15. La mia? Una piccola bellezza senza tempo, imperitura--- Come ha scritto Oscar Wilde, "Apollo è morto... ma Narciso e Nerone resteranno sempre con noi". Un grande scriptor come Wilde non poteva sbagliarsi, né per es. Céline, né Dostoevskij, perché sono passati attraverso...più stagioni all'inferno.
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A quell'epoca studiavo l'antica retorica bizantina tranquillamente angosciato, meditando pure sulla geniale traduzione di Piero Chiara, del Satyricon di Petronio, scettico&grottesco patrizio romano che disprezzava un po' tutto e tutti, vittima anch'egli del decennio di strapotere neroniano...
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Credo che la signorina Carlamagna abbia perfettamente ragione, infatti mi ero già accorto più di trent'anni fa del pressoché totale, abissale impoverimento delle librerie, e delle lingue poetiche non parliamone... che trovavo belle e di assai qualità fino a quell'epoca. Come sosteneva Orwell, saremo sempre più governati da grandi Fratelli che fungono anche da anticristi&mistificatori. Per quanto riguarda i social, sono quasi sempre una fabbrica collettiva di piccoli orrori, infatti io cerco di evadere proprio perché, come sostiene Mr. Gianca(s)pro "le mie poesie sono un dono, e io sono antisocial".
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"Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. "
Le cose potrebbero cambiare in un prossimo, recente futuro; non si deve mai dire
l'ultima parola per un domani - riferendoci all'oggi, a ieri; anche perché la storia, senza un aiuto divino o insomma di qualche divinità o dajmon - in realtà non è in grado di insegnare proprio nulla.
Ma riferendoci per es. ad alcuni personaggi biblici, ci sono stati alcuni 'nani' come Davide che hanno vinto giganti come Golia, perciò meglio non essere egoisti e meditare, possibilmente in silenzio. (Non dimentichiamoci che Costantino vinse contro Massenzio, definitivamente a Saxa Rubra, contro ogni aspettativa. Chissà come mai...) Beninteso: queste sono soltanto piccole congetture im/personali che vadano pure buttate nel cestino.
E anche qui sussiste l'importanza della ripetizione, mai fine a se stessa.
L'amica Silvana a me: “si, sono d’accordo sull’Ulisse di Joyce. Un flusso di coscienza che
porta alla non conoscenza/consapevole, che tutto include. Un labirinto, un
gioco raffinato e pericoloso perché riflette l’unicità e la straordinarietà che
Joyce riconosceva a sé stesso, ( e noi a noi stessi ) tutti autori della nostra vita
senza maestri né discepoli. Questa è chiaramente l’idealizzata visione che
Joyce aveva di se stesso. Ma è anche il presupposto per percorrere la notte
oscura. Molto più vicino al misticismo inglese o tedesco. Maister Elkart per esempio. Lux-fero è tutto interiore.“
Ancora Sivana: “Non vuoi gettare le perle ai porci? ma qualche volta si deve, sennò si soffoca”.
[Modificato da albert314 24/05/2023 11:24]