il déjà vu è forse un'anomalia legata ad una temporanea e scorretta diffusione degli impulsi neurali nell'encefalo. Poiché la maggior parte delle persone soffre di qualche lieve, cioè non patologico, episodio epilettico (ad esempio l'improvvisa "scossa", tecnicamente uno spasmo ipnagogico, che si prova talvolta prima di addormentarsi), si pensa che una simile (lieve) aberrazione capiti occasionalmente durante il fenomeno del déjà vu, con il risultato di un "ricordo" erroneo.

Parapsicologia

In questo contesto, sono state sollevate alcune ipotesi pseudoscientifiche. Il déjà vu sarebbe associato a presunti fenomeni di precognizione, chiaroveggenza o percezioni extrasensoriali, ed è stato frequentemente citato in tale ambito come una presunta "evidenza" delle abilità "psichiche" della popolazione generale. Altre spiegazioni non-scientifiche attribuiscono questa esperienza a profezie, visioni (ad esempio ricevute in sogni) o memorie di vite passate.

Sogni

Alcuni ritengono che il déjà vu sia il ricordo di sogni. L'ipotesi è che, seppure vengano solitamente dimenticati prima del risveglio, i sogni possano lasciare qualche traccia non comune all'esperienza presente nella memoria a lungo termine. In questo caso, il déjà vu potrebbe essere il ricordo di un sogno dimenticato con elementi in comune all'esperienza presente.
20/02/2013 22:30
 
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"A sette persone su dieci capita questa esperienza. I bambini ne sono immuni. Gli scienziati riprovano a darci una spiegazione "


Già dalle prime 2 righe non sono d'accordo...cominciamo bene...il primo che ricordo avvenne all'età di 5 anni...ne ho avuti davvero molti fino all'adolescenza, poi sono andati diminuendo...e come faccio ad essere d'accordo? [SM=x431223]

Ora mi sconnetto e finalmente me la rileggerò con calma...vediamo come continua.
20/02/2013 23:05
 
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Ho letto finalmente tutto e posso dire di essere d'accordo solo con la parte finale del secondo pezzo.

Premetto che ho un tracciato EEG definito "anomalo", ma non penso che questo abbia a che fare con i dejavu che ho vissuto.

Personalmente credo che siano sogni premonitori, si insomma situazioni già sognate in precedenza che riconosciamo quando ci accadono nella realtà ordinaria.

Mi sono fatto quest'idea perchè a volte ( non sempre ma in più occasioni ) ricordavo esattamente di averla sognata quella cosa, quindi sono portato a pensare che se ho solo la vaga sensazione che quel posto lo conosco o quella situazione l'ho già vissuta dipenda unicamente dal fatto che non ricordo in modo conscio il ricordo del sogno che feci ma questo è presente da qualche parte nella mia memoria ed il mio cervello lo riconosce (scusate la frase incasinata ma non mi esce meglio [SM=x431235] )...in particolare questa cosa a mio avviso viene descritta bene qui:

..."È come se un granello di sabbia inceppasse il meccanismo del tempo e il cervello dovesse compiere uno sforzo per congiungere presente e passato, percezione e ricordo."...

Ecco, trovo che questa frase descriva bene la sensazione del momento in cui si acquisisce la consapevolezza del fenomeno in atto.

Io poi vedo il tempo non tanto come non lineare, semmai come una dimensione a se, la dimensione temporale appunto, dimensione che è possibile osservare standone al di fuori in tutta la sua interezza ( che poi è ciclica...ma qui il discorso si fa un po' complesso...)

Ecco, semmai lo definirei una linea continua piuttosto che una retta, una linea che compie curve e questo a volte fa si che punti temporalmente lontani fra loro siano poi in effetti molto vicini...e quello è il momento in cui si riesce a "sbirciare" l'altro punto della linea...ok, anche qui il discorso prende un po' la piega di un vaneggiamento astratto...va bene, facciamo che mi fermo qui va, ce ne sono già abbastanza che mi prendono per pazzo ultimamente e qui si finisce in un ginepraio mi sa...

Acro, quando verrai a casa mia ne parleremo di sicuro a quattrocchi, mi sa che così forse sarà l'unico modo in cui potrei farmi capire come si deve...però la discussione è di per se molto interessante, mi piacerebbe leggere anche altre opinioni in merito...
20/02/2013 23:39
 
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Spero di non rientrare nella categoria degli schizofrenici visto che in tanti anni ho vissuto parecchi déjà vu ...accidenti inizio a preoccuparmi seriamente però. <.<
Ad ogni modo, concordo che anche i bambini li hanno, ne rammento parecchi da piccola e mia madre diceva " te lo sarai sognato è normale!".
A cosa li lego? Io spesso li ho collegati ai sogni, quando mi capitavano istintivamente dicevo : "sai che questa momento l'ho già vissuto credo in un sogno?" col tempo però alcuni si sono avverati con altre persone nel medesimo momento e luogo, nel senso che con conoscenti mi capitava di vivere questi déjà vu . Chi mi stava vicino vedendomi spaesata mi ha chiesto se andava tutto bene e li allora ridacchiando raccontavo la sensazione appena vissuta. Il che tutto normale se non che più di una volta, un altra persona che conoscevo anche poco, mi diceva che aveva avvertito la medesima cosa e da li ho iniziato a pensare che potessimo vivere inconsciamente fenomeni di premonizione. Ora come ora, inizio a pensare che forse la nostra anima non solo potrebbe vedere il passato ma anche il futuro, seppur per una forma di protezione, spesso non ricordi gi eventi se non questi brevi momenti.
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Oo°oOOo°oOOo°oOENERGIAOo°oOOo°oOOo°oO
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L’ideogramma si decompone nelle parti:

气 [significa un essere umano che respira, aria]
米 [significa pianta di riso]

Il Significato orientale di QI è “energia spirituale”, un significato non presente nella cultura occidentale.
Il QI quindi come significato composto è “soffio vitale e spirituale” che alimenta la vita come il “riso”. Da un punto di vista chimico bisogna osservare che anche il riso fornisce al corpo energia.
21/02/2013 08:24
 
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Bota mi hai fatto venire in mente la rappresentazione grafica della.tua linea del.tempo, oggi in pausa pranzo la disegno e la posto, chissà che non centri con i deja vù, ora vado troppo di fretta.

Gri, interessante la teoria del multi deja vù sociale, a questo punto le considerazioni in gioco sarebero molte di più.

Ok scappo e salgo sull'autobus....Bota si davanti al forno si parlerà con piacere e continuità :-).

A più tardi.
[Modificato da acronimo 21/02/2013 08:30]
22/02/2013 10:50
 
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Se la linea del tempo non fosse una retta.....ma una linea con le sue regole.....ecco una teoria grafica dei deja vú collegata all'esposizione fatta da Botakki

[Modificato da acronimo 22/02/2013 10:52]
22/02/2013 11:08
 
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Si Acro, nel dettaglio era più o meno quello che intendevo, più in senso globale il discorso è più complesso,dato che entra in gioco la non linearità del futuro, si insomma vi sono i futuri "possibili" che coesistono, per non parlare della ciclicità che già ho citato...( va bè, mollo l'osso...l'ho detto che era complicato!!) ma il concetto di cos'è un dejavu piuttosto che una premonizione che volevo esprimere è quello.
22/02/2013 22:12
 
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Vedendo il Grafico mi è tornata alla mente una cosa, sicuramente esco un po dall'argomento ma ricordo che tanto tempo fa, in un libro che però non rammento ne titolo ne autore,anche se probabilmente era un romanzetto in parte fantasioso, si parlava di Tempo Ciclico. Ossia che le vite degli uomini in alcuni momenti della loro esistenza, sono obbligati dal destino (o del Divino) a rivivere certi momenti sino a che il soggetto bloccato non arrivi ad una diversa decisione e non sblocchi quell'istante riavviandolo così al proseguimento della sua esistenza. In pratica i soggetti quando rivivono questi déjà vu hanno evitato di seguire un impulso a prendere una decisione diversa dal solito e hanno così evitato un incontro o altro evento importante. In poche parole, il déjà vu è un segnale.
PS. Se ho scritto da cani perdonatemi, ho la cagnetta addormentata tra le braccia che mi impedisce di veder bene la tastiera, quando ovviamente con il suo muso non riesce a cancellarmi le parole.
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L’ideogramma si decompone nelle parti:

气 [significa un essere umano che respira, aria]
米 [significa pianta di riso]

Il Significato orientale di QI è “energia spirituale”, un significato non presente nella cultura occidentale.
Il QI quindi come significato composto è “soffio vitale e spirituale” che alimenta la vita come il “riso”. Da un punto di vista chimico bisogna osservare che anche il riso fornisce al corpo energia.
12/03/2013 22:05
 
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E se il tempo potesse prendere diverse direzioni?

T. T1
_______________________
\_____________
T2. \______

e se non ci fosse un unico destino prefendito, ma siano le nostre scelte a modificarlo?
Avrebbe tutto piu senso? Avrebbe senso chiedersi cosa sarebbe successo? Boh

Ps appena ho tempo il disegno cerco di farlo meglio non così "lineare"
[Modificato da zapo03 12/03/2013 22:09]



Perché la gente non riesce a capire che non c e miglior consigliere di se stessi? Forse dovrei chiederlo a qualcuno
13/03/2013 00:39
 
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da quel che ho capito io, secondo me, il tempo segue un percorso circolare... ciò mi spiegherebbe molte cose, inoltre credo, come zapo, che su questo "tracciato" le nostre scelte cambino il percorso stesso, appunto perchè essendo un cerchio, il futuro è chiaramente il passato di domani, ma il passato diventa anche il futuro di dopodomani...

;)



13/03/2013 08:02
 
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Nemesi0185, 13/03/2013 00:39:

da quel che ho capito io, secondo me, il tempo segue un percorso circolare... ciò mi spiegherebbe molte cose, inoltre credo, come zapo, che su questo "tracciato" le nostre scelte cambino il percorso stesso, appunto perchè essendo un cerchio, il futuro è chiaramente il passato di domani, ma il passato diventa anche il futuro di dopodomani...

;)





E infatti dico....


Io poi vedo il tempo non tanto come non lineare, semmai come una dimensione a se, la dimensione temporale appunto, dimensione che è possibile osservare standone al di fuori in tutta la sua interezza ( che poi è ciclica...ma qui il discorso si fa un po' complesso...)

Sarà una coincidenza di vedute?

Mi piacerebbe approfondire con te l'argomento, guarda appena trovo un paio d'ore libere devo proprio sciverti una mail sul discorso dualità e dimensioni e ti parlerò pure di questo, mi piacerebbe capire bene come la pensi per vedere quali siano le differenze fra le nostre personali percezioni.
13/03/2013 14:54
 
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Bot, ci conto eh... è dal 20 febbraio che aspetto una tua mail... (ti ricordi vero?) :)

ti leggo sempre volentieri ;)



13/03/2013 16:53
 
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Hai ragione, sono stato un po' latitante, è che ho un sacco di piante incolte da anni da potare e pochissimi giorni ancora per farlo...in più adesso arriva pure l'equinozio...si insomma una vita incasinata a mille...immagino tu possa capire...comunque arrivo, prima o poi arrivo. ;-)
20/03/2013 22:26
 
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Mi chiedo se, se davvero il tempo fosse "a senso e via unici", che senso avrebbe la vita e l esistenza stessa se fosse tutto già deciso? Non sarebbe possibile che sia solo un gioco in cui vita o morte, fare o non fare siano già decisi



Perché la gente non riesce a capire che non c e miglior consigliere di se stessi? Forse dovrei chiederlo a qualcuno
21/03/2013 01:49
 
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Per quanto mi riguarda mi è capitato spesso di sognare eventi e ritrovarmeli in vita, spesso insignificanti ma le coincidenze erano molto dettagliate: in un periodo costellato di deja vu che mi rimandavano a sogni mi era rimasto impresso un momento del sogno in cui ero in macchina con due amici e notavo davanti a me un autobus con il tabellone del numero rotto, e al posto del numero alcuni simboli, essendo ormai abituato al fatto che tali piccoli dettagli ritornassero nella quotidianità ho semplicemente atteso finché non è arrivato il momento è poi effettivamente è arrivato. Lentamente questi eventi si sono diradati, ma con la mia ragazza ogni tanto è capitato il dejavu collettivo precedentemente descritto. E' anche vero che può darsi sia semplicemente dovuto ad attività elettromagnetiche o eteriche che creano attrito o sbalzi nel pensiero, influenzando chiunque si trovi in una certa area o su una certa vibrazione, ma di questo dubito a pelle. Piuttosto invece rispetto alle capacità premonitorie dei sogni e alla non linearità del tempo ho due teorie.
Riguardo ai sogni, siccome il nostro tempo in sogno è estremamente dilatato e possiamo comporre e disporre di infiniti mondi, sempre sottostando agli elementi che abbiamo assimilato in precedenza ma con capacità di elaborazione decisamente superiore all'attività cosciente(tenendoci più sullo scientifico), è possibile si verifichi un evento simile a quello descritto nel racconto "La Biblioteca di Babele", di Borges (per chi non conoscesse: http://it.wikipedia.org/wiki/La_biblioteca_di_Babele), però con i sogni, ovvero: mettendo insieme in una serie di sequenze apparentemente casuali i mattoncini di cui disponiamo per ipotizzare un futuro o semplicemente una scena, capita che poi, potendo disporre di una tavolozza infinita di situazioni, se ne ripresentino alcune. Sicuramente, fosse vero ciò che dico, dietro alla casualità che compone questi costrutti ci sarebbe sicuramente una qualche sorta di caos organizzato con motivazioni tanto distanti e insieme tanto interne a noi da non potercisi vagamente avvicinare, o forse si. Ma facciamo cadere il discorso qua. Invece rispetto alla non linearità del tempo, sono molto d'accordo con la teoria presentata da acronimo, con qualche piccola aggiunta: quella curva mi ricorda particolarmente il fluire di un fiume (e il paragone tempo/fiume credo che a tutti qua dentro faccia tintinnare qualche campanellino), e come un fiume non importa tanto il percorso che prende quanto che inevitabilmente dovrà gettarsi nel mare: le varie strade che può prendere sono ramificazioni dovute ad avvallamenti, deviazioni artificiali, che possono rallentare accelerare o portarlo ad irrorare una zona piuttosto che un'altra, ma ciò non cambia il suo destino, eppure segna profondamente quello di chi ci naviga. Mi chiedo però, se per un dato periodo di tempo, si possa fermare il tempo (si è paradossale) e farlo stagnare, visto che lo paragoniamo a un fiume, e cosa comporterebbe questa situazione... un buco nero? Potrebbe starci, infondo il tempo è la dimensione del mutare, e anche se la percezione che se ne ha di specie in specie e da individuo a individuo varia arbitrariamente, il mutamento quello è, visto in fast-forward o in slow-mo... quindi si avrebbe semplicemente cessazione della possibilità di mutare... beh me ne vado a dormire che è meglio, buonanotte :) [SM=x431260]
21/03/2013 17:16
 
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Re:
zapo03, 20/03/2013 22:26:

Mi chiedo se, se davvero il tempo fosse "a senso e via unici", che senso avrebbe la vita e l esistenza stessa se fosse tutto già deciso? Non sarebbe possibile che sia solo un gioco in cui vita o morte, fare o non fare siano già decisi



Se leggi il mio post e pensi al fiume, considerando quanta massa è coinvolta, il singolo individuo forse corrisponde al quark in una molecola d'acqua o anche a qualcosa di più piccolo, quindi vi si applicano leggi quantistiche :) questo giustificherebbe il libero arbitrio per certi versi, tuttavia il risultato finale del fiume nella sua totalità non varia, almeno secondo me. Ho provato a conciliare un po' le due teorie :)

22/03/2013 20:52
 
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Re: Re:
SiSidisNonIs, 21/03/2013 17:16:



Se leggi il mio post e pensi al fiume, considerando quanta massa è coinvolta, il singolo individuo forse corrisponde al quark in una molecola d'acqua o anche a qualcosa di più piccolo, quindi vi si applicano leggi quantistiche :) questo giustificherebbe il libero arbitrio per certi versi, tuttavia il risultato finale del fiume nella sua totalità non varia, almeno secondo me. Ho provato a conciliare un po' le due teorie :)





Beh Atlantico e mediterraneo non sono lo stesso mare, ma sono entrambi mari, e comunque anche il piu piccolo gesto può provocare mutamenti vari e ogni mutamento, muta sempre di piu, arrivando ad un loop infinito ( circolo vizioso ) purebda uno sputo a terra può derivare uno tsunami



Perché la gente non riesce a capire che non c e miglior consigliere di se stessi? Forse dovrei chiederlo a qualcuno
29/03/2013 00:00
 
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incantevole albicocchina
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Si può definire deja vu rivivere quella che probabilmente è stata un'esperienza altrui?...Mi sa di no...boh?
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