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Sogni di Daneinerba (già Daneconnie)

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2013 10:27
13/09/2012 22:31
 
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Di nuovo al di là.
Sto sognando.
Sono in cucina, in piedi. Intorno al tavolo, mia mamma, mio fratello, mio padre e l' ex fidanzato di mia cugina, che non vedo da circa quattro anni. Stiamo parlando animatamente di qualcosa, ma non ricordo. Mentre l' ex di mia cugina parla, sostenendo un argomento piuttosto fermamente, io di colpo prendo lucidità. Esclamo: “Ma stai zitto tu! Che non sei davvero Sebastiano... non ti vedo da quattro anni! Tu, in realtà, sei una parte di me: tu rappresenti qualcosa. Ora, dimmi cosa rappresenti, e cosa vuoi dire a me stessa! E anche tutti voi! Cosa volete dirmi?”. Lui, rimane basìto, ammutolisce. Tutti intorno al tavolo si guardano. Pian pianino davanti ai miei occhi mutano la forma, diventando una brutta copia di me (che già non sono il massimo! Eheh!). Ora, so perfettamente di essere in un sogno, e godo sorprendendomi di quanto la nostra mente sia efficace nel creare ogni singolo dettaglio, tutte le sensazioni anche dei cinque sensi, persino mentre dormiamo. L' immagine di fronte a me crolla, e sono in una specie di centro commerciale. C' è un uomo, uno biondo, che mi è vicino. Mi dice: “Sono qui per insegnarti, per dimostrarti che la realtà è molteplice, che tu pensi di vivere la tua realtà, ma non sei della tua terra”. A queste parole, sono molto colpita. Tutto intorno a me è chiarissimo, reale, perfettamente reale e consistente. Il pavimento lucido del luogo in cui sono, le luci artificiali. Le persone intorno a me, i colori. Tutto è netto, definito, e neanche per un momento perdo la coscienza di dormire. Insieme a me, ci sono altri “studenti”. Questa persona bionda, ci porta in un ristorante take-away e ci fa scegliere il cibo. Io scelgo delle patatine fritte con ketchup e maionese, me le gusto da morire. Sento il sapore intenso, il sale, la frittura. Sono scioccata: la mia mente riesce a riprodurre alla perfezione questo cibo. Prendo del tiramisù in una specie di bicchiere. Una ragazza accanto a me ne vuole una porzione, ma la mia era l' ultima. Ho assaggiato il primo cucchiaio, ma le offro il mio dolce. Lei ringrazia. Il signore biondo mi dice: “Creala con la tua mente! Qui tutto è creato con i vostri pensieri, siete voi insieme a creare questo luogo”. Così, penso ad un' altra coppa, e questa compare! La mangio di gusto e penso: “Cavoli, se potessi ogni notte fare questo, forse potrei evitare di mangiare schifezze di giorno, e magari perderei qualche chilo senza soffrire la mancanza dei cibi che mi piacciono!”.
Improvvisamente siamo soli, io e il signore biondo, di fronte a me. Sono seduta su una panca. Lui ha una penna, con in fondo una piccola luce. La muove davanti ai miei occhi, in alto e in basso. Non capisco cosa vuole fare. Poi, come lo psicologo, inizia a parlare lentamente, e mi dice: “Segui la luce, Daniela. Seguila, e man mano che osservi, ti senti sempre più rilassata e più stanca. Ora, ti dimostrerò che esistono diversi mondi. Che la tua non è l' unica realtà. Che pensi di vivere, ma vivi altrove. Ti senti sempre più stanca, tra poco cadrai in un sonno profondo, e non ti ricorderai nulla di questo. Quanto rivedrai la stessa luce, tornerai immediatamente qui, perfettamente lucida.”.
Cado in un sonno profondo, ma è velocissimo, pochi secondi. Sono subito in piedi ed è buio. Non capisco dove sono: di fronte a me, una porta semichiusa. Sono sul pianerottolo di una palazzina. Smarrita, non capisco cosa ci faccia lì. Non mi sto più rendendo conto di sognare. Tutto è estremamente reale, e ricordo ogni dettaglio. Attraverso la porta, e i miei due cani vengono a farmi le feste. Sul divano di una casa che non conosco, c'è mia mamma. Sento mio padre nell' altra stanza. Molto confusa, chiedo a mia mamma dove siamo, cosa ci facciamo lì. Lei mi dice: “Ma Dà, ma che dici? Ma stai bene? Siamo a casa nostra!”.
“Casa nostra??? Questa non è casa nostra! Scherzi???”
Mia mamma si alza, è preoccupata. Capisce che non sto scherzando, inizio a tremare. C' è qualcosa che non mi torna: non riconosco quel posto! Guardo oltre la finestra, penso di essere all' ottavo o nono piano, mentre io abito al primo di una palazzina di due piani. L' arredo e la disposizione di stanze e mobili è completamente estranea, non riconosco i gusti dei miei genitori in quel posto. Mi gira la testa. Mia mamma urla, chiama mio padre, e i cani si agitano intorno a me. Ho paura, tremo e mi sento come se avessi perso la memoria. Svengo.
Mi sveglia un rumore, nel cuore della notte. Sono in un letto a ponte, in una stanza che non conosco. Una persona che non riconosco entra di soppiatto, io urlo. “Ssssh, zitta! Non ti farò del male!”. Ha in mano una penna, con una luce sulla punta. La dirige di fronte ai miei occhi, la muove su e giù. Non riesco più ad urlare dal terrore.
Mi sveglio, e sono di nuovo sulla panca, di fronte all' uomo dai capelli biondi. Sorride e mi dice: “Visto? Non c' è da aver paura, sei di nuovo qui!”. Sono ancora consapevole di stare sognando.
“Tu vivi la tua vita, come nel luogo dove ti ho appena spedito: nessun ricordo di quello che sei realmente, ma ti senti fuori luogo ugualmente.”.
La scena cambia, e sono su un divano. Di fronte a me, un altro uomo. “Chi sei?”, chiedo. “Sono Lorenzo, il tuo Lorenzo.”. Guardo il suo viso, ma non è il mio Lorenzo. Lorenzo, l' altra volta, era moro e ricciolino. Ora, è biondo, con i capelli lunghini. “Assomigli a Marcello!”, gli dico. Ci assomiglia, han molti lineamente in comune. “Come, a Marcello?” - sembra quasi offeso che l' abbia paragonato al mio fidanzato, non capisco perché - “Sono molto diverso da Marcello!”. Guardo il suo viso, come a imprimerlo nella mia mente. Ma, con mia sorpresa inautida, i suoi lineamenti cambiano! Cambiano e si fanno rigidi, appuntiti, squadrati. Le orecchie appuntite. Gli occhi allungati. E' umaneggiante, ma diverso dagli umani. Mi ricorda un cartone animato giapponese, i capelli biondi con un taglio medio sbarazzino. E' bello, nel suo essere non umano. Ha lineamenti che riconosco, anche se non ho mai visto. Lo guardo con curiosità, poi esclamo: “Lorenzo! Sei tu!”, e lo abbraccio forte. Ho voglia di baciarlo, ma quando ci provo, lui si ritira con aria dispiaciuta e mi ritrovo sveglia, nel mio letto.
Ricordo ogni singolo dettaglio, la sensazione di realtà. Cerco di imprimere tutto nella mente. Qualcosa mi è sfuggito, la sensazione è che questa esperienza sia durata un' ora e passa, se devo dare un tempo “terreno”, ma mi ricordo una mezz' ora circa. Sono stranissimo.


Dal mio stesso Io voglio andare a scuola, voglio conoscermi, voglio svelare quel mistero che ha nome Siddharta...
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