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sognare di avere un corpo e una coscienza diversa

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2016 22:15
05/03/2016 22:15
 
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Obino
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sognare di avere un corpo e una coscienza diversa

Ciao a tutti avete mai fatto sogni in cui avete un corpo e una coscienza non vostri, con una trama talmente lunga e lineare, tanto intensi da provare mille emozioni e riuscire a fare anche riflessioni e ragionamenti??? Insomma un sogno in cui sembra di vivere una realtà non vostra?
In proposito vorrei raccontarvi solo 2 sogni che ho fatto per rendervi meglio l'idea.
Entrambi si sviluppano in un epoca diversa: la prima nel passato, probilmente nel medioevo; la seconda in un futuro molto lontano.

1) Iniziamo dal primo, fatto più di un anno fa ma che ricordo benissimo come se l'avessi sognato ieri e che mi colpí tanto da scriverlo. Sembra un film [SM=g27822]
Nel sogno sono un giovane uomo con capelli neri e lunghi e la pelle bruciata dal sole. Da quel poco che posso vedere porto una lunga casacca e un calzone entrambi sporchi e logori e una cinta di cuoio stringermi la vita.
Mi trovo su un'altura insieme ad altri uomini miei compagni nascosti tra le rocce e guardiamo verso il basso una grande costruzione fatta di legno e pietra situata vicino a un fiume con un mulino e una grande ruota in legno intorno al quale sono incatenate delle persone, sia uomini che donne, costrette a girarla sotto il sole cocente e le frustate e grida di un alcuni soldati. Guardo quella scena colmo di rabbia pronto a esplodere quando tra quei poveretti vedo lei... una ragazza dai lunghi capelli biondi.
Provo un irrefrenabile desiderio di andare dal lei, liberarla e portarla al sicuro ma vengo frenato da un uomo più grande che mi fa segno che non è ancora il momento di agire. Così, costretto dalle circostanze, rimango a guardare impotente anche se non per molto tempo perché di lì a poco un altro uomo,  il capo, ci da segno di attaccare.
In una sequenza vorticosa mi ritrovo in brevissimo tempo giù dall'altura con i miei compagni e con le armi sguainate. Io insieme ad alcuni uomini ci dirigiamo verso i prigionieri mentre gli altri cercano di tenere impegnati i soldati.
In quel momento so che la missione è di liberarli ma la mia mente è però concentrata unicamente su di lei.
Dopo averla liberata dalla catene la stringo forte a me. In quel momento vedo e sento solo lei e questo è un grave errore perché non mi accorgo che alle spalle c'è un soldato pronto a colpirmi con la spada. Fortunatamente riesco per un soffio a schivarla ed è in quel momento che mi accorgo che le cose si stanno mettendo male per me e i miei compagni. I soldati erano più numerosi del previsto.
Cerco di liberarmi del soldato ma inutilmente e, in un ultimo gesto di disperazione, strigo la ragazza forte a me e ci buttiamo nel fiume che scorre a pochi metri dalla costruzione.
La corrente è fortissima tanto che per diverse volte rischiamo di morire annegati e veniamo trascinati lontani. Fortunatamente, riusciamo, seppure a fatica, ad arrivare alla riva ricoperta da una folta vegetazione di erbe e canne tale da permetterci un riparo momentaneo da eventuali soldati.
Abbiamo gli abiti fradici e così senza pensarci inizio a spogliarmi senza accorgermi dell'imbarazzo che avevo suscitato in lei. Quall'attimo di imbarazzo dura poco perché subito dopo veniamo travolti da un forte sentimento di amore e passione per poi cadere in un sonno reciproco.
Al mio risveglio mi accorgo che sono passate diverse ore perché il sole sta ormai tramontando. Mentre cerco di riprendermi e decidere sul da da farsi mi accorgo che lei non è più al mio fianco. In quel momento inizio a provare un senso di smarrimento e terrore che le fosse capitato qualcosa e, preso dalla disperazione, raccolgo in fretta e furia i miei abiti per andare a cercarla ed è a quel punto che la vedo in piedi a pochi metri da me, seminascosta dalla vegetazione, ancora nuda, con le spalle rivolta a me che improvvisamente ricade all'indietro come un sacco morto. Riesco ad afferarla prima che cade per terra angosciato pensando al peggio come ad esempio che fosse stata colpita da qualche freccia! Fortunatamente non ha segni di ferite e il suo volto è sereno e con il dito indica di guardare in una direzione ben precisa. Con il cuore colmo di gioia che non le fosse successo niente guardo il punto indicato e vedo, a poca distanza, alcune cerve intente a mangiare l'erba e una di loro, la più grande, che ci fissa per nulla intimorita. Ora la mia unica preoccupazione è di ritornare all'accampamento perché è troppo rischioso rimanere li specie se i soldati ci stavano cercando e vedo in quella grande cerva l'unico mezzo di trasporto. Riusciamo ad arrivare all'accampamento a notte fonda e dopo averla affidato in mani sicure mi dirigo frettolosamente in una grande tenda. Seduti intorno a un fuoco ci sono una donna molto anziana e alcuni uomini intenti a discutere animatamente. Quando mi vedono, dopo un iniziale silenzio, iniziano ad abbracciarmi e darmi pacche sulle spalle contenti di vedermi sano e salvo. La loro gioia però dura poco perché i loro volti ritornano ad essere cupi e preoccupati. Alla mia domanda di come fosse andata la spedizione mi raccontano che alcuni di noi erano caduti sotto le lame dei nemici e cosa più grave avevano catturato Xxx (non ricordo il nome) e portato al castello (su questo punto non sono sicura se avessero detto castello o fortezza). Prima del mio arrivo stavano appunto discutendo se andare a liberarlo consapevoli che sarebbe stato un suicidio oppure lasciarlo al suo destino consci che sicuramente lo avrebbero torturato per estorcergli qualche informazione.
Quando sento il suo nome per me è uno schock perché è il mio migliore amico anzi è come un fratello e mai avrei potuto lasciarlo in mani nemiche. Quindi, senza pensarci intervengo nella loro discussione e, cercando di far perno sulla fratellanza del nostro gruppo, dico (anzi supplico) di andare a liberarlo perché non era da noi lasciare un nostro compagno al suo destino.
Evidentemente la mia argomentazione ha effetto perché guardiamo tutti l'anziana donna in attesa della sua parola definitiva che non tarda ad arrivare: possiamo preparare la spedizione di salvataggio.
A questo punto ho uno sbalzo temporale di ore perché mi trovo insieme a quattro o cinque miei compagni a percorrere uno stretto tunnel umido, sporco e buio illuminato dalle sole fiamme delle torcie. Non so come ma so benissimo dove conduce quel tunnel... direttamente alle prigioni e, per la precisione, alla camera delle torture.
Arriviamo a destinazione e dietro una piccola grata di ferro possiamo scorgere l'interno di quella stanza. È molto grande e per lo più spoglia. Al centro c'è uno strano marchingenio di legno posto di fianco ad una lunga tavola anch'essa di legno e sopra sdraiato, con orrore, c'è Xxx legato alle caviglie e ai polsi da lacci di cuoio agli angoli della tavola con il corpo con evidenti segni di ferite. 
Non è solo... vicino a lui ci sono dei soldati e vedo in particolare uno, che deve essere il capo, che, arrabbiato per non avere ottenuto le risposte desiderate, aziona una leva del macchinario che azionato fa ricadere meccanicamente  sull'addome di Xxx un bastone chiodato.
Dopo diversi inutili tentativi di farlo parlare e notando il prigioniero stremato, con stizza decide di lasciarlo momentaneamente in pace e, facendo cenno ai suoi uomini di seguirlo, esce dalla stanza e, dopo breve tempo, escono anche le guardie.
Non c'è più nessuno nella stanza se non Xxx esanime e con il corpo lacerato.
È il momento di agire. Entriamo nella stanza attraverso un passaggio segreto e ci dirigiamo da lui. So che il tempo a disposizione è pochissimo perché di li a poco sarebbero rientrate le guardie così cerchiamo di liberarlo dai lacci posti alle caviglie e ai polsi mentre io cerco di infondergli coraggio e che presto lo avremo portato al sicuro! Cerco di mostrarmi fiducioso anche se ho il cuore colmo di rabbia e dolore per come avevano ridotto il suo corpo. Capisco subito che non ci sono possibilità di salvarlo ma almeno sarebbe morto all'accampamento e al sicuro e pensando a questo non potevo trattenere le lacrime.
Ormai è quasi fatta quando sentiamo in lontananza dei passi avvicinarsi. In quel momento Xxx con la poca forza che ha mi dice che non ha detto nulla ai soldati ma che ormai è troppo tardi per lui e che sarebbe stato un peso per la fuga; cosi con le lacrime agli occhi mi chiede di mettere fine alle sue differenze e con gli occhi guarda proprio quel marchingenio.
In quel momento vengo travolto da mille emozioni: impotenza, rabbia, perdita! Il mio cuore e cervello lottano. So bene che ha ragione ma come posso farlo??? È il mio migliore amico.
Alla fine decido di acconsentire alla sua richiesta e con le lacrime agli occhi aziono la leva ed è la fine per lui.
Sono sotto schock, i miei pensieri si fanno confusi. È come se per un istante avessi perso il senso della realtà. Quando mi riprendo vedo solo che i miei compagni mi trascinano per il braccio verso il passaggio segreto per scappare più in fretta possibile mentre la porta principale si sta spalancando e i soldati entrare!


2) il secondo sogno l'ho fatto un pó di mesi fa.
Mi trovo in una base di estrazione molto tecnologica e mi aggiro tranquillamente tra i corridoi. Passo davanti a una specie di specchio e li ho modo di vedere il mio volto! Sono una donna credo sui 30 anni (per la precisione una scenziata) con capelli cortissimi e neri e porto una specie di tuta blu.
Riprendo il mio cammino e lungo il percorso incontro altre persone e dei robot con leggere fattezze umane fino a giungere in una specie di stanzone... un laboratorio per la precisione.
Ci rimango poco giusto il tempo per controllare che tutto fosse in ordine perché ormai è quasi arrivato il momento. Mentre mi dirigo verso un luogo preciso incontro un uomo alto e ben piazzato con capelli neri che mi rassicura che tutto è come dovrebbe essere e di stare tranquilla. Non è uno scienziato ma è il mio superiore. Poi ci dirigiamo insieme verso una grande stanza circolare dove ci sono alcuni lettini metallici disposti lungo le pareti. Su alcuni di questi sono già sdraiati delle persone, anche loro scenziati, con un affare posto sulla testa e sprofondati nel sonno programmato mentre altri si accingono a prendere posizione ai propri lettini mentre alcuni robot li assistono per prepararli a dormire.
Sono un pó ansiosa perché di lí a poco anche io sarei sprofondata nel sonno e tutto sarebbe stato sotto il comando degli androidi anche se per poco e questo mi lasciava un senso di inquietitudine specie se sarebbe successo qualche emergenza.
L'uomo, che evidentemente aveva capito il mio stato d'animo mi fa un sorriso e mi tranquilizza nuovamente. Mi dice che questa è una prassi. Gli androidi devono essere riprogrammati prima di andare a "casa" e che non corriamo alcun rischio perché la stanza dove stiamo è sicura e, che in casi di emergenza saremo stati automaticamente svegliati e, inoltre,  ci sarebbero stati lui e i suoi uomini. Poi si allontana ed esce dalla stanza.
Così, anche se non proprio tranquilla, mi sdraio anch'io sul lettino mentre un robot mi assiste mettendomi dei fili e lo stesso affare metallico in testa ... Credo di essere rimasta l'ultima degli scienziati a sdraiarsi.
In quel momento non so come ma attraverso quel casco sento distintamente la voce del mio superiore... Probabilmente un interfenza di comunicazione ma quello che sento è agghiacciante. Stava dando ordini di riprogrammare gli androidi in modalità di uccione con bersagli proprio noi scienziati. Dobbiamo morire tutti.
Mi libero immediatamente di quell'affare e cerco di svegliare gli altri ma inutilmente sono già sprofondati nel sonno programmato. Solo un mio amico riesce a destarsi frastornato perché non capisce il mio strano comportamento. Non ho il tempo di spiegarlo che improvvisamente entrano nella stanza alcuni androidi ed iniziano a fare l'esecuzione dei miei compagni per poi dirigersi verso di noi.
Il panico è al massimo e soprattutto una sola domanda riempirmi la testa: perché??
Riusciamo a svincolarci dalle loro prese e a uscire dalla stanza: il nostro obbiettivo è di uscire dalla base senza essere visti. Finalmente arriviamo ad una specie di ascensore e scendiamo al livello inferiore per poi dirigerci verso un corridoio e di lá verso l'uscita e la salvezza... Forse. È una fuga roccambolesca ma alla fine ci riusciamo.
Siamo fuori e fortunatamente l'aria è respirabile.
Senza avere il tempo di pensare o riposare corriamo più in fretta che possiamo lontano dalla lí.
Non so per quanto corriamo e camminiamo ma solo quando siamo abbastanza lontani e al sicuro ci fermiamo esausti al riparo dietro alcune rocce. Mi guardo intorno e finalmente posso vedere quel mondo, quel pianeta che ci era proibito esplorare. Il cielo è rosso con due o forse tre lune (non rocordo) e intorno è una distesa di roccia rossa e arida. Sembra un pianeta deserto senza vita proprio come ci avevano detto. L'unico pregio di quel pianeta è un minerale ed era quello il motivo per cui ci troviamo lí così lontani da casa. Ma ormai abbiamo estratto quasi tutto il minerale ed era tutto pronto per ritornare a casa... Ma allora perché ucciderci?? io e il mio amico cerchiamo di trovare risposte a queste domande ma inutilmente.
Dopo una breve sosta riprendiamo la fuga finché arriviamo in una specie di canyon. Scendiamo pensando che forse è un buon riparo. Giunti giù facciamo una scoperta sconvolgente.
Lungo le pareti del canyon di ergevano i resti di un'antica civiltá scavata nella roccia rossa! È uno scenario spettrale.
Non capisco più niente o meglio rifiuto di capire. 
Mentre ci aggiriamo lungo le pareti rocciose sento un improvviso rumore.
Chi e?? Un abitante o gli uomini della base??
Mi avvicino cauta in direzione di quel rumore ed è a quel punto che vedo nascosta sotto alcune macerie una persona. Gli dico di non avere paura che non abbiamo cattive intenzioni. Solo dopo diversi tentativi finalmente la vedo uscire e con grande sorpresa vedo che è una bambina dalle fattezze umane se non fosse per gli occhi rossi e i capelli lunghi e bianchi. È intimorita e diffidente nonostante cerco di rassicurarla.
Sono affascinata da lei e allo stesso tempo incredula... Come può essere sopravvisuta da sola? E gli abitanti sono tutti spariti o si sono semplicemente nascosti come aveva fatto lei. Mentre mi domando ciò non mi accorgo della presenza di un'altra persona. Un uomo molto alto e robusto che impugna una strana arma a forma di bastone che mi ordina di allontanarmi da lei. Cerco di spiegargli che non abbiamo cattive intenzioni e che stiamo scappando. Ci vuole un po di tempo per conquistare la loro fiducia ma finalmente tutte le mie domande trovano le risposte. L'uomo mi racconta che in realtà il pianeta è vivo e che una volta al posto di quelle macerie si ergeva una bellissima e pacifica città così come in altre parti del pianeta. Poi un giorno arrivarono loro ( cioè noi) e con l'inganno riuscirono ad avere la loro fiducia per poi distruggerli facilmente. Moltissimi erano morti mentre pochi i più fortunati si erano rifugiati sotto terra o vagavano come spetri nascondendosi. Lei è l'unica superstite di quella città e nonostante più volte lui avesse cercato di portarla via lei si era sempre rifiutata. 
In quel momento inizio a comprendere molte cose....capisco che loro erano uno ostacolo alla realizzazione della base di estrazione. Secondo un preciso accordo la costruzione di quella base era subordinata alla assenza di vita del pianeta. Ma evidentemente quando i primi uomini giunsero sul pianeta e si resero conto che non era così non potevano di certo permettersi che tutto andasse all'aria. Troppi interessi e poteri in gioco e questo spiegherebbe perché a noi scienziati fosse assolutamente vietato uscire dalla base. Ma allora perché volere anche la nostra morte?? Che senso aveva? Presto saremo ritornati a casa e nessuno avrebbe mai saputo! Ma anche questi miei interrogativi avrebbero presto avuto risposta.
Infatti, purtroppo, non mi accorgo che nel frattempo siamo stati raggiunti da alcuni uomini della base e con loro c'è lui, il mio superiore. Ci sparano ma fortunatamente riusciamo a trovare un riparo momentaneo ma ormai siamo in trappola. Allora gli chiedo perché volere la morte degli scienziati. Lui con fare tranquillo di quello che ormai ha la vittoria in pugno mi dice che aveva manomesso i dati e che non è vero che il giacimento è esaurito. Ma quello rimanente avrebbe avuto altri proprietari tra cui anche lui. Ma la manomissione era facilmente smascherabile una volta giunti a casa e, cosa più grave, uno degli scienziati (non sapeva chi) aveva capito qualcosa. Così per mettere a tacere tutto ed agire tranquillamente doveva inscenare un guasto alla base in modo che la manomissione non potesse essere più scoperta e far passare la morte degli scienziati come un tragico incidente. Dopo di che ci accerchiano... Fine.

Secondo voi cosa può significare fare sogni da sembrare reali ma con una coscienza e un corpo diverso??
Ho fatto altri sogni in cui ero un'altra persona ma non ricordo di averne fatti così lunghi e intensi e soprattutto lineari (i miei sogni sono quasi sempre strambi [SM=g27828] ).
[Modificato da rosablu.1 05/03/2016 22:16]
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