Fusilâz di Cercivento

Gira60
10mercoledì 19 gennaio 2022 17:08
Episodio triste, controverso e doloroso che lascia ancora l'amaro in bocca e di cui mi sono occupato spesso (se ne parla anche in un capitolo del mio prossimo libro).

Se questa iniziativa sarà utile per non dimenticare l'inutile sacrificio di questi alpini e la sciaguratezza degli ordini di certi ufficiali ben venga. Anche se magari non serviva aspettare più di cento anni per un'iniziativa così.
lupo.Tolmezzo
00mercoledì 2 febbraio 2022 00:06
È vero, ce ne siamo occupati spesso in passato. E anche a me resta l’amaro in bocca, vedendo che, nonostante i fiumi di parole spese, alla fine si continuano a ripetere i soliti luoghi comuni, triti e ritriti. Senza polemica, Gira, ma fammi capire per l’ennesIma volta: perché definisci gli ordini di attacco al Cellon orientale come “sciagurati”, dando implicitamente ragione all’articolo che dice che l’azione sarebbe stata un “inutile suicidio”? Perché, Gira, piaccia o non piaccia, questa è un’emerita sciocchezza, visto che l’azione in questione fu portata a termine pochissimi giorni dopo i tristi fatti dell’ammutinamento del gruppo di alpini della 109esima, con pieno successo, con grosso bottino di materiali e prigionieri e con perdite assolutamente irrisorie. Evidentemente il piano di attacco non era così idiota, ti pare? E non è nemmeno vero che, comunque, l’attacco fosse solo dimostrativo e inutile, visto che la conquista della cima est del Cellon mando’ in crisi lo schieramento austroungarico di un buon tratto del settore di Monte Croce Carnico, che dovette essere modificato. La Grande Guerra fu assurda e crudelissima nel suo complesso. Da parte italiana (non certo solo da parte italiana, ma stiamo parlando di noi...) le decisioni e le azioni insensate, mal condotte ed inutili si sprecarono. Abbi pazienza, Gira, ma la conquista del Cellon non fu certo una di queste e, se vogliamo dirla tutta, fu, da parte italiana, forse l’azione più brillante e quella con miglior rapporto costi-benefici portata a termine in due anni e mezzo di guerra in Carnia. Sono il primo a provare pietà per i fucilati: ma evitiamo, per favore, di mistificare la realtà e la storia.
polesano75
00mercoledì 2 febbraio 2022 20:40
Sono d'accordissimo con quanto scritto da Lupo.
L'aspetto che più mi disgusta di questa faccenda sono le accuse rivolte al capitano Ciofi, il "criminale" che ordinò l'attacco. Secondo la vulgata, fatta propria evidentemente anche dal Comune di Cercivento, Ciofi era un cretino megalomane e rifiutò i saggi consigli dei suoi alpini che, a differenza di lui, erano dei profondi conoscitori della zona. Prescindendo dal fatto che l'ordine d'attacco veniva dal comando di zona e che in guerra non si aprono dibattiti sulle modalità di svolgimento delle azioni, non è affatto vero che i quattro conoscevano così bene la zona perchè nessuno di loro proveniva da quella vallata. Allora come è nata questa "leggenda nera" ? Semplice: i quattro erano friulani, Ciofi era napoletano.
Non so a Cercivento, ma dalle mie parti questo si chiama con una brutta parola: razzismo.
lupo.Tolmezzo
00giovedì 3 febbraio 2022 01:02
Polesano, ti devo correggere solo su un particolare: in realtà due dei fucilati, Ortis e Matiz, in effetti erano originari della valle del But, ma questo non significa nulla, cento anni fa in Carnia la gente aveva il pensiero di sbarcare il lunario, non certo quello di fare trekking, e ti assicuro che la cima del Cellon non aveva ne’ pascoli ne’ boschi da sfruttare, e prima della guerra quasi sicuramente non ci andava nessuno. Per cui concordo con te che la storiella dei “profondi conoscitori del luogo” è una sciocchezza. Sul tema del razzismo, purtroppo, temo che un po’ di ragione tu la abbia: io sono orgogliosamente carnico, mia nonna tra l’altro era di Timau, e ammetto che l’ammirevole caratteristica del friulano del sapersi arrangiare da solo a volte come spiacevole risvolto comporta il pensare di esser sempre migliore degli altri. Ricordo che il napoletano Ciofi prima di cadere in combattimento in Trentino, ottenne una medaglia d’argento e una di bronzo al Valor Militare nella guerra di Libia, ed un altro bronzo proprio a Monte Croce Carnico, nel corso del durissimo combattimento del 26-27 marzo 1916: tanto codardo non doveva essere. La cosa che più infastidisce, Polesano, è che, in questo triste episodio, di misterioso c'è ben poco, perché la documentazione ufficiale-consultabile da tutti- è chiarissima. E purtroppo, lo dico da carnico e da italiano, il quadro della situazione di quel settore in quei giorni che emerge dai documenti, non è privo di ombre. Ricordo che, sugli Altipiani, gli Austro-Ungarici avevano sfondato le linee italiane ed erano arrivati quasi alla pianura veneta, ed erano stati fermati solo al prezzo di altissime perdite e sacrifici dei nostri soldati di quel fronte; gli attacchi italiani di quei giorni nel settore di Timau erano volti anche a distogliere uomini e mezzi avversari dal fronte Trentino, per allentare la pressione sulle nostre linee. Ma non tutto tra il Cellon e Il Freikofel filo’ liscio, perché le diserzioni tra gli Alpini in prima linea (anche sul Cellon stesso) furono numerose, a testimonianza che c’era qualcosa che non andava nel morale delle truppe. La cosa colpisce, perché ad esempio circa tre mesi prima si erano comportate magnificamente nel corso della famosa battaglia di fine marzo sul Pal Piccolo. L’attacco al Cellon venne preceduto da giorni di martellamento delle linee austriache da parte della nostra artiglieria. Ma, per qualche motivo, gli alpini in linea sul Cellon si rifiutarono ripetutamente, per più giorni di seguito, di attaccare la linea nemica. Forse avevano delle ragioni, e forse avrei avuto paura anche io, al loro posto. Sta di fatto che è semplicemente stupido pensare che il comando italiano potesse o volesse far finta di niente di fronte a, in pratica, un ammutinamento in prima linea che andava avanti da giorni. Alla fine la compagnia venne fatta scendere dalla montagna, sostituita da una di Alpini piemontesi e da Fanti siciliani della Caltanissetta. Questi pochissimi giorni dopo riuscirono a conquistare la cima est del Cellon con perdite ridottissime, di giorno e con tempo sereno (anche di quest’aspetto vi sono testimonianze e documentazione), pur non essendo così esperti dei luoghi (si trattava però di reparti esperti, già impiegati e rodati su fronti difficili -Alto Isonzo e Carso) Ma, chissà perché, tutti se ne fregano delle fonti e dei documenti verificabili, preferendo credere alle chiacchiere, alle storie di precedenti attacchi alla cima del Cellon che avevano provocato centinaia di caduti italiani -attacchi assolutamente inventati e mai avvenuti-, all’ottuso capitano che non volle ascoltare la geniale idea di attaccare la cima austriaca di notte (ce la vedo una compagnia che attacca di notte, con visibilità zero -ricordo che all’epoca non c’erano i visori infrarossi- su un picco accidentato, franoso e difficile da salire di giorno), al prete del paese che il giorno del processo diventò improvvisamente balbuziente, per finire con la storiella che la cima venne successivamente conquistata solo perché gli ufficiali, improvvisamente rinsaviti e sopraffatti dal rimorso, decisero di condurre l’attacco secondo i suggerimenti forniti dai condannati, ovvero di notte e con la nebbia, cosa, appunto, completamente falsa. Comunque per carità, ognuno fa un po’ come crede. Se inventarci una storia su misura fa piacere, facciamolo pure e viviamo contenti.
Gira60
00domenica 6 febbraio 2022 11:04
Sono d'accordo con voi, su molto. Non su tutto. Lascerei intanto da parte il concetto di "razzismo" in questo caso. Sono decine gli episodi, soprattutto quando si parla di guerra in montagna, di ufficiali venuti da "lontano" che poco conoscevano del terreno dove avrebbero dovuto far operare i loro soldati, vuoi perchè appena arrivati sul quel fronte e quindi non a conoscenza dei luoghi e delle difficoltà, vuoi proprio per inesperienza di come in montagna si dovevano condurre certe azioni. E non è certo un luogo comune. Basta aver girato per il fronte, come fate anche voi, per rendersi conto dell'assurdità di certi ordini, venuti dall'alto, poi è chiaro le responsabilità vanno a scalare secondo l'ordine gerarchico.

Per questo ho parlato di "sciaguratezza" di certi ordini; parlavo in generale.

Tuttavia, sempre dalle testimonianze dei reduci, in questo caso, tra il Ciofi e i condannati sembrava ci fosse una non tanto nascosta antipatia.

Sappiamo benissimo che i soldati che abitavano nei paesi confinanti con l'Austria, e che con gli austriaci avevano avuto rapporti di lavoro e amicizia in tempo di pace, erano visti con una certa diffidenza da parte degli ufficiali che venivano dall'interno del paese. Stiamo parlando ci più di cento anni fa, quindi bisogna, come sempre del resto parlando di Grande Guerra, cercar di immedesimarsi con le "teste" di quel tempo. Perciò lasciamo stare il razzismo, anche se adesso va molto di moda etichettare qualcuno
come razzista se non è d'accordo con le proprie idee.

Il problema di questa storia, è come sono stati condotti gli eventi. I soldati chiedevano un più consistente appoggio dell'artiglieria e di truppe, e il fatto di voler attaccare di notte, non era del così assurdo; durante quella guerra, in montagna, lo sapete anche voi, ci sono stati numerosi attacchi o azioni fatte o tentate coll'oscurità, senza bisogno di "visori notturni". E se avete girato in montagna anche di notte, come immagino, sapete benissimo che in certe notti di luna, è quasi come andar di giorno.

Tutto qua, e le testimonianze di qualche reduce le confermano. Come dalle stesse sembra che tra i fucilati nessun avesse preso parte direttamente al rifiuto di combattere.

Sono d'accordo che il Cellon fu poi conquistato il 27 e 29 giugno, anche se con " piccole azioni che portarono al miglioramento della nostra linea avanzata del Pal Piccolo e del Freikofel (quota 2223), e alla conquista della guglia orientale dello Zellonkofel, dalla quale fu possibile ai nostri di battere efficacemente il Pal Piccolo austriaco e i suoi accessi." come riporta l' Ufficio Storico, ne L’esercito italiano nella grande guerra (1915-1918) Vol III tomo 2, le operazioni del 1916.

La questione ripeto, è come è stato condotto il tutto. Non dimentichiamo che oltre ai quattro fucilati, altri quattro soldati furono condannati a 10 anni di reclusione militare, dieci soldati a 6 anni di reclusione e quindici soldati a 3 anni di reclusione. I rimanenti furono assolti per insufficienza di prove o per non aver commesso reato. E tanti erano di questa zona. Il processo fu rapido e nessuna possibilità ebbero gli accusati di difendersi.
Quindi è chiaro che la partecipazione emotiva da parte della popolazione ci sia stata e abbia continuato per tanti anni a tormentar le coscienze.

Per non parlare di come è proseguita questa storia negli anni a venire. "Querelle" tra gruppi alpini se dedicare o meno strade ai fucilati, richieste di riabilitazione naufragate, perché la richiesta deve essere presentata dal diretto interessato, come sempre resta aperta la difficoltà da parte dei vertici militari di mettere in discussione la questione delle fucilazioni sommarie o meno a più di cento anni di distanza.

PS: Mi fa piacere questa discussione, sembra esser tornati ai tempi d'oro del forum, prima che i social , per immediatezza e perchè un like non si nega a nessuno, ed è facile da inserire, soppiantasse queste piattaforme.

alanbrown
00lunedì 7 febbraio 2022 14:46
Bellissima discussione. Conoscevo questo evento ma non credevo fosse ancora così controverso. Pur non essendo Friulano amo la Carnia ed appena posso sono a Tolmezzo o Paluzza o dove capita. E' stato particolarmente emozionate leggervi. Grazie 1000
centocaduti
00venerdì 11 febbraio 2022 10:53
Io direi che è bene contestualizzare i fatti.
Ragazzi si era in guerra e si moriva, e si davano ordini giusti o sbagliati, erano ordini.
Che credito avrebbe avuto quel Capitano se ogni volta che c'era da prendere una decisione qualcuno avesse alzato la mano proponendo delle alternative ?!?
Cha piaccia o che non piaccia quell'Ufficiale, figlio dei suoi tempi e della dottrina del tempo (l'attacco brillante di Cadorna per dirne una), diede un ordine.
Che andava eseguito.
Senza se e senza ma.

Del resto, della sommaria giustizia militare, dell'eventuale riabilitazione dei fucilati, a mio avviso da valutare caso per caso, se ne può parlare quanto se ne vuole.


Gira60
00sabato 12 febbraio 2022 17:09
Daccordissimo su questo. ma il codice Militare in Istato di guerra cita.

Dei reati di servizio

92. - Il militare che in faccia al nemico si sbandi, abbandoni il posto o non faccia la possibile difesa, soggiacerà alla pena di morte.


Del reato di rivolta

114. - Sono considerati rei di rivolta i militari che, in numero di quattro o più, rifiuteranno, essendo sotto le armi, di obbedire alla prima intimazione dei loro superiori, ovvero prenderanno le armi senza essere autorizzati ed agiranno contro gli ordini dei loro capi.
Gli agenti principali saranno puniti con la pena di morte, e i loro complici andranno soggetti alla pena della reclusione militare da tre a dieci anni.
Del Reato di ammutinamento

Dei reati di ammuitinamento

116. - Sono considerati in istato di ammutinamento i militari che, fuori dei casi contemplati dall'articolo 114, in numero di quattro o più, si rifiuteranno di eseguire un ordine, o si ostineranno nel fare una domanda, o porgere una rappresentanza o lagnanza, tanto a voce che per iscritto, e saranno puniti gli agenti principali con la reclusione militare estensibile a cinque anni, e gli altri coinvolti con la pena del carcere militare non minore di mesi sei, estensibile al massimo.
L'ammutinato che cederà alla prima intimazione andrà esente da pena; quando però fosse stato agente principale o una fra di essi, la pena sarà del carcere militare non maggiore di mesi sei.

La pena di morte è prevista solamente se dopo il rifiuto " prenderanno le armi senza essere autorizzati ed agiranno contro gli ordini dei loro capi"

Cosa mi pare non abbia fatto alcuno dei quattro fucilati di Cercivento.

Bisogna distinguere se fu Disobbedienza, rivolta o ammutinamento. Solo in caso di rivolta è prevista la pena di morte per gli " agenti principali". Oppure per insubordinazione con passaggio a vie di fatto verso un superiore a patto che questo sia un ufficiale.

Forse con un più attento e non frettoloso processo, e senza qualche antipatia personale, non si sarebbe arrivati alla fucilazione.

Però ripeto, è sempre facile parlare con il senno di poi e soprattutto a più di cento anni di distanza, con teste e concetti molto diversi dall'epoca e in situazioni diverse
polesano75
00lunedì 14 febbraio 2022 09:57
La sentenza emessa a Cercivento per i fatti del monte Cellon su questo punto è chiarissima: tutti gli imputati che sono stati condannati lo sono stati in base all'articolo 114, quindi sono stati ritenuti colpevoli del reato di rivolta. I 4 condannati a morte sono stati ritenuti "agenti principali" gli altri "complici", in modo più o meno grave.
Dal punto di vista giuridico non c'è dubbio che quella del monte Cellon sia stata una "rivolta": i colpevoli erano più di 4 (se no sarebbe stata una "disobbedienza"), erano in servizio armato (questa è la differenza con l'"ammutinamento") e hanno rifiutato "di obbedire alla prima intimazione dei loro superiori".
Il problema è un altro: i quattro condannati a morte erano davvero gli agenti principali della rivolta ? Forse no, ma la loro condanna è derivata dall'interratorio degli altri 76 imputati, oltrechè dai rapporti dei loro superiori.
Faccio notare che tre dei quattro condannati erano graduati (due caporali e un caporal maggiore) e questo ha giocato sicuramente contro di loro perchè (chi ha fatto il militare in ogni epoca lo sa!) nei casi dubbi chi ha il grado più alto paga anche per gli altri.
Da questo punto di vista è curioso che i quattro sergenti (Job, Roveredo, Brunetti e Boria) mandati a processo siano stati tutti assolti, mentre molti graduati e soldati semplici sono stati condannati. Evidentemente i quattro sottufficiali avranno convinto i giudici della loro estraneità ai fatti, riversando la colpa sui loro sottoposti.
Finiamola quindi di dire che i 4 fucilati sono stati condannati solo sulla base del rapporto di un incompetente ufficiale "terrone": sono stati condannati perchè 76 loro compagni, molti dei quali friulani come loro, hanno testimoniato contro di loro.
Ciao
centocaduti
00mercoledì 16 febbraio 2022 10:34
Sempre per contestualizzare la situazione, oltre al Codice Militare in Istato di guerra, c'erano una serie di circolari emanate a vari livelli che esplicitavano le azioni da intraprendere.

In una di queste, Cadorna intimava al comandante della 1ª Armata di «dare disposizioni perché a tergo dei combattenti si usi massimo rigore contro eventuali fuggiaschi e che i combattenti sappiano che se ripiegheranno da linee di difesa senza ordine dei loro capi saranno senza pietà presi sotto il fuoco di fucileria, mitragliatrici e artiglieria di reparti appositamente incaricati».

Ma sono cose che conoscete meglio di me.

Quindi, opinione personale, discutere della fucilazione di quattro poveri disgraziati in tempi in cui si ordinava di sparare con le artiglierie sui propri reparti lo trovo squisitamente dottrinale.

Fermo restando che leggervi è sempre per me fonte gradita di informazioni facilmente fruibili e per le quali non smetterò mai di ringraziarvi.


Gira60
00lunedì 21 febbraio 2022 18:30

Quindi, opinione personale, discutere della fucilazione di quattro poveri disgraziati in tempi in cui si ordinava di sparare con le artiglierie sui propri reparti lo trovo squisitamente dottrinale.



Assolutamente.

Infatti la questione e lo strascico che ha avuto questa storia, ed è forse uno dei motivi per cui è una delle fucilazioni più "ricordate" è per come è stata gestito il tutto allora e, soprattutto, in seguito.



Kranebet
00martedì 22 febbraio 2022 10:43
Sono solito ragionare, per "taglio storico", sui documenti.
Tutto il resto, personalmente, lascia il tempo che trova.
Le leggende, il "si dice", il "si vocifera", spesso e volentieri gli stessi articoli giornalistici dell'epoca ... tutto ciò possiede un valore del tutto relativo, se lo si pone a confronto con l'assolutezza di quelli che sono gli atti documentali.
Mi limito pertanto a sottoporre alla vostra attenzione questo pregevole studio, dal mio punto di vista di assoluto interesse e che ha soprattutto un innegabile pregio per chi "scrive di Storia": va alla ricerca delle "fonti".

museodellaguerra.it/wp-content/uploads/2017/09/annali_23_Cadorna-e-le-fucilaz...

alanbrown
00martedì 22 febbraio 2022 18:12
Re:
Kranebet, 22/02/2022 10:43:

Sono solito ragionare, per "taglio storico", sui documenti.
Tutto il resto, personalmente, lascia il tempo che trova.
Le leggende, il "si dice", il "si vocifera", spesso e volentieri gli stessi articoli giornalistici dell'epoca ... tutto ciò possiede un valore del tutto relativo, se lo si pone a confronto con l'assolutezza di quelli che sono gli atti documentali.
Mi limito pertanto a sottoporre alla vostra attenzione questo pregevole studio, dal mio punto di vista di assoluto interesse e che ha soprattutto un innegabile pregio per chi "scrive di Storia": va alla ricerca delle "fonti".

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