Acronimo faccio i conti con i tuoi stessi pensieri. Dopo anni di turismo spirituale, pile di libri passati al setaccio, cambiamenti di mentalità, tecniche e rituali sperimentati, speranze fiorite e poi annacquate, mi ritrovo al punto di partenza. Certo, ho avuto qualche esperienza "paranormale" se mi passate il termine, ma al prezzo di tutta una serie suggestioni metafisiche che a ripensarci erano sostanzialmente degli oppiacei intellettuali. Avró letto migliaia di volte frasi dal sapore zen del tipo finchè cerchi l'illuminazione non otterrai l'illuminazione etc... eppure solo dopo averci sbattuto la testa per chissà quante volte ho cominciato a comprendere. Non c'è niente da cercare; porre come meta "l'illuminazione" equivale a porre come meta l'amore, il bene etc.. ovvero mete irrangiungibili. Si puó amare, ma non diventare l'amore; si possono avere esperienze illuminanti, ma non diventare un illuminato. Prendere alla lettera questi ideali significa alzare infinitamente l'asticella senza mai poterla saltare. Alla fine a forza di ripetere sempre lo stesso schema sotto diverse spoglie... Si scopre l'illusione. Liberazione, ma al tempo stesso un indicibile senso di vuoto. Tutte quelle ricerche, quelle tecniche, quelle letture, quel proselitismo, quelle speranze, riempivano la giornata, e facevano sentire importanti.
Non so se tu sia "pessimista" sino a tal punto: per me tutta questa disullusione ha un incredibile lato positivo. Sono giunto ad una sorta di teologia "negativa": più tolgo, e piú torno alle "origini", pur mantenendo la coscienza di essere quel che sono.
[Modificato da Dicson 06/05/2012 11:05]