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CORRIERE DELLA SERA
13 SETTEMBRE 2005
Il Cavaliere: dichiarazioni affrettate, chiediamo scusa a chi si è risentito
Berlusconi: Forza Italia non è antisemita
Il premier interviene sull'editoriale del Corriere. La vicenda nata da una
frase del deputato di FI Crosetto sulla massoneria ebraica

ROMA - È «assolutamente insostenibile» l'accusa di razzismo rivolta a Forza
Italia, alla Cdl e ad un «governo che hanno l'orgoglio di essere i migliori
amici di Israele». Silvio Berlusconi risponde in una nota al fondo del Corriere
della Sera firmato da Gianni Riotta (1), nel quale si fa riferimento a una
dichiarazione del responsabile credito di Forza Italia, Guido Crosetto, sulla
vicenda della Banca d'Italia. Crosetto aveva infatti sostenuto che le banche
italiane «fanno gola a molti, soprattutto alla grande massoneria ebraica
e americana che è già alle porte».
VEDI:
www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=242
Nella dichiarazione diffusa come presidente di Forza Italia, il premier sottolinea
come il suo partito «condanni da sempre e sempre condannerà» ogni anche minimo
accenno che possa ridestare «fantasmi di un passato mostruoso» e aggiunge
le «scuse» a chi comunque possa essere rimasto offeso. «Il razzismo - afferma
Berlusconi - è una belva sempre in agguato, che può trovare alimento anche
nelle più inconsapevoli e affrettate dichiarazioni, pronunciate nel corso
della vita politica quotidiana. Un movimento liberale, e difensore strenuo
di ogni libertà, come Forza Italia, condanna da sempre e sempre condannerà
ogni minimo, anche involontario accenno che possa ridestare echi e fantasmi
di un passato mostruoso, per fortuna sepolto».
«Forza Italia - prosegue - si scusa pubblicamente con chi possa da questi
accenni essere rimasto offeso, sottolineando al tempo stesso che nessuno
può mettere in dubbio il suo essere di fondo liberale e nemico di ogni intolleranza.
Forti di questa certezza, condivisa dai nostri elettori - conclude il presidente
del Consiglio - contestiamo al Corriere della Sera l'enormità di un'accusa
assolutamente insostenibile, per di più rivolta ad un partito, ad una coalizione
e ad un governo che hanno l'orgoglio di essere i migliori amici di Israele».

13 settembre 2005


(1)
Le accuse alle «banche ebraiche»
Se non ora, quando?
di Gianni Riotta
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Il dibattito sull?operato del governatore della Banca d?Italia Antonio Fazio
ha appassionato l?estate dell?opinione pubblica, in Italia e in Europa, in
termini agri per il nostro Paese. Il Corriere ha deprecato gli errori che
han tarpato le ali al libero mercato, in nome di antiche solidarietà personali
o di lobbies, perché sono in gioco la nostra residua credibilità e buona
parte degli interessi nazionali. La posta è alta e dunque in tanti, laici,
cattolici, conservatori o progressisti, hanno detto la loro opinione con
vivacità.
Alla vigilia dell?autunno, invece, si diffonde sulla vicenda una sinistra
eco di toni e grevi cadenze che mai avremmo voluto riascoltare. Guido Crosetto,
parlamentare di Forza Italia e responsabile del settore credito nel partito
del presidente Silvio Berlusconi, ha sostenuto che le banche italiane «fanno
gola a molti, soprattutto alla grande massoneria ebraica e americana che
è già alle porte». Richiesto di precisare il suo pensiero, l?onorevole Crosetto
si è limitato ad additare la Merrill Lynch «un istituto bancario particolare,
i cui azionisti sono... specificamente ebrei» ed accusare l?ex presidente
dell?Unione europea, Romano Prodi, di esserne il manutengolo.
Non sfuggirà all?onorevole Crosetto, che il sito ufficiale www.guidocrosetto.it
qualifica come «diplomato al Liceo Classico e imprenditore », che il suo
maldestro linguaggio richiama la propaganda antisemita in Germania e in Italia
tra le due guerre, con le calunnie contro le nefandezze dei «banchieri giudei
». Alla sconsolata saggezza di Amos Luzzatto, presidente delle Comunità ebraiche
italiane, non resta che chiedersi: «Gli Anni Trenta non hanno insegnato nulla?
Questo è un linguaggio preoccupante », il fantasma dell?antisemitismo «di
nuovo alza la testa».
Si obietterà che non è il caso di esagerare, una frase infelice nel 2005
non basta a rievocare il linguaggio violento del 1938, anno delle leggi razziali.
Ma non è così, e tempestivamente il senatore a vita Giulio Andreotti, che
pure ha difeso il governatore Fazio parlando di attacco in corso alla cultura
cattolica nel mondo degli affari, denuncia la «coda di razzismo che qualcuno
non riesce a perdere». La generazione di Luzzatto e Andreotti ha imparato
con durezza che ogni favilla di intolleranza, per quanto accesa da faciloneria
o foga polemica, può diffondere fuochi tragici, e va dunque spenta sul nascere,
senza indugi.
E? lecito, e giovevole a una urgente soluzione del caso Fazio, che le opinioni,
pro e contro il governatore, si affrontino libere e serene. Il campo va però
sgombrato da insinuazioni e colpi bassi che ci riportano ai pregiudizi, e
alle intolleranze, del nostro passato prossimo. Viviamo tempi difficili,
il confronto delle identità e delle culture è minacciato da tensioni, violenze,
tabù. Si additano capri espiatori grotteschi, la Cia, il Mossad, gli emigranti,
gli ebrei, per nascondere i nostri guai e il virus può degenerare in pazza
epidemia. Con amarezza si deve quindi notare l?assoluta indifferenza con
cui il governo, la maggioranza, Forza Italia, i giornali e le televisioni
che sostengono il premier, le cariche istituzionali, il mondo intellettuale
del centrodestra, hanno accolto le dichiarazioni di Crosetto. Si spera forse
di lasciar passare l?attacco agli ebrei «alle porte» sotto silenzio, ma è
un grave errore e rischia di sfociare in complicità aperta. Occorre una presa
di distanza morale nitida, subito: se non ora, quando?
13 settembre 2005

INES TABUSSO