00 17/11/2013 21:34
Re:
deinfinito, 17/11/2013 00:38:

Acro ..come un moderno Dante, si infila IN pensieri pazzeschi (termine assai ambiguo/inappropriato), per poi svenire ("nella fretta di scappare al lavoro") lasciando a Virgilio il compito di spiegare e tener a galla la tematica introdotta.

Noi, come Virgilio, ...che presunzione la mia!

Eppure ...lo scopo del mal. Mi ci tufferei in questa espressione..



[SM=g27837]

Mi ricollego ai vari post sopra..

Il male secodo me può essere sia soggettivo che oggettivo.

S) Ammettiamo che io provi un brutto sentimento di odio per una persona, allo stesso tempo tu potresti provare amore o simpatia per la stessa persona.

S) Quel che per me potrebbe essere un brutto gesto per qualche altra cultura potrebbe essere un giusto gesto..

S) La cultura popolare campia con il tempo e con esso il valore di ciò che è bene e male.

O) Qual'è il male oggetivo? Non me ne vengono mica in mente di esempi! Vado sempre a finire sul punto che è l'uomo stesso a definire male o bene e tale cosa potrà essere più o meno ocndivisa da altri uomini o dalla collettività in generale. Questo però potrebbe portare a scusaanti e arbitraggi vari verso qualsiasi pensiero o gesto. Eppure l'intera società alla fin fine ha uno stereotipo grossomodo simile di male in senso più ampio.

Mi sembra però di andare fuori tema.

Lo scopo (per me) di un gesto "bene" è percepire in me quel senso di "appagamento", "felicità" nell'aver dato, fatto qualcosa che in quel momento faccia star bene qualcun'altro o semplicemente sapere e constatare che quel qualcun'altro sta bene ed è "felice". Possiamo rapportare la stessa cosa allo scopo del male? Appagamento nel constatare che qualcuno stia soffrendo o viene messo in posizione inferiore a noi o che siamo in grado di sopraffarlo, derubarlo, controllarlo...

C'è qualcosa di soggettivo o di oggettivo in quello detto qui sopra?

Quindi? Lo scopo del male? Appagare qualche senso interiore come può esserlo anche quello del bene?