00 02/12/2014 18:09
"quale fu il mio stupore quando ascoltai una sonata così singolare e bella, eseguita con tanta superiorità e intelligenza che non potevo concepire nulla che le stesse al paragone. Provai tanta sorpresa, rapimento e piacere, che mi si mozzò il respiro."

Belle parole, il nostro Tartini! Mi hanno colpito soprattutto perché è una sensazione che ho provato in prima persona, due volte per la precisione. E, guarda caso, l'ultima volta è stata proprio al risveglio nella mattinata in cui hai condiviso questa storia.

Entrambe le volte mi era capitato di sentire della musica in sogno e di esserne completamente estasiato; di sentirla muovere qualcosa dentro di me in modo così sublime da essere quasi tragico.

Tutto ciò mi ha stimolato un pensiero ma prima di esporlo scrivo qui, tanto perché ci sono, come è andata quelle volte.
La prima volta mi trovavo all'interno di una sorta di fiera e camminando sono finito sotto al palco dove si teneva un concerto dei Coldplay (giusto per darvi tutte le informazioni: non ascolto molto i Coldplay, se mi capita di sentirli lo faccio e magari mi piace pure quello che ascolto, ma non mi hanno mai preso. Ascolterò una loro canzone di proposito una manciata di volte all'anno). La musica ha un qualcosa di particolare, di bellissimo. Il cantate di tanto in tanto passa i microfoni davanti alle bocche dei tizi in prima fila; in particolare cresce l'interazione con un ragazzo basso e riccio dall'aria bambinesca, fino a quando questo non si ritrova in piedi quasi in bilico sul palco, ancora fronte alla band e spalle al pubblico, a cantare lunghi pezzi della canzone. La sua voce non è quella di un cantante professionista ma un po' imperfetta, e questo rende tutto ancora più indescrivibile. Inutile dire che non sono in grado di spiegare il potentissimo piacere fisico e mentale che, di sorpresa, mi ha colto in quei momenti, quindi mi rifaccio alle parole di Tartini.

La seconda volta, sogno di qualche giorno fa, mi trovavo in macchina di uno sconosciuto che mi stava dando un passaggio a pagamento nelle periferie di New York, che a vederle sembravano sobborghi sudamericani. Mi trovo in una strada stretta, a destra e a sinistra case che sembrano fatte di lamiera, bambini che giocano a pallone. La giornata è soleggiata ma il Sole non è fastidioso, siamo come in quell'ora in cui il Sole non è ancora basso e illumina ancora tutto ma assume un colore più caldo, preparandosi ad andare verso il tramonto; tutto sembra sospeso. Alla radio passa un pezzo hip-hop con delle sonorità leggermente elettroniche, o almeno questo è quello che sono convinto di sentire.
Posterò questa giusto per dovere di cronaca ma è ovvio che non sono lontanamente in grado di spiegare quello che ho sentito né quello che mi ha dato in quel momento, e in fondo neanche questa rende bene l'idea



Sono stati talmente sublimi, sottili, potenti e spiazzanti le sensazioni e il piacere che ho ricevuto in questi casi che ho cominciato a credere, visto poi che è totalmente impossibile ricordare quello che si è sentito ma solo le sensazioni, che in quei casi potremmo non sentire nessuna musica ma tutto quello che succede è che lasciamo che vengano toccate, in maniera così potente, le corde che normalmente vibrano all'ascolto di certe cose, solo che in maniera decisamente più travolgente. E' come se producessimo dentro di noi direttamente, ma in modo molto più potente, quello che produrrebbe l'ascolto di una certa musica. Invece che esserci una musica che arriva e che tocca certe nostre corde, ci siamo noi che lasciamo che le nostre corde vibrino da sole, dall'interno, e il quasi ricordo della musica, quella sensazione di musica, è quello che noi capiamo delle sensazioni che ci siamo così regalati.
Spero di essermi riuscito a spiegare, questo è quello che mi è rimasto




"Devi lasciarti tutto dietro, Neo. Paura, dubbio, scetticismo. Sgombra la tua mente."