Non-località della comunicazione
Alcune delle dimostrazioni più spettacolari di comunicazione evidentemente non localizzata si sono avute nel campo della parapsicologia, soprattutto grazie all'opera di Robert G. Jahn, preside ad honorem dell'Istituto di Ingegneria della Princeton University, e della sua collega Brenda J. Dunne.
Il lavoro di Jahn e della Dunne è descritto nel loro libro Margins of Reality [Margini di realtà] ed è diventato una pietra miliare. Esso è particolarmente valido perché scuote alle fondamenta, in modo molto convincente e a livello della vita quotidiana, il presupposto di una realtà localizzata.
Gli autori mostrano che i risultati di una varietà di esperimenti non possono essere spiegati in termini di menti che agiscono in modo localizzato: menti limitate al presente e confinate a singoli cervelli.
Particolarmente stimolanti e affascinanti sono i loro esperimenti sulla percezione a distanza, che sono stati replicati da altri laboratori indipendenti.
In questi esperimenti, un «mittente» con sede fissa cerca di trasmettere un messaggio a un «ricevente» che si trova a distanza anche di circa diecimila chilometri; l'informazione ricevuta viene registrata a mezzo computer.
Non solo si è dimostrato possibile trasmettere l'informazione in modi tali da dimostrare che la misura della separazione spaziale è irrilevante, ma a volte addirittura il ricevente «ottiene» l'informazione fino a tre giorni prima del suo invio.
In un mondo localizzato questi eventi non sarebbero possibili.
Jahn e la Dunne hanno anche dimostrato in modo decisivo che soggetti umani possono influenzare mentalmente i dati ottenuti da macchine mirate a eventi microscopici intrinsecamente casuali, come la diminuzione di radioattività. Inoltre: questa abilità si estende al mondo del macroscopico: alcuni soggetti possono influire su un processo casuale su larga scala, come i pattern forniti da palle di polistirolo che cadono in modo casuale in una serie di spazi aperti verticali.
Particolare interessante, i risultati di soggetti singoli in questi compiti, nel corso di centinaia di prove, lascia un pattern caratteristico diverso per ciascuna persona: un tipo di «firma psichica» che cambia poco da un esperimento all'altro.