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La leggenda di Cola-pesce

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    danzandosottolaluna
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    00 25/10/2006 19:14

    Numerose sono le leggende siciliane e riguardo a Messina, la più radicata nella memoria e nell'anima del popolo è senz’altro quella di Colapesce.

    Le fonti scritte ricordano 18 varianti della legenda di Colapesce e numerosissime altre sono quelle orali.




    Narra la tradizione popolare che nella città di Messina viveva un giovane bello e forte di nome Cola, abilissimo pescatore che godeva di grande fama per le sue imprese marine; egli aveva la capacità di nuotare come un delfino e rimanere sott’acqua per molto tempo.
    Ed erano talmente grandi, la sua abilità e la sua dimestichezza con il mare, che la gente gli attribuì il nomignolo di Pesce, divenendo il simbolo delle profondità marine.

    La fama di Colapesce giunse fino all’imperatore Federico II.
    La versione più affascinante è più bella delle numerose leggende ci narra che un giorno Federico II navigando per lo stretto di Messina perse in mare la corona.
    Gli abitanti della città chiamarono subito Colapesce, che tuffatosi negli abissi ripescò la corona e la restituì all'imperatore.
    Impressionato dall'abilità del ragazzo e grato per il suo gesto, Federico II offrì a Cola la possibilità di una nuova vita al suo palazzo tra agi e richezze.
    Ma anzichè accettare e ringraziare, Cola piangeva.
    L'imperatore sbigottito gliene chiese il motivo ed egli raccontò che mentre risaliva dagli abissi, aveva visto che delle tre colonne che reggevano la Sicilia una era rotta, una intatta e la terza - sotto la cuspide settentrionale - stava per rompersi.

    Federico II continuava a non credere il motivo del pianto ed allora Cola spiegò:
    ” Maestà non avrei mai voluto disubbidire al mio Imperatore, ma non vi posso seguire. Nessuno è ricco e più ricco del mare , e nulla è più bello della mia terra ”

    Detto ciò si rituffò.

    L'Imperatore lo aspettò, ma Cola non saliva e non salì mai più; da allora rimase negli abissi a reggere la colonna che si stava rompendo.
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    Altra versione…

    C’era una volta a Messina una donna, il cui figlio di nome Cola, dalla mattina alla sera nuotava nel mare. La madre soleva chiamarlo dalla riva:
    Cola! Cola! Esci dall’acqua! Non sei un pesce!

    Ma, col passare dei giorni, il figlio nuotava allontanandosi sempre più. E dal continuo gridare la madre s’ammalò al petto. Una volta Cola la costrinse a gridare così forte da farle perdere la pazienza e a farla arrivare al punta da esclamare nell’ira:
    Che possa diventare pesce!

    Evidentemente le porte del Cielo quel giorno erano spalancate, perchè la maledizione della madre fu ascoltata e il ragazzo immediatamente divenne metà uomo, metà pesce: Tra le sue dita crebbero le palme come quelle di un’oca ed il suo collo divenne come quello di una rana. Cola non ritornò più a terra e la madre, persa ogni speranza di rivederlo, presto morì.

    La voce che nello stretto, nei dintorni di Messina, fosse apparso un essere metà uomo, metà pesce, arrivò fino al Re. Questi ordinò a tutti i marinai di far sapere a Cola Pesce, appena qualcuno di loro lo avesse visto, che il Re in persona voleva parlargli. Una volta un pescatore s’inoltrò lontano dal mare e vide Colapesce che nuotava nelle vicinanze.

    Cola, – disse il pescatore – il Re di Messina ti vuole parlare.

    Cola Pesce si recò subito a palazzo reale. Il Re lo ricevette con un dolce sorriso.

    Cola, tu sei un abilissimo nuotatore! Scendi nelle profondità marine, nuota intorno alla Sicilia e dopo mi riferirai dove avrai trovato più profondo e tutto quanto avrai visto.

    Cola ubbidì e nuotò intorno alla Sicilia. Presto ritornò e raccontò che nelle profondità marine aveva visto montagne, vallate, caverne e pesci straordinari.

    La cosa strana – disse Cola - è che a Punta Faro non sia riuscito a raggiungere il fondo.

    Allora su che cosa si regge Messina? – esclamò meravigliato il Re. – Immergiti di nuovo e guarda su che cosa si regge la mia città.

    Cola s’immerse e passò un giorno intero sott’acqua. Quando riemerse, disse al Re:
    Messina sta su una roccia e questa roccia è sostenuta da tre colonne: una integra, un’altra lesionata e la terza mezzo distrutta.

    Il Re rimase stupito da queste notizie e mandò Colapesce a Napoli, a vedere cosa si trovasse sotto il vulcano. Nelle vicinanze di Napoli, Cola s’immerse profondamente nel mare e dopo raccontò di aver visto, lungo il suo cammino, prima un gettito d’acqua fredda, poi calda, e in certi punti delle fonti d’acqua dolce. Il Re non voleva crederci. Ma Cola chiese che gli venissero date due borracce, andò a Napoli, s’immerse e le riempì una d’acqua calda, una d’acqua dolce. Il Re però continuava a non darsi pace al pensiero che a Punta Faro il mare non avesse fondo. Chiamò Colapesce e lo pregò:
    Cola, tu mi devi dire, almeno approssimativamente, che profondità ha il mare a Punta Faro.

    Cola s’immerse e passò due giorni sott’acqua: Quando riemerse, spiegò che il fondo non l’aveva visto, perché a grande profondità si sollevava una colonna di fumo che intorbidava l’acqua. Divorato dalla curiosità, il Re ordinò :
    - E tu tuffati dalla vedetta di TorreFaro...

    La torre si trovava all’estremità di Punta Faro. Un tempo stazionava lì una sentinella, che suonava il corno e sventolava la bandiera per avvertire le navi di passaggio delle correnti pericolose. Così Cola si tuffò in mare dalla torre. Il Re aspettò un giorno, due, tre ma Cola non riappariva. Alla fine riemerse, pallido come un cadavere.

    Allora, cosa hai visto laggiù? – chiese il Re.

    Una cosa terribile! Ho visto un pesce nelle cui fauci potrebbe entrare una nave intera. Per non finire ingoiato,mi sono nascosto dietro la colonna che sostiene Messina!

    Il Re ascoltava a bocca aperta, ma non venne a sapere la cosa più importante: che profondità aveva il mare a Punta Faro. La maledetta curiosità non gli dava pace.

    No, sua maestà, non m’immergerò più!- disse Cola.
    Il Re vide che non gli riusciva di convincere l’uomo-pesce. Allora si tolse la corona, tutta ornata di pietre preziose,e la gettò in acqua.

    Trovala, Cola!

    Sua maestà, ma questa è la corona del suo regno!

    Si e non ce n’è un’ altra al mondo!Immergiti e trovala, Cola!

    Come vuole, altezza,m’immergerò – rispose Cola ma il cuore mi dice che non ritornerò più dagli abissi. Ordinate che mi sia data una manciata di lenticchie. Se resterò tra i vivi, ritornerò; ma se emergeranno le lenticchie, non attendetemi.

    Cola strinse le lenticchie nel pugno e si tuffò nel mare. Lo aspettarono, aspettarono, e molto tempo passò.
    Ed ecco che sulla superficie dell’acqua apparvero le lenticchie.

    Ma fino ad oggi tutti aspettano, l’uomo-pesce.
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    Nonostante le diverse varianti di questa leggenda, la morale rimane sempre “fedele” alla storia stessa….

    Morale che lascio interpretare a chi ne vorrà trovare le tracce…


    http://planetarium.blog.tiscali.it/py2455448


    Modificato da danzandosottolaluna 25/10/2006 19.17
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    GocciaDiParadiso
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    A d m i n
    Utente Gold
    ADMIN
    AMMINISTRATORE
    00 12/11/2006 15:36


    Molto Affascinante la tua leggenda cara Amica. [SM=g28002] Grazie x avercela proposta. [SM=g28003]