Le sedute
Roberto Ghiozzi, musicoterapeuta - accreditato presso il dipartimento di Scienze dell'educazione dell'Università di Verona ove svolge attività di docenza ed è membro del Gruppo di Studi e Ricerca del Prof. Franco La Rocca della stessa Università - ha studiato ed organizzato i contenuti delle sedute, durante le quali si alternano momenti di rilassamento tramite l'ascolto di musica registrata, anche se nella maggior parte dei casi è preferibile quella prodotta dal musicoterapeuta stesso, il dialogo sonoro e l'improvvisazione al pianoforte a coda.
L'ascolto musicale per indurre il rilassamento ha lo scopo di migliorare il benessere psicofisico generale del giocatore; alcuni studi, infatti, hanno rilevato che un giocatore patologico è colpito da una serie di disturbi legati allo stress, come l'insonnia, l'ansia, la depressione, l'emicrania, l'ipertensione, problemi allo stomaco e alla pelle per citarne solo alcuni, poiché a questi vanno solitamente associati anche disturbi mentali.
Il dialogo sonoro, invece, è una precisa tecnica musicoterapica, elaborata dal Dott. Mauro Scardovelli, attraverso la quale le persone interagiscono tra di loro mediante l'utilizzo del suono, della voce e del corpo; il dialogo sonoro è molto utile ai giocatori per individuare il problema originario che li ha condotti alla patologia, e offre loro l'occasione di esprimere le emozioni attraverso il suono, per giungere in modo creativo ad una soluzione positiva.
L'improvvisazione al pianoforte a coda permette di far distendere il giocatore sopra la grande cassa armonica dello strumento, ricchissima sorgente sonora, mentre il musicoterapeuta improvvisa, ricorrendo alla tecnica "dell'improvvisazione clinica", tenendo conto cioè "dello stato emotivo del paziente che diventa lo spartito da leggere". Al termine di ogni incontro i momenti più importanti vengono elaborati e verbalizzati assieme allo psicologo.
Nelle sedute di gruppo la terapia musicale continua con la respirazione ed il movimento corporeo per poi procedere ancora con il dialogo sonoro fra i partecipanti ed il musicoterapeuta. In queste sedute i giocatori improvvisano con la voce, con il corpo e con semplici strumenti musicali; è sicuramente un'attività di grande coinvolgimento emotivo che permette loro di "dar voce, attraverso la propria tecnica e la competenza espressiva", a ciò che stanno vivendo in quel preciso istante; inoltre, li aiuta a "mantenere il contatto con la proprie emozioni e a tradurle direttamente in musica senza mediazioni o diaframmi di tempo, spazio o scrittura".
Nell'ultima fase, infine, ai giocatori si uniscono anche i loro familiari: è forse la parte più delicata, più attesa e nello stesso tempo più temuta dai giocatori compulsivi in via di guarigione, perchè hanno paura di non essere riaccettati e di non riacquisire la fiducia perduta da parte dei loro parenti. Queste sedute aiutano i pazienti e i loro familiari ad organizzare pensieri e sentimenti, a relazionarsi di nuovo e spesso in tempi sorprendentemente brevi grazie alla musica: l'ascolto di brani prodotti dal musicoterapeuta, le improvvisazioni, i momenti ludici che si creano durante i dialoghi sonori entrano in profondità, fanno da ponte nella relazione e aiutano a ricucire i rapporti significativi lesi dalla dipendenza dal gioco.