00 23/09/2006 19:06
Corriere della Sera
(22 settembre, 2006)
Il giornalista reagisce all' ipotesi di ridimensionare «Porta a porta». Palermi (Pdci): non penalizzatelo
Vespa: tre serate invece di quattro? Lascio la Rai

ROMA - Bruno Vespa è amareggiato per la possibilità che il suo programma venga ristretto da 4 a 3 puntate settimanali. L' anchorman non ci sta e minaccia di lasciare la Rai: «Se cambiasse il clima metterò un annuncio per cercarmi un nuovo lavoro». Solidarietà dal centrodestra ma anche dal Pdci. La senatrice Palermi: non sia penalizzato.

Palermi (Pdci): invita pure i piccoli partiti I talk show di sinistra invece ci ignorano

ROMA - «È profondamente diverso da me. Ma è uno dei pochissimi che hanno sempre garantito in tv anche la presenza dei partiti piccoli. Cosa che non succede nei talk show della sinistra». In difesa di Bruno Vespa e di Porta a porta si schiera una comunista doc: Manuela Palermi (foto). Ex portavoce del leader Pdci Oliviero Diliberto, è stata fra le prime voci a levarsi: «Spero che il programma di Vespa non sia penalizzato». Perché? «Da portavoce seguivo tutti i talk show politici. E la maggiore correttezza l' ho riscontrata nel suo». Per come formula gli inviti? «Sì. Invita tutti. È un po' nel suo stile cardinalizio. Ma vivaddio. Ai partiti piccoli garantisce la presenza, cosa che non fanno nemmeno i Tg». Parla dei Tg in generale? «Sì. Io sono partigiana, ma non vedevo una gran differenza tra il Tg di Mimun e gli altri. Sì, lui ha inventato quell' obbrobrio del panino. Ma siamo lì». Cos' altro apprezza in Vespa? «Pochissimo. Lui è un dc, io una comunista». Le domande? «Ci sono stati periodi in cui era troppo pungente, troppo sdraiato su Berlusconi. Ma va bene. L' ospite non deve trovare il terreno spianato. L' essenziale è poter spiegare le ragioni del proprio partito. E da Vespa è stato possibile, in altri talk show più vicini alla nostra parte politica no». Si riferisce a Ballarò? «Nomi non ne faccio». Sarebbe grave una puntata settimanale in meno? «Non è un danno per il Paese. Ma quando ho letto lo sfogo di Vespa gli ho voluto esprimere solidarietà. Lui ci ha sempre lasciato parlare».
Virginia Piccolillo




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L'UNITA'
23 settembre 2006
La sindrome di Stoccolma
Furio Colombo

La minaccia di Bruno Vespa di abbandonare la Rai (presumibilmente per dirigere a tempo pieno tutti i dibattiti dei migliori esponenti della sinistra) dopo l´editto del presidente Petruccioli che prevede solo tre serate invece della presenza continua (o in persona o con i suoi libri) su tutti i canali e in tutte le ore in cui gli italiani si siedono davanti a un televisore, ha fatto correre brividi di tensione nel folto pubblico dei partecipanti abituali di Porta a Porta.

È importante per un politico riconoscere subito il problema. E impegnarsi nella giusta lotta.

Il problema è che non si può far politica senza Bruno Vespa o con meno Bruno Vespa (benché resti il mistero su come ce la facciano gli omologhi esponenti di partito inglesi, francesi, tedeschi, americani, dove l´omologo di Bruno Vespa non esiste).

L´impegno di lotta è chiaro: battersi per il sacrosanto diritto di Bruno Vespa di apparire sempre, con il giro fisso dei suoi ospiti organizzati in senso orario da destra a sinistra. Altrimenti c´è il rischio che in normali programmi invitino qualcun altro e magari anche dei cittadini che, come è noto, snaturano la politica.

Ma ecco il manifesto di lotta così come presentato al Corriere della Sera dalla Sen. Manuela Palermi (Pdci):

«Primo. Bruno Vespa è uno dei pochissimi che hanno sempre garantito in Tv la presenza dei partiti piccoli, cosa che non succede nei talk show della sinistra.

Secondo. Da portavoce (del Pdci, ndr.) seguivo tutti i talk show politici. E la maggiore correttezza l´ho riscontrata in Porta a Porta di Vespa.

Terzo. Vivadio, ai partiti piccoli garantisce la presenza. Cosa che non fanno nemmeno i Tg.

Quarto. Vespa è troppo sdraiato su Berlusconi ma va bene. L´essenziale è poter spiegare le ragioni del proprio partito, ciò che non accade nei talk show più vicini alla nostra parte politica. Lui ci ha sempre lasciato parlare».

Il manifesto della Sen. Palermi si chiude con una dichiarazione di solidarietà al talk show della libertà, con la frase da ricordare: «Lui ci ha sempre lasciato parlare» che fa pensare a un cupo regime in cui le ragioni della Sen. Palermi e del suo partito siano tenacemente oscurate da tutti gli altri.

Il manifesto, vivadio, chiede qualche nota a pie´ di pagina, specialmente per chi dovesse trovarsi fra le mani lo storico testo fra qualche anno, quando, mettiamo, Bruno Vespa fosse diventato "Moderatore dello Stato", carica da sostituire a quella del Presidente della Repubblica, perché sarebbe il solo modo di garantire (ci dice la Palermi) che «lui ci lascia parlare». Anche perché, supponiamo, dopo le sentite dichiarazioni della Palermi seguirà una raccolta di firme. Molte feste dei partiti di sinistra sono ancora aperte, forse si fa ancora in tempo a mobilitare le masse.

Infatti il manifesto contiene un grande riconoscimento democratico («ci fa parlare tutti») e una grave denuncia (tutti gli altri talk show di sinistra minacciano la democrazia).

Una curiosità attanaglia subito il lettore: di quali talk show si parla, visto che quasi tutte le sere della settimana del servizio pubblico sono occupati da Vespa e (si deve intendere) dagli ospiti del maestro? Ballarò si brucia in un martedì. Fazio ha due finestrine alla settimana con dovere di cultura, comici e varietà. A ciascuno di loro occorrono mesi per avere la disponibilità di inviti che Vespa si gioca (entusiasmando la Palermi) in una settimana.

Altri talk show, altri programmi politici, alla televisione italiana non risultano, prima del ritorno di Santoro (che però invita poco). Dunque scappellarsi davanti a Bruno Vespa perché ospita di più (e proprio in occasione del tentativo reazionario di Petruccioli di restituire agli italiani almeno una sera già prepagata col canone) sarebbe come ringraziare il Policlinico di tenere aperto tutte le sere il pronto soccorso. Dovere, risponderebbero medici e infermieri.

Quanto al dovere secondo Vespa, esso include, certo, una astuta gentilezza verso i piccoli partiti (che però ci pareva di avere intravisto in tutti i telegiornali). Ma le poche volte che essi sono di riposo, tutto lo spazio tocca al più grande conflitto di interessi del mondo, rappresentato in persona da Silvio Berlusconi. Arricchito per merito di Vespa della legittimità creata dalla frequentazione di militanti di sinistra in altre sere e altre ore, occupa una sera intera per firmare quel "contratto con gli italiani" che ha reso lui, ma anche l´Italia molto conosciuti (e forse non molto stimati) nel mondo.

Ora la Sen. Palermi ci dice (cito): «L´essenziale è poter spiegare le ragioni del proprio partito». Siamo sicuri che sia davvero l´essenziale? In quella Italia?

Per capire bisogna ricordarsi della ragazza austriaca tornata libera dieci anni dopo essere stata rapita dall´uomo che le ha rubato la famiglia e l´infanzia. «Sì, ma con me è stato buono. E per lui ho acceso una candela».

Sindrome di Stoccolma, direte, l´ostaggio che impara ad amare il sequestratore. Sì, ma almeno la ragazza austriaca si è liberata da sola, fuggendo. La Sen. Palermi chiede di rientrare, quattro sere la settimana, a Porta a Porta. In scenografia troverà ancora la scrivania di ciliegio su cui, in piena libertà, è stato firmato il "contratto con gli italiani".




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23/09/2006 - "IO DONNA DISTRIBUITO CON "CORRIERE", Pag.158/60
ANDARSENE (A VOLTE) E' UNA LIBERAZIONE
Intervista a: MANUELA PALERMI
di: MARIA TERESA MELI
www.difesa.it/files/rassegnastampa/060923/C1VTF.pdf






INES TABUSSO