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Gli opposti e la sintesi

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2012 16:41
05/05/2012 09:11
 
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Ciao ragazzi

considerazioni sparse sul tema....gli opposti e la sintesi

Leggo spesso qui discussioni sulla dimensione del conflitto esistenziale tra gli opposti....tipo Acro che si interroga su corpo e spirito o A cosa sto pensando....che sostiene che la sua luce si è spenta e niente della dimensione spirituale ha più senso.

Credo che sia indubbio che il conflitto degli opposti, male-bene, giusto-sbagliato, spirito-materia, ecc, faccia parte della nostra dimensione esperenziale. Ci dibattiamo continuamente in estremi di vario tipo e natura. Se siamo felici, non tarderà la paura che tutto sarà perso, che l'oggetto della nostra felicità muti o si allontani. Se non siamo felici, agogniamo profondamente uno stato diverso, una situazione esistenziale diversa, un lavoro diverso, un partner diverso, insomma, è soggettiva la modalità del nostro conflitto, ma è certo che appartiene a tutti. Passiamo da un estremo all'altro, convinti, sempre certi che la soluzione sia nel raggiungere la meta, che c'è sempre una parte di questi estremi che è giusta dal momento che l'altra è sbagliata.

Eppure la meta non è mai come ce l' aspettavamo, perchè una volta raggiunta, si ricomincia la giostra degli infiniti opposti da riconciliare.

Posto che questa è esperienza comune, c'è chi la vive nella più totale inconsapevolezza, c'è chi si interroga su di essa, sul senso di questa infinita giostra.

E questo fa parte del percorso personale di ognuno di noi.

Da un punto di vista più vasto, invece, ritengo che il simbolo sia una sorta di sintesi del dualismo. Un modo "altro" di osservare, interpretare, definire e riconciliare gli opposti e quindi di porsi nei confronti dell'esperienza.

Tra l'altro, il simbolo rientra nella modalità di analisi analogica che si contrappone all'analisi logica. La logica vede il conflitto degli opposti, l'analogia ne coglie la complementarietà.

La logica vede una successione cronologica di cause che produco degli effetti....l'analogia è atemporale e collega elementi apparentemente (logicamente) scollegati in un associazione che non è più verticale ma è orrizontale .... integra invece di dividere.

Quindi, ancora il tema del conflitto degli opposti si ripresenta. Logica-analogica, mente razionale - mente intuitiva, Astronomia - astrologia.

Si può veramente sostenere che un estremo sia vero e l'altro falso....??


lara


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05/05/2012 10:34
 
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Se posso esprimere il mio modesto parere, bene e male, giusto e sbagliato, felici e tristi etc etc sono concetti che abbiamo inventato noi, quindi siamo sempre noi ad attribuire loro una connotazione negativa o positiva, siamo sempre noi a decidere se un estremo è vero o falso.
Diventa tutto molto soggettivo.
[Modificato da ForsakenLinux 05/05/2012 10:35]

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05/05/2012 12:00
 
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Re:
l@r@_, 05/05/2012 09.11:


Si può veramente sostenere che un estremo sia vero e l'altro falso....??


lara



domanda retorica, no?
ma rispondendo sì, si cade ad un estremo, rispondendo no, e quindi rendendo valida (vera) la domanda, si cade all'estremo opposto.
Quindi la risponta giusta dovrebbe essere: a volte sì, a volte no, oppure: non lo so?
Oppure non esiste risposta, perché la domanda in sé è ingannevole?
E se la risposta non esiste, che senso ha la domanda?
Ma a parte queste pippe, sarei tentato di rispondere sì, perché per come sono fatto, vivo grazie agli opposti. Il cibo e l'aria per me sono degli ingressi, mentre gli escrementi sono uscite. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che oggigiorno ci nutriamo di cacca, quindi è tutta la solita minestra...
05/05/2012 12:11
 
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Re:
l@r@_, 05/05/2012 09.11:


Se siamo felici, non tarderà la paura che tutto sarà perso, che l'oggetto della nostra felicità muti o si allontani. Se non siamo felici, agogniamo profondamente uno stato diverso, una situazione esistenziale diversa, un lavoro diverso, un partner diverso, insomma, è soggettiva la modalità del nostro conflitto, ma è certo che appartiene a tutti. Passiamo da un estremo all'altro, convinti, sempre certi che la soluzione sia nel raggiungere la meta, che c'è sempre una parte di questi estremi che è giusta dal momento che l'altra è sbagliata.



Come l'hai detto bene cara lara!...
E' per questo, secondo me, che non esiste la felicità assoluta, ma solo momenti di felicità...Forse perché la felicità (assoluta) indica uno stato di perfezione che non può esistere in un mondo imperfetto e per un essere umano imperfetto!
La vita è una ricerca di quei momenti di felicità, ancor più desiderata dopo momenti di sofferenza...


Si può veramente sostenere che un estremo sia vero e l'altro falso....??


Come dicevi anche tu, noi viviamo di estremi e di opposti, quindi qualsiasi sia la risposta "esatta" (se mai ci sia) per quanto ci riguarda essa sarà data dal nostro stesso modo di vivere la vita...Lo si diceva anche nel 3d di acro, può l'uomo fare a meno di vivere in un certo modo?Può l'uomo andare contro la sua natura e oltre i suoi limiti di pensiero e di concepire le cose?...Ahimè, o forse per fortuna, no...
05/05/2012 12:45
 
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@Sisil: Secondo me non ci sono limiti invalicabili, ma solo ostacoli apparentemente insormontabili.

Per essere felici forse non c'è bisogno di essere perfetti.
La felicità deriva dalla mancanza di ragionamento.
Non vedete la gente di tutti i giorni, che non si lamenta della propria vita, evita di farsi domande e di tormentarsi (non tutti, ovvio) ? Quelli sono felici.
Chi invece si fa domande, non essendo in grado di trovare le risposte che cerca, si tormenta fino a pensare che la felicità sia una cosa astratta e perfetta e irraggiungibile.
Come diceva mondsthral nell'altro topic, l'unica soluzione è l'Indifferenza.
[Modificato da ForsakenLinux 05/05/2012 12:48]

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05/05/2012 13:04
 
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Re:
ForsakenLinux, 05/05/2012 12.45:


Per essere felici forse non c'è bisogno di essere perfetti.



Infatti io dicevo che la felicità assoluta è perfezione, per questo l'uomo deve godere di momenti di felicità che possono nascere anche dalle piccole cose o da emozioni temporanee...


La felicità deriva dalla mancanza di ragionamento.

l'unica soluzione è l'Indifferenza.



Beata ignoranza?Beh, forse...ma io non parlerei di indifferenza, è sapersi accontentare!Essere ambizioni, guardare sempre più in alto, non è di per sé sbagliato, ma lo diventa nel momento in cui ci fa diventare ciechi nei confronti di quelle cose che abbiamo tutti i giorni sotto al naso e che diamo per scontate...
05/05/2012 13:08
 
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@Sisil: Ed allora che cos'è la felicità assoluta ? Anche la felicità è un concetto relativo...

Sapersi accontentare ? Ma questo non escluderebbe la possibilità di ricadere nell'infelicità. Più che altro, la mancanza di desideri che sono fonte di dolore, come dice il buddismo: Indifferenza.

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05/05/2012 13:22
 
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Per felicità assoluta intendo una felicità assoluta!Assoluta nel tempo e nello spazio, conosci qualcuno che si trova sempre in una condizione mentale di felicità o che è felice qualsiasi cosa gli succeda?
E poi, se fosse sempre felice, saprebbe di esserlo?Saprebbe apprezzare il suo stato?Probabilmente no...
Gli opposti servono, proprio per capire il valore delle cose...
Quanto è più bello il sole dopo un periodo di piogge intense?O quanto è più bella la pioggia dopo un periodo di siccità?

E comunque l'indifferenza esiste?L'uomo può evitare di cercare una condizione migliore, anche senza porsi formalmente delle domande?Non credo, l'uomo è spinto da necessità...indifferenza, poi, nei confronti di cosa?Degli altri, della vita, del mondo?Quella c'è, quindi...il mondo ti sembra tutta questa meraviglia?
Indifferenza nei confronti di soldi, poltrone, potere...quella, forse, porterebbe qualcosa di buono...
05/05/2012 14:42
 
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Re:
Sisil88, 05/05/2012 13.22:


Gli opposti servono, proprio per capire il valore delle cose...
Quanto è più bello il sole dopo un periodo di piogge intense?O quanto è più bella la pioggia dopo un periodo di siccità?



Come vedi, la pioggia può essere sia una buona che una cattiva cosa, allora dobbiamo gioirne oppure piangerne solo in base alla situazione, oppure smettere di gioire e piangere in generale.
Indifferenza vuol dire, citando sempre l'altro topic, "non differenza fra questo e quello".
Forse è difficile proprio perché l'uomo è spinto da necessità interne che lo portano a tormentarsi alla ricerca di qualcosa di migliore, ma non penso che l'Indifferenza voglia dire smettere di porsi domande, semplicemente vuol dire smettere di cercare qualcosa di migliore, dal momento che non esiste oggettivamente qualcosa di migliore o peggiore.
Accettare la propria situazione, ed è qui che le nostre opinioni si collegano: volevamo dire la stessa cosa ma con parole diverse :P

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05/05/2012 14:53
 
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A grandi linee direi che...stavolta ci siamo trovati! [SM=x431293]

Non è esattamente quello che penso, però diciamo che c'è stato un punto di incontro...

[Modificato da Sisil88 05/05/2012 14:54]
06/05/2012 07:56
 
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Re:
ForsakenLinux, 05/05/2012 13.08:



Sapersi accontentare ? Ma questo non escluderebbe la possibilità di ricadere nell'infelicità. Più che altro, la mancanza di desideri che sono fonte di dolore, come dice il buddismo: Indifferenza.




Attenzione, però, perchè si rischia di cadere facilmente in errore nel aderire ai principi del buddismo senza comprenderne realmente il significato.

L'indifferenza buddista non ha niente a che fare col mettersi al di sopra delle cose per non esserne coinvolti. Questa è fuga dalla realtà, dalla vita e da se stessi.

Ciò che dice questa dottrina è esattamente il contrario. Il buddismo presume totale coinvolgimento nella vità così com'è. Se c'è il dolore, essere nel dolore, se c'è l'allegria, essere nell'allegria, se c'è paura essere nella paura.

Perchè l'IO per il B., non è reale, di conseguenza non ci sono IO e la situazione esterna....c'è solo l'esperienza di adesso.

Quindi, credo che arrivare a vivere realmente questa unità con la vita implichi un grande, grandissimo lavoro su se stessi. Intanto deve partire dalla consapevolezza, almeno intuitiva, di questa unità e poi implica una grande e costante disciplina quotidina nel vigilare sull'essere autenticamente presenti alla vita così com'è.

E' un lavoro di spoliazione progressiva e radicale, in cui tutte le illusioni (per il buddismo, l'ignoranza ci impedisce di fare esperienza autentica della realtà) su chi siamo e su cosa sia la vita, cadono, una dopo l'altra.

Non credo, Forsaken, che basti un atto di volontà o semplicemente un intenzione per realizzare questo.

lara
[Modificato da l@r@_ 06/05/2012 08:19]


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@Lara: Non ho detto che sarebbe stato tanto facile. Mi sono limitato a dire che non sarebbe stato impossibile.
Comunque ho detto quello perché lessi su wikipedia "Per sperimentare l'emancipazione dal dolore , occorre lasciare andare tṛṣṇā, l'attaccamento alle cose e alle persone, alla scala di valori ingannevoli per cui ciò che è provvisorio è maggiormente desiderabile"
Ma forse ho dato una cattiva interpretazione.

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15/05/2012 14:40
 
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l@r@_, 05/05/2012 09.11:

...il conflitto degli opposti, male-bene, giusto-sbagliato, spirito-materia, ecc, faccia parte della nostra dimensione esperenziale.
Si può veramente sostenere che un estremo sia vero e l'altro falso....??


Vero-falso è un altro conflitto fra opposti, e quindi ricade nel discorso precedente: dimensione esperenziale soggettiva, utile solo a farne esperienza, perchè non puoi definire la luce senza buio, o il caldo senza freddo.
La felicità non c'entra con tutto questo discorso, perchè la Felicità è desiderio di ripetizione, e come tale avulso dall'Essenza umana.
Per definizione, la felicità è appagamento e non contempla altri desideri, quindi nemmeno miglioramento.
L'Uomo, in quanto tale, ricerca il cambiamento per conoscere, capire, fare esperienza, progredire.
Chi si accontenta delle posizioni raggiunte, smette di andare avanti.
E l'Uomo vuole andare avanti.
Quindi, non può essere Felice, se non per brevi intervalli di tempo.

Per lenire la difficoltà di accettare questo stato di cose, vi regalo una breve favola di Walsh, che secondo me è molto esplicativa sia dell'impossibilità della conoscenza senza opposti, sia dell'opportunità di accettare questo mondo senza troppe lamentele:
La piccola Anima

PS:
Forsaken, benvenuto nel club di chi mi sposta l'"H" nel nick! [SM=g27828]
15/05/2012 16:10
 
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@Mond: Per me la felicità può esserci anche senza il raggiungimento di una stabilità, quindi non necessariamente senza andare avanti.
Anche il progresso e il cambiamento possono diventare fonte di felicità quando sono visti come qualcosa di "appagante".
Inoltre, neanche l'equilibrio e la stabilità sono sempre ed in ogni caso fonte di felicità.
Questione di punti di vista, penso...
Comunque, favola interessante. Non possiamo capire le cose senza i loro opposti, penso che me ne ricorderò.

P.S: Il mio nick è perfetto :D

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15/05/2012 16:41
 
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Re:
mondstrahl, 15/05/2012 14.40:

Vero-falso è un altro conflitto fra opposti, e quindi ricade nel discorso precedente: dimensione esperenziale soggettiva, utile solo a farne esperienza, perchè non puoi definire la luce senza buio, o il caldo senza freddo.
La felicità non c'entra con tutto questo discorso, perchè la Felicità è desiderio di ripetizione, e come tale avulso dall'Essenza umana.
[SM=g27828]



Ma si che c'entra la felicità...nel senso che l'illusione è proprio il credere che ci sia un estremo degli opposti da perseguire a scapito della'altro....la felicità è da una parte, l'infelicità dall'altra.

In astrologia esoterica c'è un "raggio", il IV (ce ne sono 7 in tutto) che si chiama "armonia attraverso il conflitto", e chi ne è particolarmente soggetto "cresce" proprio attraverso situazioni fortemene conflittuali, da cui scaturisce l'intuizione evolutiva.

E' un passaggio dal conflitto all'integrazione.

ciao lara


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