Il giorno dopo
Dopo il pianto e le lacrime lasciate lungo il Malecon, decido di ritornare a casa, era piu o meno 1.00 di notte e difficilmente si incontrava un passaggio sicuro,dunque dovevo in qualche modo trovare un passaggio per arrivare a casa, cosi decido di camminare sul Malecon verso la 23esima alla speranza di incontrare un passaggio verso casa, senza dovere ricambiare niente, di taxi non se ne parlava proprio, visto che la serata è finita nei peggiori dei modi.
Dopo una ventina di minuti che camminavo e quasi sotto l’hotel Nacional, incontro un gruppo di ragazze che conoscevo di vista accompagnate da un gruppo di ragazzi olandesi, una delle ragazze mi ferma e mi dice:
“chica, cosa ti è successo?” io inizialmente non volevo rispondere anche per la vergogna, ma mi decido di rispondere, visto che consideravo in loro, forse la unica possibilità di arrivare in casa.
Cosi replico “ho avuto un problema con un Yuma, mi voleva costringere a fare sesso” in quel momento mi dovevo mettere nelle panni della vittima, visto che non avevo voglia di raccontare tutta la storia, anche se poi in realtà ero veramente una vittima.
Continuo dicendo: “un italiano, mi voleva portare a cena, io avevo accettato l’invito, ma lui è voluto andare subito a casa sua, con la scusa che si doveva cambiare” una delle ragazze interviene e dice “sono sempre gli stessi questi italiani” io pensando alle parole che in realtà non è stato direttamente cosi, ma dovevo continuare a fare la vittima, continuo “ e dopo mi voleva costringere di fare sesso con lui, per fortuna sono riuscita a andarmene, solo che adesso sono qui e non so come tornare a casa” la ragazza che mi aveva fermata mi dice subito di non preoccuparmi che mi farebbe accompagnare a casa da uno dei ragazzi che erano in compagnia, dove però nello stesso tempo arriva uno dei ragazzi mi regala 10 $ e mi dici: “ Questi sono per il taxi e non pensare che tutti gli stranieri siamo uguali”, nel frattempo di solleva un poco il mio animo, guardo il chico, che era un uomo sulla quarantina, gli dico “grazie, sei un amore” e gli do un bacio sulla guancia.
Subito prendo il primo taxi e mi faccio accompagnare a casa, arrivata a casa mi butto sul letto, ancora truccata, mi tolgo solo i vestiti e cado in uno profondo sonno, sonno che noi cubane siamo distintamente le migliori.
La mattina seguente, mi risveglio cosi:
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” urla Vivian nel mio orecchio e continua, fino a che non sono costretta a alzarmi e prendere il caffè che lei ha fatto preparare da mia mamma.
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaa, alzati che andiamo alla playa oggi, locaaaaaaaaaaa”
Inizio ad aprire gl’occhi e come un angelo caduto dal cielo gli chiedo “che ore sono?”
Lei mi guarda e insiste con la playa “dai preparati che andiamo in spiaggia!” e io ancora intontita dal sonno continuo a chiedere l’orario mentre sorseggiavo il mio caffè “dimmi, che ore sono?” lei mi dice “dovrebbero essere le 10.00 piu o meno, fai veloce che alle 11.00 abbiamo l’appuntamento”
“che appuntamento?” chiedo io
“quello di andare al mare!”
“al mare, con chi, quando?” chiedevo io e continuavo a non capire niente
“è da 10 minuti che te lo dico, alle 11.00 abbiamo l’appuntamento per andare al mare” mi dice lei con un aria allegra e felice
“da 10 minuti, io non ho sentito niente, se no non ti chiedevo!”
“vedo che ieri sera è stata lunga la serata?” mi dice lei con una convinzione che la mia serata era stata perfetta.
In quei attimi, rivedo il film di ieri sera, tutto quello che mi è successo, mi sveglio totalmente e rimango alcuni secondi ferma senza dire niente. Dopo un poco lei interrompe il silenzio e mi chiede cosa ho. Rifletto nel rispondere e vedendo lei in piena allegria e felicità gli dico:
“Niente, mi sono fatta accompagnare a casa” non gli volevo rovinare quella felicità che aveva lei, la vedevo che in qualche modo era al settimo cielo.
Lei mi guarda e mi dice “vedo uno sguardo pensieroso non è che ti sei innamorata?”
Subito replico: “io innamorata, ma quando mai, l’uomo di cui mi dovrò innamorare devono ancora inventarlo”
“adesso preparati che dobbiamo andare al mare, fai veloce”
“con chi andiamo al mare?”
“con giovanni e paolo, paolo mi ha chiamato stamattina e mi ha chiesto se volevamo andare con loro al mare.”
“e tu hai risposto di si, senza chiedermi?” chiedo con un aria enfandada
“Coño e bisogna anche chiedertelo?”
“io non posso venire alla playa, ho il mio ciclo”
“ma se l’hai avuto settimana scorsa”
“non ci vengo, non ci vengo e non ci vengo”
Lei mi guarda, con il suo viso e mi prega di accettare l’invito, rifletto e dopo un poco gli dico “va bene andiamo, però quando voglio tornare a casa, torniamo!”
Cosi mi preparo per andare alla playa, il mio cuore andava a mille, sapevo che tra qualche ora sarei davanti nuovamente al ragazzo, idea pessima per i miei gusti e mi dicevo in testa tutto il tempo, perché, perché ci vado, cosa me lo fa fare, proprio oggi che potevo stare qui a casa, guardando tutti i cartoni, con il mio animo pensieroso, la paura di incontrare quel ragazzo, preparo la borsa e usciamo, andiamo verso la strada per trovare il primo passaggio che ci porta all’appuntamento, Vivian era nervosa, già sapevamo che all’appuntamento arriviamo in ritardo e lei ripeteva:
“Coño, speriamo che ci aspettino”
E io gli dicevo, sempre con meno voglia di andarci “se lui ti vuole aspetta, se non ti aspetta non ti vuole”
“si però mi ha detto piu volte di cercare di essere puntuale” diceva lei con un aria impaurita
“dai non pensarci che ti aspettano” gli facevo coraggio dove in realtà speravo che erano andati già via.
Arriviamo al luogo del appuntamento che era di fronte al Capitolio, le strade come al solito in quella zona erano pieni di turisti, turisti da tutte le parti del mondo, chi fotografava a destra chi a sinistra, le strade erano piene con taxi, macchine governative, polizia e tutto quello che una citta come l’Avana di mattina poteva mettere in movimento, erano le 11.15 quando a un tratto sento chiamare il mio nome:
“NIURKAAAAAAAAAAAA”
Mi giro e vedo che è lui che mi chiama e penso come ha ancora il coraggio di chiamarmi, si avvicina e prova a darmi un bacio, con un riflesso faccio in modo che lo evito e questo gesto lui non se lo aspettava, tanto che il suo amico lo guarda strano e anche vivian, non se lo sarebbe immaginato, mentre noi eravamo due persone uscite dal frigorifero del copelia, Vivian e il suo Yuma si abbracciano e si baciano, quasi quasi da farmi invidia.
Dopo i primi saluti e un silenzio da parte mia, andiamo verso l’auto, Vivian prova spesso a incrociare il mio sguardo, per capire cosa mi stava succedendo, ma facevo cenno con la testa, che non c’era niente.
Arrivati in auto, il viaggio per la playa, era un mio silenzio e un cantare di canzoni al ritmo di salsa che suonava la radio da parte di Vivian, vedevo anche i due amici che si sentivano felici e questa felicità, dentro di me, causava piu rabbia e mi dicevo in testa:
“ma questo coglione, come può essere felice, pensa che io sia solo un oggetto per lui, perché non dimostra che se ne è pentito ecc….” questa frase sicuramente la ho ripetuta in testa mia migliaia di volte nel viaggio per arrivare in playa, perché dico viaggio, perché per noi, quando si usciva dalla città era sempre un viaggio, perché normalmente si facevano dei tragitti piccoli.
Arrivati alla playa di Guanabo, scegliamo un posto dove sdraiarci e metterci, tutti si spogliano in fretta e corrono verso l’acqua, per gl’ italiani era il primo mare che vedevano quest’anno, mentre noi ci eravamo andate alcune settimane prima, VIvian mi chiede:
“loca non vieni in acqua?”
Gli rispondo con un aria sicura e pensando che dovevo fare vedere al ragazzo che ero arrabbiata “no cara, in questo periodo l’acqua è ancora fredda e mi fa male la gola” avevo detto una tremenda mentira, perché in realtà era la cosa che desideravo di piu andare in acqua.
“allora rimani qui, non sei arrabbiata?” mi chiedeva Viviano conoscendomi
“no, non preoccuparti e che sono un poco raffreddata tutto qui”
Mentre loro erano in acqua, guardavo lui, lo guardavo con amarezza e sentivo qualcosa che non volevo sentire, mi piaceva il suo sguardo da bambinone, il suo modo di fare, quel sorriso da zorro, la voglia sincera che avrei avuto di stare tra le sue braccia, lui ogni tanto gettava uno sguardo, forse su di me, ma forse anche per paura che gli rubavano le cose, io mi immaginavo che guardava me e pensavo e mi volevo convincere, che forse ieri aveva solo sbagliato, forse i suoi problemi con la lingua, mi hanno fatto capire male, forse non è veramente cosi, giocavo nei miei pensieri e vedevo molte altre persone in spiaggia accompagnate da ragazze come me, quasi tutte erano felice o dimostravano di essere felice, vedevo ragazze sedute su un pancione di un tedesco, un'altra ragazza che faceva bere il ron a un altro direttamente dalla sua bocca, coppie normali che si baciavano sulla riva del mare, la polizia che faceva il solito giro,ma in quel periodo ci lasciava in tranquillità, ogni tanto buttavo uno sguardo verso di vivian, ma sinceramente non volevo vedere vivian, ma lui e come in un film, mi ritornavano i pensieri, il ricordo della serata precedente, prima piena di emozioni, parole d’amore e dopo usata come un oggetto, non riuscivo a capire se era la stessa persona e quell’effetto veniva solo dal mojito, e mi dicevo, come farlo per scoprirlo, non potevo andare li e fare finta di niente, non è da me, perdere, dovevo studiare qualche strategia, degna da una donna.
Dopo un poco arrivano dall’acqua e si mettono al sole, vivian mi dice che l’acqua era bellissima e dopo scappa con il suo yuma a prendere della bevande e mi chiede:
“loca, cosa vuoi da bere?”
Gli rispondo, riprendendo la mia vecchia sicurezza e dico “bueno, un roncoli con mucho ron!”
“con molto ron?” lei replica subito
“si, cara, con molto ron, anzi vorrei solo un goccio di cola”
Anche se non era molto convinta vivian e il suo Yuma, vanno a prendere le bevande, cosi come il destino avrebbe voluto, rimango sola con lui e nel rimanere sola, trovo con lo sguardo un gruppo di italiani che è affianco a noi e inizio a flirtare con gli occhi con il primo che mi capita.
Ovviamente Giovanni se ne era accorto di questo e ha iniziato con un terzo grado:
“come stai?” mi chiedeva con un’aria timida
“bene” risposta secca
“ti piace il mare?”
“non sempre”
“oggi è bella la giornata?” sempre con un’aria timida
“a me non piace”
“ci vai spesso al mare?”
“dipende con chi” rispondo e ero sicura di avere sbagliata la risposta, perché poteva immaginare che ero grata della sua presenza, infatti subito mi dice:
“allora, ti piace la nostra presenza?”
“NO” Questa mia risposta portava verso un silenzio che ha regnato fino a quando non è arrivata Vivian con le bevande.
Bevo il mio roncoli, mas ron che coli, velocemente, prendo le mie occhiali da sole e mi alzo per andare verso l’acqua, faccio un gesto a quell’italiano che ho flirtato con gli occhi e ci ritroviamo sulla riva e tenevo sotto controllo Giovanni per vedere la sua reazione.
L’italiano mi chiede:
“Quanti anni hai?”
“24” dico io, dove in realtà neanche venti anni avevo e lui mi dice
“allora ho indovinato, poco fa parlavo con il mio amico e gli dicevo che avevi piu o meno 24 anni”
“come ti chiami?” insisteva lui ancora e io continuavo a guardare giovanni
Siccome avevo fatto finta di non capire il suo spagnolo gli chiedo nuovamente cosa aveva detto e mi richiede un’altra cosa: “di dove sei?” per non dire tutta la verità gli dico che sono dalla provincia di Santa Clara e lui mi inizia a raccontare tutti i suoi giri che aveva fatto nell’isola, discorsi che neanche seguivo, perché il mio unico pensiero era quello di cosa stava pensando Giovanni, quando ho capito che lui, aveva finito di parlare, gli chiedo: “allora sei un camajan?” domanda ironica mia
E lui mi risponde con certezza e sicurezza “si”. Gli dico cosa faceva in serata e lui mi risponde che non aveva ancora dei programmi, io in qualche modo non volevo mai in vita uscire con questo, ma in qualche modo volevo vedere la reazione di Giovanni, cosi gli chiedo se aveva voglia di offrirmi qualcosa, e lui mi chiede:
“certo amore, andiamo al bar e prendiamo qualcosa?”
Gli rispondo e avendo sempre la mia tattica di fare ingelosire giovanni:
“No guapo, sto guardando la mia amica, per vedere cosa fa, tu vammi a prendere un roncoli con mucho ron, che io ti aspetto”
Mentre lui andava a prendere il roncoli, io andavo dalla mia amica dove c’era anche giovanni, stranamente non aveva ancora cercato una compagna femminile che poteva stare con lui, ma li vedevo movimentati in discorsi, arrivo, con aria sicura e mi metto sulla sabbia e dico:
“Il mare è favoloso oggi, una giornata bellissima” per fare capire che quel uomo mi stava facendo sentire bene.
“loca, stai un poco con noi” mi diceva vivian
“perché non stai bene senza di me?” gli rispondevo arrogantemente
“amor, lo sai che ti voglio bene, ma ti vedo strana”
“non sono strana, ho incontrato un bravo uomo”
“lo sai, che quello non va per te”
“tu come lo sai, ci ho parlato io e non tu con lui..” Nello stesso tempo arriva l’italiano con le bevande, vedevo che aveva provato a bere un poco anche dal mio bicchiere, cosa che generalmente mi faceva schifo, specialmente di un uomo come lui, ma dovevo stare al gioco e gli dico:
“Grazie, caro, dopo che sto sotto questo sole ci vuole qualcosa di fresco”
Lui mi risponde, come di peggio non poteva fare: “ma qui i prezzi aumentano sempre, sta diventando sempre piu caro”
Al posto di essere felice di aver offerto a una donna, giovane una bevanda pensava al costo, neanche ho risposto e sono andata direttamente al sodo:
“allora cosa facciamo stasera?”
“andiamo a cenare, cosa vuoi mangiare?” mi chiede lui
“me incanta la pizza, vorrei provare una pizza italiana, è da molto che non la mangio” gli dico io, sapendo già la risposta da camajan.
“Incontriamoci alle 8.00 davanti al Barrio Chino?” era la domanda che mi aspettavo conoscevo già il tipo di uomo che era, cosi io per fare sentire tutto agli altri, replico a altra voce:
“va bene, caro alle 8.00 davanti al Barrio Chino, però vieni solo che io sono sola” fissato l’appuntamento per la serata, appuntamento dove non mi sarei mai presentata e che lui sicuramente ai suoi amici non avrebbe mai detto che non mi sarei presentata, lo saluto con un bacio sulla guancia, sudata e con la barba lunga, finisco di bere il mio roncoli e mi sdraio a pancia in giù per prendere un poco di sole.
Dopo un poco, sentivo qualcuno che buttava della sabbia ai miei piedi, non ci ho fatto caso all’inizio, pensavo che era vivian con il suoi soliti giochi, ma la cosa strana era che non la sentivo parlare, dove in realtà lei si sentiva da molto lontano quando parlava e rideva, ma non avevo voglia di girarmi, ho un carattere pigro ma vedevo che questa cosa o questo che mi buttava la sabbia nei piedi continuava, ad un tratto mi giro e dico:
“Smettila per favore” e vedevo che Giovanni stava li in piedi e mi guardava con il suo sguardo da bambinone, il suoi occhi a mandorla e la sua vista, mi hanno riscaldato tutto il corpo, ci siamo guardati intensamente e lui mi dice:
“scusa”
“hai capito che mi dava fastidio la sabbia” gli replico io
E lui subito dice: “non per la sabbia, ma per altro” con un viso sincero e pieno di tenerezza
E io sicura di me gli dico ”di cosa?”
“per ieri sera, non è da me, mi sono fatto molto male e ho fatto male anche a te….”
In quel istante mi batteva il cuore, non sapevo cosa dire o cosa fare, ero felice ma ancora avevo la tristezza in me, erano secondi, che in quel momento sembravano un eternità e nello stesso momento lo guardavo e pensavo, pensavo a tutto……”
Continua “Niurka e la resa dei conti”