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la Repubblica
13 ottobre 2005
Il colpo di reni del Cavaliere
Filippo Ceccarelli


Tutto si può dire del presidente Berlusconi, e tutto il peggio infatti se ne dice, ma non che gli manchi una tempra di lottatore.
Sia ben chiaro: si tratta di pura ed esclusiva valutazione tecnica. Perché evidentemente il Cavaliere sta lottando per una causa che è solo e soltanto sua, non degli italiani e nemmeno degli alleati, non a caso ridotti all´ordine (Fini e Casini) o al silenzio (Follini). E tuttavia: chi osservi a mente fredda il grande spettacolo della politica, chi posi uno sguardo possibilmente distaccato su ciò che avviene in questi giorni a Montecitorio non può che riconoscere l´eccezionale grinta e la straordinaria vitalità che Berlusconi trasmette in questa intensa battaglia.

E tanto più riesce a far passare questa immagine in un momento per lui piuttosto difficile. E correndo un rischio che forse non è mai stato così alto.
Poi, sì, certo, esagera. «Sono indistruttibile» dice. L´altro ieri ha preso una storta in aula e poi, quando stava meglio, non ha detto: «Sto meglio». Ha fatto un sorrisone furbo e: «Stasera vado a giocare a calcio». Certe battute gli vengono naturali: «Non vi libererete facilmente di me». Oppure: «Ho lasciato sfogare i ragazzi». C´è da sempre nel suo personaggio un´attitudine spacconesca che attinge alla commedia dell´arte, un certo animus vanziniano, si direbbe, un po´ da «bauscia» milanese. Ma senza questa maschera non sarebbe Berlusconi.
Ebbene. Maschera o non maschera, occhietto o risolino che sia, il Cavaliere si sta giocando alla grande una partita che fino all´altro giorno sembrava disperata, o addirittura persa. E invece, pur con tutti gli incidenti e gli impicci del caso, l´ha personalmente ribaltata.
Così alla Camera la maggioranza non solo regge, ma va avanti come una locomotiva. Non solo, ma sul tema della proporzionale, tutt´altro che suggestivo, per una volta il potere della tv, anzi delle setto od otto tv berlusconiane, c´entra fino a un certo punto. C´entra piuttosto la capacità di leadership, che l´altra settimana sembrava messa a repentaglio e che oggi deve vedersela con centinaia di deputati riottosi e spaventatissimi. Tra Berlusconi e i suoi astuti contendenti si è riaperto un abisso di autorità, una vertigine di supremazia. Nel pericolo, nell´azzardo, il Cavaliere è tornato a essere un re. Si fa quello che dice lui, e gli altri zitti e mosca.
Le locandine del Vernacoliere strillano irridenti: «Berlusconi: "Quando cào, penso a voi!"». Ma Berlusconi tiene botta. Racconta barzellette su Nerone e i democristiani. Si compiace per il caso clinico della casalinga che ha perso la memoria, salvo ricordarsi solo del Papa e del Cavaliere, «un uomo molto ricco che ha avuto successo in politica».
E insomma: fino all´altro giorno sembrava messo molto male. Follini l´aveva delegittimato davanti alle telecamere. E il Foglio aveva richiamato nei titoli il classico «viale del tramonto». Non era stato esattamente un bel compleanno: 69 anni. Diversi giornali l´avevano ignorato; mentre il Guardian era stato impietoso: «Un lifting al viso e un trapianto di capelli lo fanno sembrare di gran lunga più giovane della sua età, ma non possono cambiare il fatto che l´uomo più ricco d´Italia adesso ha superato l´età in cui la maggior parte dei politici corrono per un alto incarico».
Dandogli platealmente del tu, Vittorio Feltri gli chiede: «Hai due o tre piscine, ma è vero che non sai neanche nuotare?». Ma ecco che alla Camera Berlusconi trova il tempo per chiamare da parte il giornalista di Libero e gli dice: «Guardi che io so nuotare benissimo. Venga in Sardegna e glielo mostro».
In qualche modo è una ripresa anche fisica. Ad agosto era uscito dalla clinica dei capelli sofferente, quasi aggrappato agli uomini della scorta. Adesso lui presidia, lui cade (perché lo spingono), lui si appisola in aula perché lui ha lavorato fino a tarda notte, lui controlla, lui interrompe gridando con la mano ad imbuto, poi lui va al Sistina a spezzare un pomeriggio drammatico con una serata comica, lui conquista la scena e non la molla a nessun altro. Perché lui c´è: e questa sua rinforzata presenza specialmente si fa notare dopo il silenzio impostogli dai vescovi sul referendum, dopo le sospette incertezze a proposito del caso Fazio, dopo i balbettii sui «sacrifici» necessari a riequilibrare l´oggettiva disfatta dei conti.
Anche ieri Berlusconi ha riempito il tempo offrendo un tale saggio di attivismo intrattenitorio - sull´economia, la Romania, le primarie dell´Unione, le privatizzazioni, le belle ragazze e i calciatori balcanici, i braccialetti in regalo, l´intelligenza dei sindacalisti, il terremoto in Sicilia, l´ospedale in Pakistan - da far quasi dimenticare che il compito del capo di un governo è appunto quello di governare - e non di chiacchierare a ruota libera. Ma che ci si vuol fare? su questo terreno, anche scivoloso, il Cavaliere resta imbattibile.
Quanto si sente la mancanza del povero Lucio Colletti. E´ al filosofo eletto con Forza Italia che si devono in effetti le più lucide e spassose interpretazioni del Cavaliere. Ebbene, ridacchiò una volta Colletti, vedendolo particolarmente vulcanico: «Deve aver sniffato un altro dei suoi sondaggi». Ora, può darsi che anche in questi giorni i numeri delle rilevazioni demoscopiche suggeriscano al presidente del Consiglio di mettersi al centro della ribalta. Vero è che a volte pure il filosofo sbagliava. Nel 1998, ad esempio, disse che Berlusconi era praticamente finito e anzi secondo lui stava per scappare all´estero. Ma nei mesi scorsi, in fondo, è stato proprio il Cavaliere, sia pure scherzosamente, a evocare più volte la possibilità di lasciare l´Italia per esotiche destinazioni, i Caraibi, le Maldive, la spiaggia di Tahiti, là dove bellissime istruttrici «danno lezioni di educazione fisica in topless». Comunque pensa già «al dopo» si diceva.
E magari è proprio così, magari il destino berlusconiano è prossimo a compiersi. Ma la politica rimane o forse è diventata quanto di più volubile si possa immaginare, un fantastico e desolante saliscendi, una specie di lotteria per giocatori d´azzardo condannati a vincere e a perdere senza rendersene conto.


INES TABUSSO