Automatismi, azioni involontarie e abitudini.

mondstrahl
00mercoledì 16 maggio 2012 12:12
Come uscirne?
Sarà il periodo, sarà la stanchezza, sarà il 2012 che proprio non mi piace, ho notato che in questo periodo la mia partecipazione alla mia vita si sta affievolendo in modo significativo.
In parole povere, mi sembra di vivere con il pilota automatico. E’ come quando guido: spengo il cervello e il corpo si muove da solo per cambiare marcia, seguire la strada, azionare la freccia, frenare…
Finché si guida non è un problema, ma mi rendo conto che ultimamente faccio lo stesso anche per la maggior parte delle azioni quotidiane, dal mangiare al respirare, così, senza attenzione, come se fosse qualcosa relativo a qualcun altro e non a me.
Non pongo interesse in quel che faccio. Parlo di consapevolezza e poi non ne ho.
Domenica ho sentito un servizio in TV che parlava degli automatismi, arrivando a definire che il 90% circa delle nostre azioni non sono volontarie, ma solo risposte automatiche ed abitudinarie. E’ come se fossimo coscienti solo per 2 ore e mezza al giorno!
Mi sono resa conto che non è solo un problema limitato: se si eccede con l’automatismo nelle attività secondarie, il cervello, essendo fisiologicamente pigro, applica lo stesso principio anche a quelle principali. Risultato: si aumenta la distrazione anche su ciò che ci interessa, riducendo l’attenzione, la partecipazione, l’entusiasmo, guardando la vita come attraverso una nebbia.
Da lunedì ho iniziato a modificare questo andamento critico della mia vita, cominciando da una piccola cosa: fissando la mia attenzione su quel che mangio, decidendo coscientemente di sospendere ogni altra attività mentre mangio, fosse anche una caramella, per concentrarmi sul gusto di ciò che ho in bocca.
Aggiungerò progressivamente altri compiti per aumentare la mia consapevolezza e la mia presenza durante il giorno. Già fissare questo proposito su una pagina pubblica mi aiuta a tenerlo a mente… Purtroppo ho utilizzato queste tecniche già molte volte, e ora la maggior parte di esse mi risultano (paradossalmente!) automatiche.
Sisil88
00mercoledì 16 maggio 2012 14:02
Re: Come uscirne?
mondstrahl, 16/05/2012 12.12:

ho notato che in questo periodo la mia partecipazione alla mia vita si sta affievolendo in modo significativo.
In parole povere, mi sembra di vivere con il pilota automatico.

mi rendo conto che ultimamente faccio lo stesso anche per la maggior parte delle azioni quotidiane, dal mangiare al respirare, così, senza attenzione, come se fosse qualcosa relativo a qualcun altro e non a me.
Non pongo interesse in quel che faccio. Parlo di consapevolezza e poi non ne ho.
Risultato: si aumenta la distrazione anche su ciò che ci interessa, riducendo l’attenzione, la partecipazione, l’entusiasmo, guardando la vita come attraverso una nebbia.



Ho anch'io lo stesso problema!Solo che la mia non è stanchezza, ma credo proprio disinteresse in quello che faccio...
Condizione mentale che poi si è spostata su tutto, e ora mi rendo conto di esser diventata pigra e svogliata anche nelle cose che prima facevo con entusiasmo! [SM=x431232]
Non so perché si cade in queste fasi, ma son brutte perché non sai nemmeno come ci arrivi, poi ti ci ritrovi e ti senti uno schifo...E anche trovare la forza di reagire per cambiare le cose diventa difficile!
Ho sempre avuto paura di vivere la vita per forza di inerzia, ma senza passione, purtroppo, succede proprio questo...

l@r@_
00mercoledì 16 maggio 2012 15:07
Anche io mi trovo spesso ad dibattermi su questo problema. A volte sono presente, molte altre no.

La mia sensazione è che si aziona il pilota automatico quando la nostra vita è fondata su una modalità "logica" piuttosto che "analogica" e quindi prevale il senso verticale piuttosto che quello orizzontale.

Mi spiego meglio...

La modalità logica è anche cronologica per cui abbiamo una scaletta di impegni e mentre siamo alle prese con l'impegno di adesso, siamo già focalizzati sul prossimo o quello successivo. Siamo tesi, perchè è la tensione che ci spinge in avanti, o almeno questa è la sensazione.

La modalità analogica è orrizontale...è un espansione e non una tensione è un apertura a ciò che ci circonda, è attenzione. Si è rilassati perchè non c'è una meta da raggiungere (c'è, ma non siamo focalizzati sulla meta, tanto lì, ci arriviamo comunque).

Quando ce la si fa...è proprio bello e poi contrariamente a quanto si pensa, è molto più funzionale la "modalità analogica" perchè si colgono aspetti della realtà che altrimenti sarebbero sfuggiti al sopravvalutato controllo razionale, dal momento che si è sempre proiettati altrove.

ciao

lara
Sisil88
00mercoledì 16 maggio 2012 15:11
Mi piace il ragionamento [SM=g27823] , ma non credo si adatti sempre (per esempio, al mio caso no, sarà che non ho molti impegni al momento...o forse il problema è proprio quello...)

mondstrahl
00giovedì 17 maggio 2012 09:17
Eh, già, Sisil, hai descritto benissimo come mi sento in questo periodo...

Per me quel che ha scritto Lara vale in modo quasi assoluto!
Hai ragione, non ci avevo pensato... molto probabilmente il fatto di avere una serie concatenata di impegni consecutivi incastrati al secondo, forse forse non aiuta la concentrazione [SM=x431232] .
Mi viene in mente ora che tra le migliaia di esercizi di autoanalisi e/o sviluppo spirituale che ho fatto nella mia vita, l'unico che proprio non mi è MAI riuscito è quello della lentezza: rallentare le mie azioni per una mezz'ora, espandendole, appunto.
Dovrò rifletterci, magari è una soluzione...
Grazie!
piper.38
00giovedì 17 maggio 2012 10:39
Interessante topic, mi ci riconosco parecchio. Purtroppo cado nella trappola dell'abitudine un po' troppo spesso, perchè non ho scelta; il lavoro mi obbliga a fare sempre le stesse cose allo stesso modo e mi trovo costretta a dipendere dal tempo e programmare anche quando devo andare al bagno. Capita a tutti, vero, ma a me risulta insopportabile specialmente quando vedo che anche quando sono a casa ho la tendenza a comportarmi meccanicamente senza motivo. Nei periodi come questo, in cui sono a casa, me ne accorgo e cerco di rimediare, è solo questo che mi aiuta ad uscire da una pericolosa routine. Metodi di rilassamento, meditazioni, visualizzazioni, tutte cose che per qualcuno sono perdite di tempo per me invece sono valvole di sfogo importantissime. Posso anche sbagliarmi ma sarà un caso, che non ho più sofferto di depressione?
l@r@_
00giovedì 17 maggio 2012 11:40
Per me, Mond, questo argomento è collegato a quello del conflitto degli opposti del post che avevo aperto.

La sostanza è sempre la stessa, nel senso che si “fugge” dal presente perché si ha l’illusione che “la vita” sia altrove e cioè in ciò che ci piace fare. Ma poi, spesso anche quando facciamo ciò che ci piace, siamo altrove perchè non vogliamo che finisca o non è come ce lo eravamo immaginato.

“Opporre ciò che piace a ciò che dispiace è la malattia della mente” terzo patriarca Zen.


lara
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