In sogno. Nessun preludio di "vibrazioni".
Sto scendendo lungo l' Adda, cammino su una stradina acciottolata che mi porta al fiume. Sono in compagnia di un giovane uomo, nel sogno so chi sia, ma nella realtà no. Mi prende per mano e mi chiede se mi va di volare un po'. Ci solleviamo velocemente verso l' alto e subito dopo ci troviamo alle porte di una piccolissima cittadella "volante". Entrando, vedo giardini, vialetti, piccole vie come in un paesello qualsiasi. E persone che passeggiano, o sedute sulle panchine godono il sole. Tempo gradevole, temperatura gradevole.
In pochi istanti siamo dentro ad un edificio strano: una via di mezzo tra una struttura sanitaria e un albergo. C' è una reception e una signorina mi dice: "Cosa ci fai tu qui? Sei viva, non puoi stare qui!". Io cado dal pero, non so proprio come ci siamo finiti. Lei mi dice che quel posto è il Centro Smistamento Defunti e mi chiede se mi va di visitarlo. Da qui ricordi confusi, perdo lucidità. Ricordo solo che quel posto è una sorta di accoglienza per chi è morto, dove si ha sostegno psicologico e ci si adatta al nuovo stato prima di andare altrove. L' aria intorno è triste, le persone sono confuse, nostalgiche, un po' ansiose. Mi rimane una sensazione di ineluttabilità, ma di grande organizzazione e sostegno.
Dal mio stesso Io voglio andare a scuola, voglio conoscermi, voglio svelare quel mistero che ha nome Siddharta...