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L'UNITA'
15 agosto 2006
Uliwood party
La tortura liberale
Marco Travaglio

E così, ridendo a scherzando, siamo arrivati all'elogio della tortura e del sequestro di persona (purchè, si capisce, i destinatari siano islamici) sulla prima pagina del Corriere della sera. Il merito va tutto al professor Angelo Panebianco, il quale sostiene che la lotta al terrorismo non è roba da signorine e quindi bisogna piantarla con «l'apologia della legalità» delle mammolette convinte che «cose come la legalità, i diritti umani e lo stato di diritto debbano sempre avere la precedenza su tutto». Basta con il «feticcio» dello stato di diritto: «dalla guerra non ci si può difendere con mezzi legali ordinari». Dunque bisogna legalizzare quella «zona grigia a cavallo tra legalità e illegalità, ove gli operatori della sicurezza possano agire per sventare le minacce più gravi»: un «nuovo compromesso tra stato di diritto e sicurezza nazionale» che nasca dal «confronto tra politici, magistrati, avvocati e operatori della sicurezza». Solo così salveremo «lo Stato di diritto e la stessa democrazia».
Che razza di democrazia e di stato di diritto siano quelli che, per salvarsi, rinunciano ai loro fondamenti per adottare quelli del nemico che dicono di combattere, e che senso abbia cancellare la democrazia e lo stato di diritto per difenderli meglio, non è ben chiaro. Ma il professor Panebianco va capito. Da anni è afflitto da due gravi problemi esistenziali. Primo (più noto come «sindrome da Ostellino»): quando si parla di liberalismo, in Italia, tutti pensano a Einaudi, a Montanelli, a Sartori. Mai a Panebianco. C'è una sola persona convinta che Panebianco sia un liberale: Panebianco. Egli infatti ripete ogni tre per due di essere un liberale: per convincere gli altri,e fors'anche se stesso. Secondo: nel disperato tentativo di farsi notare da qualcuno, Panebianco è costretto a spararle sempre più grosse, anche a costo di abrogare la logica, il principio di non contraddizione, la decenza e il senso del ridicolo. Nel paese che ospita già Feltri, Borghezio e Calderoli, non è impresa da poco. Ma l'altro giorno Panebianco ha surclassato agilmente l'intera concorrenza, inneggiando alla tortura e alla deportazione, e riuscendo anche a evocare -a suffragio dei suoi delirii- imprecisati «liberali di antica data» (ma senza nominarli, forse per evitare querele dagli eredi).
Si potrebbe ricordare che il professor Panebianco è lo stesso che, appena un giudice intercetta o inquisisce o arresta o rinvia a giudizio un ladrone di Stato con tutte le prove e i crismi di legge, vien colto da convulsioni, strilla al giustizialismo e invoca Amnesty International. Ma la contraddizione è solo apparente: per i garantisti a targhe alterne, le garanzie valgono solo per i signori, non per i baluba islamici. I signori sono innocenti anche dopo condanna definitiva. I baluba sono colpevoli anche senza essere indagati, per definizione. Torturateli e deportateli pure.
Ora, per quanto sia difficile, proviamo a prendere sul serio il Panebianco: è la peggior punizione che gli si possa infliggere. E immaginiamo i dettagli del «compromesso fra sicurezza e legalità» da lui auspicato per consentire anche alle democrazie occidentali di torturare e deportare i nemici o presunti tali.
1) Se tua figlia ti porta a casa un fidanzato marocchino, o peggio ancora nero, è la prova che i due preparano un attentato. Dunque fai come i pakistani di Brescia: ammazzala e sotterrala nell'orto. Poi, visto che non sei razzista, fai lo stesso con lui. Basta con questo tabù della pena di morte: anzi,privatizziamola.
2) Se il tuo vicino di casa cucina il cuscus o -Dio non voglia- il kebab, leggigli la posta e infìltrati in casa sua travestito da colf, oppure avverti subito il Sismi e l'agente Farina Doppio Zero, per poterlo spiare, intercettare e pedinare. Non si sa mai. Dal cuscus al plastico, si sa, il passo è breve.
3) Se incontri un tizio con una faccia che non ti piace, massacralo di botte. Tu non sai perché, ma lui potrebbe saperlo. Chi ti dice che non stia per saltarti addosso col gilet imbottito di tritolo? È la guerra preventiva. Se quello obietta, spiegagli che stai percorrendo «la zona grigia a cavallo tra legalità e illegalità».
4) Se, una volta menato a sangue, quello non confessa la sua appartenenza ad Al Qaeda, strappagli le unghie dei piedi. E, se insiste nel suo silenzio, procedi con quelle delle mani, poi con gli elettrodi ai testicoli. È vero che potrebbe tacere perché non ha niente da dire, o magari è muto, ma non lasciarti ricattare da questi feticci buonisti: al suo paese le mani, i piedi e i testicoli li tagliano direttamente. Dunque è già fortunato a trovarsi in Italia.
5) Mentre lui rantola agonizzante, spiegagli che stai difendendo dal terrorismo la democrazia liberale e lo stato di diritto. E se lui obietta che ti comporti come i terroristi, spiegagli che c'è una bella differenza: tu torturi col permesso del professor Panebianco, i terroristi invece senza.
6) Se, dopo il gatto a nove code, il bagno nelle ortiche, l'impalamento, il tubo che collega il suo esofago e lo scarico della vasca da bagno e i due giorni passati a penzolare da un albero a testa in giù cosparso di miele, ti venisse la tentazione di fiaccare la sua resistenza leggendogli un editoriale del professor Panebianco, quello è il momento di fermarti: nemmeno la lotta al terrorismo può giustificare una forma così efferata di sevizie.



INES TABUSSO