00 17/11/2013 22:00
In un certo senso concordo con Acro! Ha sollevato un punto importante.
Un tipo di etica "oggettiva" si potrebbe ricavare dal modo in cui "vibrano" certi sentimenti.
Cioè, un atto che crea un sentimento negativo all'interno della propria interiorità dovrebbe essere definito "male", tutto ciò che crea un contrasto nella propria interiorità ed evoluzione andrebbe evitato perché "male."
Ma è comunque relativo a se stessi.
Un gesto che per la mia salute fisico-spirituale è male per un altro è bene e viceversa.

Alcuni invece dicono che il male in senso assoluto è il caos, il disordine, ciò che aumenta l'entropia nell'universo e uccide l'armonia delle cose.
Ma sempre di una definizione identificativa si tratta: cioè, io riconosco che quello è male perché lo riconosco come male...
È un circolo vizioso...

E se invece tutto rispondesse ad una legge di necessità ed armonia?
Anche il gesto più atroce messo in una prospettiva ha un senso ed una sua posizione, una motivazione, un perché... più che un senso.

Le domande sul senso sono oziose perché non portano mai ad una risposta.
Lo capì nel 1600 la buon'anima di Galileo Galilei quando per la prima volta nella storia, anziché guardare all'essenza impalpabile e metafisica delle cose, si concentrò su quello che davvero dà realtà all'intera esistenza: cioè la relazione fra una cosa e l'altra.
È come se le quantità si dessero valore e corpo a vicenda entrando in contatto fra di loro secondo le leggi della matematica.

In questo contesto il male è solo un'interpretazione, un lato di una realtà la quale per esprimersi necessita di un'interpretazione...

Boh niente, s'era accesa una lampadina ma credo si sia fulminata.

Out of business.