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Scopo del "male"

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2014 09:48
27/06/2012 06:57
 
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...ma alla fin fine che scopo avrebbe il "male"? Inteso come forza al di fuori dell'uomo stesso. Cioè il male visto come forza di un singolo uomo potrebbe avere mille scopi come accumulare ricchezza, avere la meglio sugli altri, approfittare, arrivare a fini meschini etc etc...ma l'altro male, quello impalpabile che pare avvolgere il mondo, quello che ci fa paura nel buio della notte, quello che sta nei mondi sottli, quello composto da entità chissà come e quali....ma alla fin fine che scopo avrebbe? Esiste veramente un male a prescindere dall'uomo o il male è solo l'uomo e la sua volontà?

A volte ci portiamo avanti idee e concetti legati anche a paure o chissà cos'altro, mi riferisco anche alla paura di uscire dal corpo visto che è l'argomento principale di questo forum, la paura classica delle larve, la paura che chissà chi ci debba fare del male....

Il male siamo noi e quello che creiamo intorno a noi e poi lo idealizziamo come qualcosa al di sopra di tutto con vita propria? Se così fosse la mia domanda avrebbe già una risposta: il male "idealizzato" come entità esterna non avrebbe nessuno scopo perchè in realtà non eiste, il solo scopo di esso è la derivazione dei nostri desideri e pensieri... alla fine non esiste neanche il diavolo cristiano, il diavolo siamo ognuno di noi nell'arbitraggio della nostra stessa vita.

...ok son le 7:00 scappo al lavoro...non mi son svegliato strano, ci pensavo da qualche giorno.... [SM=g27828]

P.S. Mond ci ho fatto caso solo ora, sembra quasi un contropost alla tua ottima discusione sull'amore: QUI
[Modificato da acronimo 27/06/2012 07:00]
27/06/2012 08:35
 
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praticamente quello che tu stai chiamando "male", io la chiamo "paura"...e lo scopo è ben chiaro, farci sopravvivere.
avere paura di quello che non si conosce, serve per prendere il tempo necessario per rendersi conto di quello che succede.
quello che ci fa paura nel buio della notte, non è il male, è la paura di non potersi difendere, è una paura insita nell'uomo da milioni di anni.
poi che il male esista è ovvio, siamo noi il male, anzi, siamo dei maleducati non abituati al bene.


A cavallo dei Fotoni

Se ti fa stare bene...C'hai ragione te!

27/06/2012 08:48
 
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... pensi che l'idealizzazione del male sia una conseguenza della paura ancestrale dell'uomo? Tutto il resto, il male reale o avvertito non é altro che frutto del libero arbitrio dei nostri gesti e pensieri? Non esisterebbe un male che viva di vita propria?
[Modificato da acronimo 27/06/2012 08:49]
27/06/2012 09:34
 
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Non credo che esista un male reale che vive di vita propria, un equivalente di Lucifero, per capirci.
Credo che se c'è un male che per un periodo vive, è solo perchè in quel periodo l'abbiamo nutrito noi.
Perchè esista... perchè noi siamo così sciocchi da crearlo... non credo che la domanda abbia per forza una risposta negativa, che tutto si riduca a dire "non ha scopo".
Tutto ciò che creiamo ha uno scopo, più o meno personale. Di tutto si potrebbe fare a meno, ma uno scopo c'è sempre.
Riporto una bella favola di Walsch che avevo già richiamato in qualche discussione ma non ricordo dove. Secondo me è quella che si avvicina di più al concetto di "scopo del male".
La Piccola Anima e il Sole
27/06/2012 09:46
 
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tra l'altro, poi, mi viene da fare un piccolo esamino della la parola "male".
cos'è il male?
quello che è male per me, magari è bene per te.
quindi bisogna cominciare a parlare di comportamenti umani e società.
il male è solo umano, per il semplice fatto che ci dobbiamo dare delle regole per vivere insieme su questa terra.
nel mondo animale le regole sono diverse e si convive lo stesso, ma i concetti non cambiano.
se un leone ammazza una gazzella, fa del male?
l'espressione del male come entità, secondo me non esiste, così come l' espressione di bene del resto.

[Modificato da andrea997 27/06/2012 09:47]


A cavallo dei Fotoni

Se ti fa stare bene...C'hai ragione te!

27/06/2012 09:56
 
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Mond, bellissimo racconto e direi che calza a pennello... Da rifletterci...

Andry, in effetti il male può anche essere soggettivo, poi ci sono mali collettivi ma alla fine sono sempre sprigionati da uomini... e certamente non è detto che quello che per te sia male per me non sia bene.... Allora il tutto è solo illusorio e apparente, solo le circostanze danno una sfumatura verso il bene e verso il male... Esisterà una forza superiore che possa influenzarci?
[Modificato da acronimo 27/06/2012 10:13]
27/06/2012 11:52
 
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Re:
mondstrahl, 27/06/2012 09.34:

Credo che se c'è un male che per un periodo vive, è solo perchè in quel periodo l'abbiamo nutrito noi.Perchè esista... perchè noi siamo così sciocchi da crearlo... non credo che la domanda abbia per forza una risposta negativa, che tutto si riduca a dire "non ha scopo".
Tutto ciò che creiamo ha uno scopo, più o meno personale. Di tutto si potrebbe fare a meno, ma uno scopo c'è sempre.




In parte sono d'accordo, in parte no.

Nel senso che non credo che dipenda dalla nostra "sciocchezza" "creare" il male (inteso come situazioni di disagio, difficoltà, frustrazione, malattia...ecc.).

Credo che invece viviamo queste situazioni perchè ci sono necessarie, su vari livelli.

Dobbiamo affrontarle, viverle e trovare risposte meno conflittuali con la vita.

ciao lara
[Modificato da l@r@_ 27/06/2012 11:53]


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15/11/2013 22:35
 
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ieri sera facendo zapping mi imbatto in un racconto di un frate che parlava di padre pio e delle sue lotte contro il diavolo che arrivava anche a picchiarlo e ferirlo. Mi sono chiesto il senso di tutto questo, ammesso che sia vero. Mi sembra tutta un'inutile complicazione. Siamo ai livelli di: "se bella vuoi apparire, un po' devi soffrire"?
E' come dire che dal nulla non si ottiene nulla, oppure: insisti, persisti, raggiungi e conquisti. Oppure: ciò che non uccide rafforza.
Beh, messa in questi termini, potrebbe anche avere senso.
15/11/2013 23:18
 
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Secondo me ci sono due errori.
Il primo è che non esiste il male in quanto tale, esistono solo comportamenti soggettivamente giudicabili.
Il secondo, è il voler dare uno scopo a tali comportamenti.
"Dare uno scopo" finalistico a qualcosa non ha alcun senso, scusate il gioco di parole e la franchezza.

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15/11/2013 23:43
 
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Re:
ForsakenLinux, 15/11/2013 23:18:


non esiste il male in quanto tale, esistono solo comportamenti soggettivamente giudicabili.


non ho capito, cosa vuol dire questa frase?


"Dare uno scopo" finalistico a qualcosa non ha alcun senso, scusate il gioco di parole e la franchezza.


Può non avere senso dare un senso alle cose, ma è inevitabile. E' come vivere senza giudicare, impossibile da mettere in pratica, non trovi?
[Modificato da a cosa sto pensando in qu 15/11/2013 23:44]
15/11/2013 23:51
 
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ForsakenLinux, 15/11/2013 23:18:

Secondo me ci sono due errori.
Il primo è che non esiste il male in quanto tale, esistono solo comportamenti soggettivamente giudicabili.


giusto o sbagliato..
corretto o scorretto..
(due esempi)..
è questo che intendi ?











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[SM=g27828]
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@Accos: Vuol dire che è l'uomo a dire di un comportamento che è giusto o sbagliato a seconda di criteri personali o comunitari.
Non c'è un Dio che decide e giudica in base a leggi eterne, ma umani limitati e temporanei che compiono le loro scelte di vita le quali a volte vanno in contrasto con la libertà altrui.

Per tanto chiedersi lo scopo del male è inutile, perché non esiste alcuna cosa oggettiva che si chiami "male."
Ma in effetti è inutile chiedersi lo scopo di qualsiasi cosa: siamo noi, come dici, portati per natura a dare un senso alle cose in base ai nostri desideri e bisogni.

L'Universo di per se non deve sottostare a nessuno dei nostri schemi mentali.

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16/11/2013 18:08
 
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:

L'uomo è solo una canna, la piú fragile della natura; ma una canna che pensa. Non occorre che l'universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d'acqua bastano a ucciderlo. Ma, quand'anche l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe pur sempre piú nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e la superiorità che l'universo ha su di lui; mentre l'universo non ne sa nulla.
Tutta la nostra dignità sta, dunque, nel pensiero. In esso dobbiam cercare la ragione di elevarci, e non nello spazio e nella durata, che non potremmo riempire. Lavoriamo, quindi, a ben pensare: ecco il principio della morale.

B. Pascal




Il pensiero sta al di fuori e dentro l'uomo.. impalpabile ed avvolgente.. nostro e degli altri..
Lavoriamo, quindi, a ben pensare: ecco il principio della morale.
Anzi, a volte bisognerebbe non pensare proprio, ma piuttosto guardare al male dato da un dolore, dalla miseria, dalla crudeltà umana ad esempio. Riuscire a non pensare alla causa che lo provoca ma guardare dove questo annida dentro di noi, per creare e sentire un vuoto, perchè si fa vuoto dove non v'è causa. Un vuoto che lascerà posto alla voglia di vivere della quale nessuno è privo.
Ben pensare e Mal pensare.

E qual'è lo scopo del male?
Tutta la nostra dignità sta, dunque, nel pensiero.. ed il pensiero è ciò che crea la causa del male, del dolore, della sofferenza.. ma anche del bene, della gioia e di tutto quello che noi proviamo..
Siamo circondati quindi dal male, circondati dal bene..
Siamo circondati, aiuto.. Ci facciamo circondare dai nostri pensieri ma anche da quelli degli altri..
Il male superiore esiste come esistono tutte cose.. si chiama pensiero..











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[SM=g27828]
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Al di là di certi bei discorsi che alla fine lasciano il tempo che trovano, possiamo avere prove di quanto il male sia relativo, e non assoluto o "superiore", guardando alla storia ed a come i valori etici e morali cambino a seconda di un capriccio della società.
C'è qualcosa di oggettivo alle spalle? Credo proprio di no: il male esiste solo negli occhi di chi vi assiste.
Un'altra delle tante forme mentis.
La Natura e l'Universo al contrario, sono neutri e impersonali.
Cosa importa ad un sasso di essere sporco di sangue?

Mi sembrano conclusioni abbastanza condivisibili.

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16/11/2013 19:43
 
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il male esiste in chi pensa alle cause che lo generano.
Niente pensieri niente cause, niente cause niente effetti.









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Acro ..come un moderno Dante, si infila IN pensieri pazzeschi (termine assai ambiguo/inappropriato), per poi svenire ("nella fretta di scappare al lavoro") lasciando a Virgilio il compito di spiegare e tener a galla la tematica introdotta.

Noi, come Virgilio, ...che presunzione la mia!

Eppure ...lo scopo del mal. Mi ci tufferei in questa espressione..
17/11/2013 12:24
 
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Dante è l'esempio del comportamento da cui prendere le distanze, perché era un uomo fermo nelle sue convinzioni medioevali secondo le quali il mondo si divide inequivocabilmente fra bianco e nero.
Un uomo che dire limitato è dir poco.
Avesse usato un po' più del suo tempo a donnine invece che scrivere la Commedia... ihihih.

Out of business.
17/11/2013 21:34
 
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Re:
deinfinito, 17/11/2013 00:38:

Acro ..come un moderno Dante, si infila IN pensieri pazzeschi (termine assai ambiguo/inappropriato), per poi svenire ("nella fretta di scappare al lavoro") lasciando a Virgilio il compito di spiegare e tener a galla la tematica introdotta.

Noi, come Virgilio, ...che presunzione la mia!

Eppure ...lo scopo del mal. Mi ci tufferei in questa espressione..



[SM=g27837]

Mi ricollego ai vari post sopra..

Il male secodo me può essere sia soggettivo che oggettivo.

S) Ammettiamo che io provi un brutto sentimento di odio per una persona, allo stesso tempo tu potresti provare amore o simpatia per la stessa persona.

S) Quel che per me potrebbe essere un brutto gesto per qualche altra cultura potrebbe essere un giusto gesto..

S) La cultura popolare campia con il tempo e con esso il valore di ciò che è bene e male.

O) Qual'è il male oggetivo? Non me ne vengono mica in mente di esempi! Vado sempre a finire sul punto che è l'uomo stesso a definire male o bene e tale cosa potrà essere più o meno ocndivisa da altri uomini o dalla collettività in generale. Questo però potrebbe portare a scusaanti e arbitraggi vari verso qualsiasi pensiero o gesto. Eppure l'intera società alla fin fine ha uno stereotipo grossomodo simile di male in senso più ampio.

Mi sembra però di andare fuori tema.

Lo scopo (per me) di un gesto "bene" è percepire in me quel senso di "appagamento", "felicità" nell'aver dato, fatto qualcosa che in quel momento faccia star bene qualcun'altro o semplicemente sapere e constatare che quel qualcun'altro sta bene ed è "felice". Possiamo rapportare la stessa cosa allo scopo del male? Appagamento nel constatare che qualcuno stia soffrendo o viene messo in posizione inferiore a noi o che siamo in grado di sopraffarlo, derubarlo, controllarlo...

C'è qualcosa di soggettivo o di oggettivo in quello detto qui sopra?

Quindi? Lo scopo del male? Appagare qualche senso interiore come può esserlo anche quello del bene?
17/11/2013 22:00
 
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In un certo senso concordo con Acro! Ha sollevato un punto importante.
Un tipo di etica "oggettiva" si potrebbe ricavare dal modo in cui "vibrano" certi sentimenti.
Cioè, un atto che crea un sentimento negativo all'interno della propria interiorità dovrebbe essere definito "male", tutto ciò che crea un contrasto nella propria interiorità ed evoluzione andrebbe evitato perché "male."
Ma è comunque relativo a se stessi.
Un gesto che per la mia salute fisico-spirituale è male per un altro è bene e viceversa.

Alcuni invece dicono che il male in senso assoluto è il caos, il disordine, ciò che aumenta l'entropia nell'universo e uccide l'armonia delle cose.
Ma sempre di una definizione identificativa si tratta: cioè, io riconosco che quello è male perché lo riconosco come male...
È un circolo vizioso...

E se invece tutto rispondesse ad una legge di necessità ed armonia?
Anche il gesto più atroce messo in una prospettiva ha un senso ed una sua posizione, una motivazione, un perché... più che un senso.

Le domande sul senso sono oziose perché non portano mai ad una risposta.
Lo capì nel 1600 la buon'anima di Galileo Galilei quando per la prima volta nella storia, anziché guardare all'essenza impalpabile e metafisica delle cose, si concentrò su quello che davvero dà realtà all'intera esistenza: cioè la relazione fra una cosa e l'altra.
È come se le quantità si dessero valore e corpo a vicenda entrando in contatto fra di loro secondo le leggi della matematica.

In questo contesto il male è solo un'interpretazione, un lato di una realtà la quale per esprimersi necessita di un'interpretazione...

Boh niente, s'era accesa una lampadina ma credo si sia fulminata.

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17/11/2013 22:46
 
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Re:
ForsakenLinux, 17/11/2013 22:00:


Lo capì nel 1600 la buon'anima di Galileo Galilei quando per la prima volta nella storia, anziché guardare all'essenza impalpabile e metafisica delle cose, si concentrò su quello che davvero dà realtà all'intera esistenza: cioè la relazione fra una cosa e l'altra.
È come se le quantità si dessero valore e corpo a vicenda entrando in contatto fra di loro secondo le leggi della matematica.

Boh niente, s'era accesa una lampadina ma credo si sia fulminata.




E no qui la lampadina l'hai accesa bella grande e come... hai colto un punto essenziale di tutto il discorso:

"Il male e il bene esistono su una base relazionale tra due o più entità."

Mi vien da pensare che bene e male fini a se stessi decadano all'istante mentre male e bene posti in una relazione di almeno due individui abbiano un senso. In una relazione di almeno due persone può esserci un movimento (uno scambio)e in questo movimento possono transitare bene e male, se non eistessero relazioni non eisiterebbero bene e male?
18/11/2013 00:34
 
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La foglia è il polmone della pianta, in grado di svolgere la fotosintesi clorofilliana. Per "respirare" quasi tutte le piante hanno infatti bisogno di luce e sole, in modo da riuscire a completare questo processo. Quando le condizioni atmosferiche sono sfavorevoli, nella foglia ha luogo la guttazione, ossia la fuoriuscita d'acqua che le permette di traspirare.









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@Acro: Infatti! Tutte le cose assumono significato solo quando interagiscono fra di loro!
Il bene e il male credo siano solo dei termini per indicare in un certo qual modo i risultati che tali interazioni hanno sull'animo umano.

Mi ricorda una frase del film Cloud Atlas: essere vuol dire essere percepiti.

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21/11/2013 22:09
 
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la foglia del bene, la foglia del male, la foglia della noia, la foglia dolore, la foglia della pazzia, la foglia della felicità.. "polmoni" di un'intera esistenza che durano quanto devono e poi cadono per lasciare posto ad altre foglie, pronte a rispuntare per farci comunque vivere e far "respirare" quell'animo umano a noi caro.. interazioni per "fotosintesi" che producono svariati risultati.. la foglia della speranza, desiderio, bisogno quella della guttazione, della sopravvivenza..della meditazione..









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Secondo me è una regola.

D-o deve essere un gran matematico.
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Lo scopo del male, per rispondere al titolo, e' definire cio' che e' bene permettendo alla realta' di esistere, relativamente alla percezione di chi ne parla, nel rispetto del principio di simmetria che pervade la realta'.

Notte-giorno, caldo-freddo, luce-buio, nord-sud, positivo-negativo, fisico-astrale, perielio-afelio, estate-inverno, quiete-tempesta, espiro-inspiro...si potrebbe continare all'infinito. Quello che e' male per te lo definisci tale in relazione a cio' che e' bene per te ma il principio e' assolutamente relativo, il male in se' non esiste, come non esiste il bene in se'. L'universo e' mentale.


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