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ci sono anche io

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  • rinata4
    Incarnato
    00 31/08/2004 00:44
    mi presento mi chiamo rosa....sono una ex tdg
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    mondstrahl
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    00 31/08/2004 09:37
    Ciao, Rosa,
    benvenuta tra noi!
    Scusa l'ignoranza [SM=g27829] , ma che vuol dire "tdg"?
  • rinata4
    Incarnato
    00 31/08/2004 13:17
    Hai ragione scusa...sono una ex testimone di geova spero non sia un problema x nessuno...non mordo[SM=g27822]
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    mondstrahl
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    Utente Junior
    00 31/08/2004 15:25
    Ah, ok, potevo arrivarci da sola...
    Ma secondo te per noi che parliamo di uscite in astrale, streghe e folletti è un problema essere tdg o meno?
    Una delle mie migliori amiche è tdg (non "ex"…): l'ultima volta che mi è venuta a trovare c'è stato un solo problema: i miei conigli che le salivano sul letto per mangiarle i capelli! [SM=g27811]
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    acronimo
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    OOBE inside
    00 31/08/2004 16:03
    BENVENUTA
    Ciao Benvenuta Rosa, il viaggio astrale non è ne una religione ne una setta ma è una possibilità....quindi benvenuta che tua sia TDG o EX TDG.

    [Modificato da acronimo 13/09/2004 16.17]

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    emilgollum
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    Obino
    Utente Junior
    00 31/08/2004 16:25
    ciao benvenuta anche da parte mia!!!

    per la tua nuova entrata e per un passato da tdg ti dedico queste frasi.... [SM=g27823]


    ''Attraverso i secoli l'uomo ha ricercato qualcosa al di là di se stesso,
    al di là del benessere materiale - qualcosa che chiamiamo verità o Dio
    oppure realtà, uno stato eterno - qualcosa che non può essere turbato dagli
    avvenimenti, dal pensiero o dalla corruzione umana.
    L'uomo si è sempre posto la domanda: che cosa è tutto quanto? la vita ha
    davvero un significato? Egli vede l'enorme confusione della vita, le
    brutalità, le rivolte, le guerre, le eterne fratture di religione, ideologia
    e nazionalità, e con un senso di profonda e costante frustrazione chiede
    cosa bisogna fare, cos'è questa cosa che chiamiamo vita, e se c'è qualcosa
    aldilà di essa.
    E poiché non è riuscito a trovare quello che ha sempre cercato, questa cosa
    senza nome a cui vengono dati migliaia di nomi, ha coltivato la fede - fede
    in un saggio o in un ideale - e la fede invariabilmente genera violenza.
    In questa perenne battaglia che chiamiamo vivere, tentiamo di fissare un
    codice di comportamento conforme alla società in cui siamo cresciuti, sia
    essa una società comunista o una cosiddetta società libera; accettiamo un
    modello di comportamento come parte della nostra tradizione in quanto Indù,
    o Musulmani o Cristiani, o qualsiasi cosa ci capiti di essere. Osserviamo
    qualcuno per sapere quale sia il comportamento giusto e quale quello
    sbagliato, quale sia il pensiero giusto e quale quello sbagliato, e nel
    seguire questo modello il nostro comportamento e il nostro pensiero
    diventano meccanici, le nostre reazioni meccaniche Tutto ciò possiamo notano
    molto facilmente in noi stessi.
    Per secoli siamo stati nutriti dai maestri, dalle autorità, dai libri, dai
    santi. Diciamo: " ditemi tutto, cosa c'è al di là delle colline e delle
    montagne e della terra?" e restiamo soddisfatti dalle loro descrizioni, il
    che significa che viviamo di parole è che la nostra vita è superficiale e
    vuota. Siamo persone di seconda mano. Abbiamo vissuto basandoci su quello
    che ci è stato detto, o guidati dalle nostre inclinazioni, tendenze, o
    costretti ad accettare dalle circostanze e dall'ambiente. Siamo il risultato
    di ogni forma di influenza, e non c e niente di nuovo in noi, niente che sia
    stato scoperto da noi stessi; niente di originale, intatto, chiaro.
    Durante tutta la storia teologica i capi religiosi ci hanno assicurato che
    se avessimo compiuto certi riti, ripetuto delle preghiere o mantra, se ci
    fossimo adattati a certi schemi, avessimo soffocato i desideri, controllato
    i pensieri, sublimato le passioni, frenato l'avidità e avessimo evitato di
    abbandonarci al sesso, avremmo, dopo una sufficiente tortura della mente e
    del corpo, trovato qualcosa che fosse al di là di questa vita
    insignificante. Ed è quanto milioni di persone cosiddette religiose hanno
    fatto nei secoli, sia da soli, andandosene in un deserto o sulle montagne o
    in una caverna o vagando di villaggio in villaggio con una ciotola da
    mendicante, oppure in gruppo, riunendosi in monasteri, costringendo le loro
    menti a conformarsi ad un modello stabilito. Ma una mente torturata, una
    mente agitata, una mente che vuole sfuggire ad ogni inquietudine, che ha
    rifiutato il mondo esteriore ed è stata resa ottusa dalla disciplina e dal
    conformismo - una mente del genere, per quanto a lungo possa cercare, nelle
    sue scoperte sarà sempre condizionata dalla propria deformazione.

    Perciò mi sembra che per scoprire se veramente c'è o no qualcosa oltre
    questa ansiosa, colpevole, timorosa, competitiva esistenza ci si debba
    avvicinare l'uno all'altro in maniera completamente diversa. L'approccio
    tradizionale è dall'esterno verso l'interno; nel riuscire con il tempo, la
    pratica, la rinuncia, ad arrivare a quel fiore chiuso nell'intimo,
    quell'intima bellezza e amore - in effetti a fare quanto vi rende angusti,
    meschini e pretenziosi; nel distaccarvi a poco a poco; nel prender tempo; lo
    farò domani, lo farò nella prossima vita - e quando infine si arriva al
    centro non si trova nulla, perché la mente è stata resa incapace, ottusa e
    insensibile.
    Dopo aver osservato questo processo ci si chiede se non esista un approccio
    completamente diverso - cioè: non è possibile esplodere dal centro?
    Il mondo accetta è segue l'approccio tradizionale. La causa primaria del
    disordine in noi stessi è la ricerca di una realtà promessa da un altro;
    seguiamo meccanicamente chi ci assicura una confortevole vita spirituale. E'
    veramente una cosa straordinaria che sebbene molti di noi siano contrari
    alle tirannie e alle dittature politiche accettino invece intimamente
    l'autorità e la tirannia di un altro che distorceranno le nostre menti e il
    nostro modo di vivere. Così se rifiutiamo completamente, non al livello
    intellettuale ma reale, qualsiasi cosiddetta autorità spirituale, tutte le
    cerimonie, i riti e i dogmi, significa che siamo soli e siamo ormai in
    conflitto con la società; non siamo più degli esseri rispettabili. Un essere
    rispettabile non può in alcun modo avvicinarsi a quella infinita,
    incommensurabile realtà.
    Avete ora cominciato col ripudiare qualcosa di assolutamente falso -
    l'approccio tradizionale - ma se lo ripudiate per reazione avrete creato un
    altro modello in cui resterete intrappolati. Se voi vi dite al livello
    intellettuale che questo ripudio è veramente una buona idea ma in realtà non
    fate niente, non potrete più andare avanti. Se invece lo ripudiate perché ne
    comprendete la stupidità e l'immaturità, se lo rifiutate con straordinaria
    intelligenza, dal momento che siete libero e non spaventato, creerete in voi
    stessi e intorno a voi un grande turbamento ma sfuggirete alla trappola
    della rispettabilità. Vi renderete conto allora che non state più cercando.
    Questa è la prima cosa da imparare: il non cercare. Quando cercate, in
    realtà, non fate altro che guardare le vetrine.

    Alla domanda se esiste o meno un Dio, una verità o una realtà o comunque
    vogliate chiamarla, non può mai essere data una risposta dai libri, dai
    preti, dai filosofi o dai saggi. Nessuno e niente può dare una risposta alla
    domanda tranne voi stessi ed è questo il motivo per cui vi dovete conoscere.
    L'immaturità è dovuta solamente all'ignoranza totale dell'io. Capire se
    stessi è il principio della saggezza.
    E che cosa siete voi, voi in quanto esseri individuali? Penso che ci sia una
    differenza tra l'essere umano e l'individuo. L'individuo è una entità
    limitata, che vive in un particolare paese, appartiene a una particolare
    cultura, una particolare società, una particolare religione. L'essere umano
    non è una entità limitata ovunque. Se l'individuo si limita ad agire in uno
    speciale angolo del vasto campo della vita, allora la sua azione è
    completamente disgiunta dall'intero. Bisogna tenere presente che stiamo
    parlando dell'intero, non del particolare, dal momento che il più piccolo è
    contenuto nel più grande, ma nel più piccolo non è contenuto il più grande.
    L'individuo è quella piccola entità, condizionata, avvilita, frustrata,
    soddisfatta dei suoi meschini dèi e delle sue insignificanti tradizioni,
    mentre l'essere umano partecipa del benessere totale, della totale miseria e
    della totale confusione del mondo.
    Noi esseri umani siamo quello che siamo stati per milioni di anni -
    enormemente avidi, invidiosi, aggressivi, gelosi, ansiosi, e disperati, con
    occasionali sprazzi di gioia e di amore. Siamo uno strano miscuglio di odio,
    paura e dolcezza; siamo contemporaneamente violenza e pace. C'è stato un
    progresso esteriore dal carro trainato dai buoi all'aeroplano a reazione, ma
    psicologicamente l'individuo non è affatto cambiato, e la struttura della
    società in tutto il mondo è stata creata da individui. La struttura sociale
    esteriore è il risultato della struttura psicologica interiore dei nostri
    rapporti umani, poiché l'individuo è il risultato della totale esperienza,
    conoscenza e comportamento dell'uomo. Ciascuno di noi è il depositario di
    tutto il passato.
    L'individuo è l'umano che è tutta l'umanità. L'intera storia dell'uomo è
    scritta in noi stessi.
    Osservate cosa realmente sta succedendo in voi e al di fuori di voi stessi
    in quella cultura competitiva entro cui vivete, col suo desiderio di potere,
    posizione, prestigio, fama, successo, e tutto il resto - osservate i
    risultati di cui andate tanto orgogliosi, l'intero campo che chiamate
    esistenza e in cui c'è conflitto in ogni forma di rapporto, che alimenta
    odio, antagonismo, brutalità e guerre incessanti. Questo campo, questa vita,
    è quanto conosciamo, e poiché siamo incapaci di capire l'enorme lotta
    dell'esistenza ne siamo naturalmente spaventati e cerchiamo di evaderne in
    ogni sorta di modi sottilmente ingegnosi. Ed anche l'ignoto ci spaventa - ci
    spaventa la morte, ci spaventa quel che ci aspetta oltre il domani. Abbiamo
    dunque paura del noto e dell'ignoto. Questa è la nostra vita quotidiana ed
    in essa non c'è speranza, per cui ogni possibile filosofia, ogni possibile
    concezione teologica altro non è che evasione dall'effettiva realtà di quel
    che è.

    Tutte le forme esteriori di cambiamento determinate da guerre,
    rivoluzioni, riforme, leggi e ideologie hanno fallito completamente lo scopo
    di cambiare la natura fondamentale dell'uomo e quindi della società.
    Chiediamoci dunque, come esseri viventi in questo mondo mostruosamente
    brutto, se può avere fine questa società, fondata sulla competizione, sulla
    brutalità e la paura. Non sarebbe una concezione intellettuale, non una
    speranza, ma una effettiva realtà, cosicché la mente sia resa pulita, nuova
    e innocente, e possa produrre un mondo completamente diverso. Penso che
    questo possa avvenire soltanto se ciascuno riconosce come punto centrale il
    fatto che in qualsiasi parte del mondo ci capiti di abitare e a qualsiasi
    cultura ci capiti di appartenere, noi siamo interamente responsabili della
    condizione di tutto quanto il mondo.
    Siamo, ciascuno di noi, responsabili di ogni guerra per l'aggressività
    della nostra vita personale, per il nostro nazionalismo, per l'egoismo, per
    i nostri dèi, pregiudizi, ideali; tutte cose che ci dividono. E soltanto
    rendendoci conto, non intellettualmente ma nella realtà dei fatti, come
    potremmo renderci conto d'aver fame o di sentire dolore, che voi ed io siamo
    responsabili di questo caos esistente, di tutta l'infelicità del mondo
    intero perché ad essa abbiamo contribuito nella nostra vita d'ogni giorno e
    perché facciamo parte di questa società mostruosa con le sue guerre, la sua
    bruttezza, la sua brutalità e ingordigia: solo allora agiremo.

    Ma cosa può fare un essere umano - cosa possiamo fare voi ed io - per creare
    una società del tutto diversa? Ci stiamo ponendo una domanda molto grave. Si
    può veramente far qualcosa? Che possiamo fare? C'è qualcuno che ce lo dirà?
    In realtà ce l'hanno detto. Le cosiddette guide spirituali, che si pensa
    capiscano queste cose meglio di noi, ce l'hanno detto cercando di piegarci e
    modellarci secondo nuovi modelli, e questo non ci ha portato molto lontano.
    Uomini dotti e sofisticati ce l'hanno detto e non siamo andati avanti. Ci è
    stato detto che tutti i sentieri conducono alla verità - uno ha il suo
    sentiero come Indù, l'altro come Cristiano, un altro ancora come Mussulmano,
    e tutti si incontrano alla stessa porta - il che, se riflettete, è quanto
    mai assurdo e in modo evidente. La verità non ha sentieri: questa è la
    bellezza della verità, che è viva.
    Una cosa morta può essere raggiunta percorrendo un sentiero perché è
    statica, ma quando capite che la verità è viva, in movimento, che non ha
    luoghi di sosta, che non la si trova in un tempio, moschea o chiesa, che
    nessuna religione, nessun maestro, nessun filosofo, nessuno, può guidarvi ad
    essa, allora capirete anche che questa cosa - viva è quel che voi
    effettivamente siete: la vostra rabbia, la vostra brutalità, la vostra viole
    nza, la vostra disperazione, l'angoscia e la sofferenza in cui vivete. La
    verità sta nella comprensione di questo e potrete capirlo solo se saprete
    come guardare queste cose nella vostra vita. E non potete guardare
    attraverso un'ideologia, attraverso lo schermo di parole, attraverso
    speranze e timori.
    Perciò, vedete, non si può dipendere da nessuno. Non esiste guida, maestro,
    autorità. Ci siete soltanto voi i vostri rapporti con gli altri e col
    mondo - non c'è altro. Accorgersi di questo può portare con sé disperazione
    profonda da cui derivano cinismo e amarezza, oppure nell'affrontare il fatto
    che voi e nessun altro siete responsabili del mondo e di voi stessi, di quel
    che pensate e sentite e del vostro modo d'agire, ogni autocommiserazione
    scompare. Attualmente diamo il torto agli altri e questo ci appaga: è una
    forma di autocommiserazione.

    Allora, possiamo voi ed io operare in noi stessi - non per influenze
    esteriori, non perché persuasi da altri, non per paura della punizione -
    possiamo operare nel nostro profondo essere una rivoluzione totale, un
    cambiamento psicologico in modo da eliminare in noi brutalità, violenza,
    competitività, ansietà, avidità, invidia e tutte le altre manifestazioni
    della nostra natura che hanno contribuito a produrre la marcia società nella
    quale trascorriamo la nostra vita quotidiana?
    E' importante capire proprio sin dall'inizio che io non sto formulando
    alcuna filosofia o struttura teologica di idee o concetti ideologici.
    Mi sembra che tutte le ideologie siano assolutamente idiote.
    Ciò che conta non è una filosofia della vita, ma l'osservare quel che
    realmente accade nella nostra vita quotidiana, dentro e fuori di noi. Se
    esaminate molto attentamente quanto accade, e lo studiate, vi accorgerete
    che poggia su una concezione intellettuale, e l'intelletto non è l'intero
    campo dell'esistenza; ne è un frammento, e un frammento per quanto abilmente
    costruito, per quanto antico e tradizionale è tuttavia una piccola parte
    dell'esistenza mentre noi dobbiamo avere a che fare con la totalità della
    vita. E quando guardiamo a quanto accade nel mondo cominciamo a capire che
    non esiste un processo interno ed uno esterno; esiste un processo unitario,
    un movimento completo e totale; e il movimento interno si esprime come
    esterno mentre quello esterno reagisce ripercuotendosi in quello interno.
    Essere capaci di guardare questo mi sembra tutto quel che occorre, perché se
    sappiamo guardare, allora tutto ci appare chiarissimo, e guardare non
    richiede filosofia né maestri. Non c'è bisogno di nessuno che vi dica come
    guardare. Guardate e basta.
    Sarà possibile allora, vedendo l'intero quadro, vedendolo realmente non
    verbalmente, sarà facile allora trasformarvi spontaneamente? Questo è il
    punto. E' possibile operare nella psiche una rivoluzione completa?

    Mi chiedo: qual è la vostra reazione a tale domanda? Forse direte, "Non
    voglio cambiare"; la maggior parte della gente non vuole, specialmente
    quelli che possiedono una certa sicurezza sociale ed economica o che nutrono
    fedi dogmatiche e si contentano di accettare se stessi e le cose come sono o
    leggermente modificate. Queste persone non ci riguardano. Forse direte, più
    sottilmente: "Ebbene, è troppo difficile, per me non va", nel qual caso vi
    sarete già bloccati, avrete cessato di indagare e sarà inutile proseguire.
    Oppure direte: "Vedo la necessità di un cambiamento fondamentale dentro me
    stesso, ma come posso produrlo? Mostratemene il modo, per favore, aiutatemi
    a raggiungerlo". Se direte così allora non vi state preoccupando del
    cambiamento in sé non vi interessa veramente una rivoluzione fondamentale,
    state soltanto cercando un metodo, un sistema, che produca il cambiamento.
    Se fossi tanto sciocco da fornirvi un sistema e voi lo foste tanto da
    seguirlo, non fareste che copiare, imitare, conformarvi, accettare; e ciò
    facendo instaurereste in voi stessi l'autorità di un altro, da qui
    deriverebbe conflitto fra voi e quell'autorità. Sentite che dovete fare tal
    cosa o tal altra perché vi è stato detto di farla e tuttavia siete incapaci
    di farla. Avete le vostre inclinazioni, tendenze e pressioni personali che
    entrano in conflitto col sistema che pensate di dover seguire e di
    conseguenza c'è contraddizione. Allora condurrete una doppia vita fra
    l'ideologia del sistema e la realtà della vostra esistenza quotidiana.
    Cercando di conformarvi all'ideologia sopprimete voi stessi, mentre quel che
    è vero nella realtà non è l'ideologia ma quel che siete. Se cercate di
    studiarvi secondo i dettami di un altro rimarrete sempre un essere umano di
    second'ordine.
    L'uomo che dice: "Io voglio cambiare, dimmi come si fa", sembra molto
    sincero, molto serio, ma non lo è.
    Vuole un'autorità e spera che essa porti ordine in lui.
    Ma l'autorità può mai produrre ordine interiore?
    L'ordine imposto dall'esterno produce necessariamente disordine. Forse ne
    capite la verità intellettivamente, ma riuscite nella realtà ad attuarlo in
    modo che la vostra mente non rappresenti autorità alcuna, quella di un
    libro, di un insegnante, di una moglie o di un marito, di genitori di amici
    o della società? Poiché abbiamo sempre funzionato entro il modello di una
    formula, e la formula diventa ideologia e autorità; ma nel momento stesso in
    cui capite veramente che la domanda, "Come posso cambiare?" instaura una
    nuova autorità, avrete finito per sempre con l'autorità.
    Riprendiamo l'argomento con maggiore chiarezza: Io vedo che debbo cambiare
    completamente dalle radici del mio essere; non posso più dipendere da una
    qualsiasi tradizione perché la tradizione ha prodotto questa colossale
    pigrizia, accettazione e obbedienza; non posso più in alcun modo contare su
    altri perché mi si aiuti a cambiare, si tratti pure di un maestro, d'un
    sistema, di una pressione o influenza esterna o interna. Che accade allora?
    Prima di tutto, riuscite a rigettare ogni autorità? Se lo potete vuol dire
    che non avete più paura. Allora cosa avviene? Quando rigettate qualcosa di
    falso che vi siete trascinato dietro per generazioni, quando vi liberate di
    un qualsiasi fardello, che cosa avviene? Avete più energia, non è vero?
    Avete maggior capacità, più carica, più intensità e vitalità. Se non lo
    sentite allora non vi siete liberati del carico, non avete estirpato il peso
    morto dell'autorità.
    Ma quando ve ne siete liberati e avete quell'energia del tutto esente da
    paura - dalla paura di commettere un errore, dalla paura di far bene o
    male - quell'energia, allora, non costituisce essa stessa un cambiamento?
    Abbiamo bisogno di un'enorme dose di energia e la dissipiamo nella paura, ma
    quando c'è quell'energia che deriva dall'essersi liberato da ogni forma di
    paura, essa produce una radicale rivoluzione interiore. Voi non dovete fare
    niente perché avvenga.
    In tal modo rimanete soli con voi stessi; e questa è la condizione genuina
    per chi sia veramente serio su tutta questa faccenda; e dal momento che non
    state più cercando aiuto da niente e da nessuno, siete già liberi di
    scoprire. E quando c'è libertà, c'è energia; e quando c'è libertà non si può
    fare niente di sbagliato. La libertà è assolutamente diversa dalla
    ribellione. Non vi è niente di simile all'agire bene o male quando c'è la
    libertà. Voi siete liberi e agite di conseguenza partendo da questo centro.
    E da questo momento non vi è più paura, e una mente che non abbia paura è
    capace di grande amore. E quando c'è amore può fare quello che vuole.

    Ciò che ora dobbiamo cercare di fare, quindi, è studiare noi stessi, non
    secondo gli insegnamenti miei o di qualche analista o filosofo - poiché se
    studiamo noi stessi secondo gli insegnamenti di qualcun altro, studiamo
    loro, non noi stessi - quello che dobbiamo cercare di fare è studiare quello
    che realmente siamo.
    Una volta che si è compreso che non dobbiamo dipendere da alcuna autorità
    esteriore nel generare una totale ribellione nella struttura della nostra
    psiche, compare la difficoltà immensamente più grande di rigettare la nostra
    autorità interiore, l'autorità delle nostre particolari piccole esperienze e
    il cumulo di opinioni, conoscenze, idee e ideali. Avete avuto una esperienza
    ieri che vi ha insegnato qualcosa e quello che vi ha insegnato si trasforma
    in una nuova forma di autorità di un migliaio di anni. Per poterci
    comprendere non c'è alcun bisogno né dell'autorità di ieri né di quella di
    un migliaio di anni poiché noi viviamo le cose, sempre in movimento, sempre
    scorrendo, senza mai fermarci. Quando ci guardiamo con la morta autorità di
    ieri non riusciremo a comprendere il movimento vivo e la bellezza e la
    qualità di questo movimento.
    Essere liberi da qualsiasi autorità, vostra o di qualcun altro, vuoi dire
    morire a tutto ciò che appartiene all'ieri, dimodoché la vostra mente sia
    sempre fresca, sempre giovane, innocente, piena di vigore ed entusiasmo. E'
    solamente in un simile stato che si impara e si osserva. E per questo è
    necessaria molta consapevolezza, reale consapevolezza di quello che succede
    dentro di voi, senza tentare di correggerla o suggerirle quello che dovrebbe
    o non dovrebbe essere, poiché nel momento in cui voi la correggete stabilite
    una nuova autorità, il censore.
    Ora dunque, insieme, tenteremo di studiare noi stessi - non ci sarà una
    persona che spiega mentre voi leggete e siete d'accordo o no con lei intanto
    che seguite le parole sulla pagina; faremo piuttosto un viaggio insieme, un
    viaggio di scoperta negli angoli più segreti della nostra mente. E per
    intraprendere un viaggio del genere bisogna viaggiare con poco bagaglio; non
    possiamo essere appesantiti da opinioni, pregiudizi e conclusioni - tutto
    quel vecchio bagaglio che abbiamo messo insieme negli ultimi duemila anni e
    più. Dimenticate tutto quello che sapete su voi stessi; dimenticate tutto
    quello che avete pensato di voi; cominceremo come se non sapessimo niente.
    La scorsa notte è piovuto molto, ed ora il cielo comincia a schiarirsi; è un
    nuovo fresco giorno. Affrontiamo questo fresco giorno come se fosse il solo
    giorno. Cominciamo insieme il. nostro viaggio lasciandoci dietro tutti i
    ricordi di ieri - e cominciamo a comprenderci per la prima volta''

    Un giovane andò da un maestro e gli chiese: "Quanto tempo potrò impiegare per raggiungere lilluminazione?" Rispose il maestro: "Dieci anni". Il giovane era sbalordito. "Così tanto?" domandò incredulo. Replicò laltro: "No, mi sono sbagliato, ci vorranno venti anni". Il giovane chiese: " Perché hai raddoppiato la cifra?" Allora il maestro spiegò: "Adesso che ci penso, nel tuo caso ce ne vorranno probabilmente trenta".



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  • rinata4
    Incarnato
    00 31/08/2004 19:09
    grazie
    ringrazio tutti per l'accoglienza fattami..
  • OFFLINE
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    Obino
    Utente Junior
    00 31/08/2004 20:38
    BENVENUTA Rosa!!!
  • OFFLINE
    mondstrahl
    Post: 56
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    Utente Junior
    00 13/09/2004 13:42
    FIUUUUUUU!!!
    Emil, solo ora sono riuscita a leggermi tutta la pappardella che hai scritto sopra (spero che tu abbia fatto un "copia/incolla"....)!
    Logorroico, ma interessante.
    Da dove hai preso questa citazione?
    Salutissimi