Re:
Kilianka, 16/08/2013 20:50:
Inoltre vorrei chiedervi, visto che non considerate lecito assumere sangue sotto forma di trasfusione (a parte piccole frazioni dello stesso) ma, per quel che so, consentite i trapianti vi siete mai chiesti come si fa a trapiantare un organo senza, con esso, trasferire il sangue del donatore in esso presente?
Sarò davvero grata per le vostre eventuali risposte per chiarire anche i miei pensieri su questo argomento.
Ne abbiamo parlato centinaia di volte, riporto una mia risposta.
E' una questione di principio: se trasfondo il sangue,
è il sangue che voglio, desidero usare il sangue.
Se in un organo resta del sangue,
non è il sangue ciò che voglio.
Il punto, quindi, è il principio: noi
non siamo terrorizzati dal fatto che casualmente possa esserci qualche milligrammo di sangue nel cibo o in un organo, ma prendiamo una posizione chiara quando ci si presenta la scelta tra consumare o ingerire o assumere qualcosa la cui caratteristica principale è il sangue.
Questo ragionamento ci viene confermato dalle Scritture, le quali dai tempi del diluvio noetico attestano come Dio abbia concesso agli uomini di cibarsi di carne.
Quella carne era dissanguata al 100%? Oppure una quantità minima di sangue restava comunque all'interno? Sicuramente restava un po' di sangue.
Ciò che interessava a Dio era il principio, non l'espulsione minuziosa e totale del sangue dall'alimento e da ogni sua più piccola fibra - cosa tra l'altro impossibile da compiere.
Ora, una volta scolato quel sangue dall'alimento, un ebreo o un cristiano lo avrebbe mai bevuto?
Sicuramente no, perché sarebbe stata una chiara violazione di un principio e di un comando divino.
Stesso discorso, per analogia, va fatto per il sangue prelevato appositamente da un altro corpo umano.
Che dire degli organi?
Le quantità di sangue presenti in un organo sono un residuo di ciò che, per la natura stessa dell'organo, sono rimaste all'interno.
Stessa cosa accadeva quando gli israeliti o i cristiani mangiavano carne, quel sangue che poteva restare era un residuo che per la natura stessa di quell'alimento era presente al suo interno.
Diverso il discorso se scolavano il sangue e poi ci condivano degli alimenti, o se prendo del sangue e lo aggiungo in un medicinale.
In quest'ultimo caso, infatti, sto facendo uso del sangue, in maniera errata.